Superman, Batman, Wonder Woman: gli Espressionisti della DC Comics

Con Superman, Batman e Wonder Woman, la DC Comics rielabora tre capisaldi del cinema espressionista tedesco, adattandoli ai tre supereroi più amati dal pubblico. I tre volumi sono raccolti in un’unica trilogia dalla RW Lion nel 2017 e legati da continuità narrativa, a differenza dei film auto conclusivi e indipendenti l’uno dall’altro.

Scopriamo più da vicino le pellicole e i rispettivi fumetti per capirne pregi, difetti e curiosità.

 

Avviso: nell’articolo sono presenti spoiler. 

 

 

Copertina Superman Batman e Wonder Woman
La trilogia Espressionista

METROPOLIS (1927)

La trama

Metropolis è una fittizia città del 2026 dominata da un’élite dirigente, guidata da Joh Fredersen (Alfred Abel) che sfrutta gli operai costretti a lavorare nel sottosuolo. Un giorno, suo figlio Freder (Gustav Fröhlich), vede emergere dalle profondità della città un gruppo di bambini accompagnati da Maria (Brigitte Helm); incuriosito e affascinato dalla bellezza della donna, li seguirà fin giù e scoprirà l’orribile verità.

Assisterà a un’esplosione che mieterà molte vittime tra gli operai e parlerà con il padre per porre fine a tanta disumanità. Davanti alla sua reticenza, deciderà di scambiare la sua vita con quella di un operaio.

Nel frattempo, nelle tasche degli operai morti vengono ritrovate le mappe delle catacombe della città dove Maria predica ai lavoratori la venuta di un Mediatore che sarà in grado di abbattere le differenze tra le classi e unirle nell’uguaglianza. Tra loro, Freder camuffato con la sua nuova identità, rivela di essere il prescelto.

 

 

Scena film
Maria

 

 

Il cinico industriale, spaventato da una possibile ribellione, contatta il suo amico e scienziato Rotwang (Rudolf Klein – Rogge) che sta lavorando a un robot gigante a cui darà le sembianze di Maria, per seminare discordia tra gli operai. Il magnate non sa che lo scienziato medita vendetta nei suoi confronti per avergli sottratto, molti anni prima, l’amata. Lo scienziato programma il robot per aizzare gli operai alla rivolta; questi distruggono il generatore energetico, provocando un’inondazione che ucciderebbe i loro stessi figli.

Sarà Maria a mettere in salvo quanti più bambini e portare i rivoltosi a catturare il robot e bruciarlo su un rogo. Sul finale, Rowang insegue Maria che viene salvata da Freder. Il giovane si riappacificherà con il padre e porterà la pace a Metropolis. 

 

 

Scena film
Metropolis

Il triste manifesto di un’epoca

Fritz Lang guarda al futuro rimanendo ancorato al suo Novecento. Metropolis è un film in cui si respira la piena industrializzazione con le sue geometrie e le sue linee spigolose, le macchine e i vapori. Ma la società che permea la città è tanto frenetica quanto dormiente nella dicotomia classe dirigente/classe operaia. Inevitabile l’arrivo di un prescelto che la indirizzi verso la via dell’uguaglianza e della solidarietà.

Il regista austriaco firma un capolavoro senza tempo che, purtroppo, divenne bandiera del Nazismo e film preferito di Goebbels e Adolf Hitler i quali, nella città di Metropolis, videro l’ordine e l’organizzazione del regime: l’élite governa, l’operaio lavora, in un sistema in cui ognuno svolge il proprio compito e si incasella come la tessera di un grande e perfetto puzzle.

La storia della Germania di quegli anni coinvolge anche la moglie del regista, Thea von Harbou, che lavorò con lui alla sceneggiatura. Nel 1933 Thea si iscrisse al Partito nazionalsocialista, nonostante il disappunto del marito. A causa delle divergenze ideologiche i due divorziarono e cominciarono le tensioni sul set, particolarmente evidenti nella scelta del finale di Metropolis. Lang avrebbe voluto che i due giovani innamorati fuggissero a bordo di un razzo mentre la città veniva distrutta per sempre; Thea propugnava la battaglia tra cervello e mani mediata dal cuore, quindi aveva pensato al finale che oggi conclude Metropolis: Freder media tra le fazioni in lotta e porta amore, pace e armonia.

 

 

Scena di repertorio
Fritz Lang

Superman’s Metropolis (1996)

Storia di Roy Thomas e dei fratelli Randy e Jean Marc Lofficier, illustrata da Ted McKeever.

Superman è il protagonista di Metropolis e mai adattamento fu più calzante, dal momento che la città di Metropolis è la patria putativa dell’Uomo d’Acciaio. Il fumetto prende avvio dall’incalzante industrializzazione che aumenta il divario tra la classe operaia e quella dirigenziale che, per aumentare la produttività, introduce la meccanizzazione del lavoro. La macchina, il Moloch, si sostituisce all’uomo, fagocitandolo e nutrendosi della sua energia.

Dietro alla trasformazione di Metropolis in città alienata e incentrata sulla produzione massificata, c’è l’azione malvagia di Lutor, unico sopravvissuto alla fuliggine e al fumo che negli anni hanno ingrigito Metropolis. Toccherà a una creatura buona proveniente da un altro pianeta, colui il cui cuore medierà tra il cervello e i muscoli, riscattare l’uomo e riportare l’ordine. Questo è Clarc Kent-son è il figlio di Jon Kent, l’Architetto della città arricchitosi sulle spalle della sua gente.

 

 

Copertina fumetto
Superman

 

 

Dopo aver conosciuto Lois Lane, un’insegnante dei sotterranei, viene a sapere delle condizioni in cui versano i cittadini e implora, invano, il padre di fermare tanto sfruttamento. In realtà, Jon è vittima della manