Alien: Romulus – Ritorno alle origini

Alien: Romulus è il nuovo film dell’Alienverse, nelle sale italiane dal 14 Agosto, diretto dal regista uruguayano Fede Álvarez (La casa, 2013 e Man in the dark, 2016). Lo abbiamo visto in Sala Energia all’Arcadia di Melzo e ve ne parliamo SENZA SPOILER per non togliervi il piacere della scoperta.

L’articolo parlerà, tra le altre cose, del super predatore più pericoloso del cinema, quindi ci saranno immagini forti che potrebbero urtare la sensibilità di qualcuno. Dopo le doverose premesse, allacciamo le cinture e decolliamo a bordo della Corbelan IV.

 

Saga Alien

 

Dove si colloca Alien: Romulus?

Il settimo film della saga è un midquel che si colloca tra Alien di Ridley Scott del 1979 e Aliens – Scontro finale di James Cameron del 1986. In questo lasso di tempo il tenente Ellen Ripley (Sigourney Weaver) vaga nello spazio profondo in stato di ipersonno, dopo aver sconfitto lo xenomorfo che si era infiltrato nel rimorchiatore commerciale Nostromo. Si scoprirà che dietro l’incidente c’era la multinazionale Wayland-Yutani, il cui obiettivo era quello di portare sulla Terra forme di vita aliene dal potenziale distruttivo, per studiarle e poterle usare a proprio vantaggio.

L’azienda si servirà dell’androide Ash (Ian Holm) che cercherà di uccidere Ripley pur di portare a termine l’incarico. Sorge spontanea una domanda: come faceva l’azienda a sapere dell’esistenza degli xenomorfi? Questo ci è spiegato nei prequel Prometheus (2012) e Alien: Covenant (2017), che rappresentano il ritorno al franchise di Scott. Nelle pellicole, infatti, gli equipaggi delle navicelle scientifiche esplorative erano entrati in contatto con due versioni primordiali del letale alieno: il diacono e il neomorfo.

 

Saga Alien
Alien: Covenant

 

La sinossi

Un gruppo di giovani coloni si trova a bordo del modulo orbitale Romulus, per recuperare delle criocapsule e raggiungere il pianeta Yvaga III, alla ricerca di una vita migliore. La stazione a cui appartiene il modulo è danneggiata e sembra abbandonata da molto tempo, ma presto i ragazzi si troveranno faccia a faccia con la più terrificante forma di vita aliena mai concepita: uno xenomorfo che si muove nell’ombra, seminando il panico tra i sopravvissuti e mutando in base all’ambiente circostante.

Mentre la minaccia si diffonde, i ragazzi devono trovare un modo per sopravvivere e fuggire dalla stazione che diventa una vera e propria prigione su cui aleggia il sentore della morte. La loro speranza di salvezza si scontrerà con la determinazione aliena di annientarli tutti uno a uno.

Saga Alien
Alien: Romulus

 

Il cast

Il regista ha deciso di affidarsi ad attori giovani ed evitare star di Hollywood che potessero offuscarli, come racconta ai microfoni di GQ: “Credo che vedere morire un personaggio nel fiore degli anni colpisca molto gli spettatori [···] E poi mi piace dare vita a personaggi giovani. Fino ai 25 anni si vive un momento speciale, di vera scoperta del mondo [···]”.

Cailee Spaeny, giovane attrice americana reduce da Civil War (Alex Garldand, 2024), interpreta la protagonista Rain Carradine e, nonostante dovesse fare i conti con l’eredità lasciata dall’immensa Sigourney Weaver, ha gestito bene la parte di chi deve affrontare gli orrori dello spazio dove nessuno può sentirti urlare; Isabela Merced, nota per il suo ruolo in Dora e la città perduta d’oro (James Bobin, 2019), interpreta il membro dell’equipaggio Kay, incinta e fondamentale per il terzo atto della pellicola.

 

Alien: Romulus
Cailee Spaeny

 

David Jonsson è Andy, un androide molto umano e pervaso da buoni sentimenti che sarà al centro di un upgrade che cambierà le sorti della missione. L’attore, già visto nella serie tv Industry (Mickey Down – Konrad Kay, 2020), è stato bravissimo nel caratterizzare il suo personaggio con la mimica facciale e le espressioni del viso, soprattutto nel passaggio dal sistema operativo iniziale a quello avanzato.

Archie Renaux, l’attore britannico visto in Sandman (Neil Gaiman – David S. Goyer, 2022), qui si trova a rivestire il ruolo di Tyler, fratello di Kay ed ex-ragazzo della protagonista, l’unico in grado di empatizzare con l’androide; completano il cast Spike Fearn e Aileen Wu, che interpretano due membri dell’equipaggio con personalità molto forti seppur diverse: Bjorn è il fratello impulsivo e sprovveduto di Kay, Navarro è la pilota della Corbelan IV, l’astronave su cui viaggiano i protagonisti.

 

Alien: Romulus
David Jonsson

 

La recensione

Alien: Romulus è un film diviso in tre atti che inizia con la doverosa introduzione dei protagonisti, prosegue con un avvincente svolgimento e termina con un particolare plot twist finale che ha diviso la critica, ma che tornerà utile per eventuali sequel. Il ritmo, soprattutto quello del secondo atto, è tanto serrato da non far sentire le quasi due ore di durata e la leggera mancanza di originalità del plot, che aggiunge poco rispetto a quanto abbiamo già visto in precedenza.

 

Alien la saga
Il Facehugger

 

Non è un film perfetto perché presenta alcune forzature necessarie a collegarlo al primo capitolo della saga e fare del fanservice tutt’altro che smaccato per cui sarebbe bene, prima di andare nelle sale, fare un rewatch almeno di Alien, Prometheus e Alien: Covenant.

Sicuramente più importanti, per un film che porta sulle spalle i nomi di un regista e di un brand storici, sono i punti di forza: fotografia e sonoro che aumentano il senso di claustrofobia che vivono i protagonisti, scenografia accurata fin nei dettagli che omaggia, non solo le pellicole, ma anche videogiochi derivati dalla saga come Alien: Isolation, pubblicato da SEGA nel 2014.

 

Alien la saga
Alien: Isolation

 

Dalla parte del regista

Álvarez ha parlato a lungo della saga con i registi che vi ci sono cimentati perché non voleva deludere le attese del pubblico. Ha infatti pensato bene di rifarsi alle atmosfere del film del 1979, in modo da calare lo spettatore nell’ambientazione che lo caratterizzava e farlo sentire a casa; questo prima di presentare il suo xenomorfo che, nonostante tutto, ha un’estetica molto vicina all’originale, differendo per la maggiore adattabilità all’ambiente e la presenza di più denti per trasmettere il terrore che un predatore feroce come lui potesse innescare.

Visto il background del regista, temevamo avesse trasformato Alien: Romulus in un horror dei giorni nostri, uno di quelli in cui si spaventa facilmente il pubblico con jumpscare o che risentisse della mancanza di idee che, purtroppo, riguarda tante delle produzioni odierne.

 

Alien saga
Lo Xenomorfo

 

Oggi è molto difficile creare qualcosa di sorprendente e originale perché tanto è stato già detto e fatto. Inoltre, viviamo del riflesso di una cultura ormai datata che ci ha formato e a cui abbiamo legato ricordi e passioni. Quindi, guardiamo al nuovo sempre con sospetto.

Sui mezzi a cui ricorre la maggior parte degli horror, ovvero “lo spavento facile”, sarebbe necessario ricordare che lo spavento è una reazione fisiologica a un dato evento improvviso; la paura è un’emozione più radicata che si insinua nella mente, affiora sulla pelle e va generata nel tempo. In questo Alien: Romulus non ha fallito, perché riesce a costruire la tensione progressivamente e, in più di un’occasione, lascia con il fiato sospeso.

 

Alien la saga
Isabela Merced

 

I riferimenti alla saga

Alien: Romulus si conferma un buon rilancio di una delle saghe horror sci-fi più famose della storia del cinema, perché è in grado di attingere dalle pellicole precedenti e adattarle ai giorni nostri. Infatti, oltre ai riferimenti diretti ad Alien, gli spettatori attenti troveranno gli elementi caratteristici di ognuna delle sei pellicole precedenti.

Da Aliens – Scontro finale riprende le scene claustrofobiche girate nei cunicoli della navicella e la stereotipia del gruppo protagonista: se nel film di Cameron ognuno dei marine aveva una sua peculiarità, allo stesso modo in Romulus abbiamo il saggio, il bullo, la pilota anticonformista. Álvarez addirittura lo omaggia direttamente con la scena in cui Tyler insegna a Rain come usare la mitragliatrice M41A, esattamente come Hicks faceva con Ripley.

 

Alien la saga
L’omaggio al film di Cameron

 

Da Alien 3, il film che sta a David Fincher come Dune sta a David Lynch, viene ripresa un sequenza in cui Bishop avanza in un condotto proprio come farà l’androide Andy, mentre per Alien – La clonazione il discorso è diverso: apparentemente ci sarebbe un grande riferimento al film, smentito poi dal regista stesso che spiega come, in realtà, si siano ripresi piuttosto i film prequel per parlare degli effetti del misterioso fluido nero.

” [···] mi sono concentrato solo sulla mitologia stabilita da Prometheus e Alien: Covenant, che esplorano i mattoni genetici di umani e alieni. Speravo che la gente cogliesse tutta la parte dell’Ingegnere, la melma nera è la radice di tutta la vita, e in particolare degli xenomorfi. Quindi abbiamo pensato, se influenza il DNA umano, e gli Ingegneri provenivano chiaramente da quella stessa radice, aveva perfettamente senso per me che la prole di un umano e di uno xenomorfo dovesse avere quell’aspetto. Probabilmente è una nuova specie, perché quel mix non si era mai verificato prima“.

 

Alien la saga
Alien – La clonazione

 

Il futuro di Alien

Il padre di Alien, Ridley Scott, ha prodotto e supervisionato il film, dicendo scherzosamente ad Álvarez “don’t fuck up“, cioè non fare cazzate, e l’uruguayano non ne ha fatte. Alien: Romulus è un buon film che può appassionare i fan della vecchia guardia e avvicinare i più giovani a scoprire la saga e approfondire la storia degli xenomorfi.

Ad oggi, il film è in testa alla classifica dei film più visti (Rotten Tomatoes ha stimato un buon 80% di critiche positive) e i presupposti per salire nella classifica dei migliori Alien della saga, stando alle critiche, ci sono tutti. Seguiranno ovviamente altri film e a noi non resta che aspettare e sperare in una nuova era per gli xenomorfi.

 

Alien saga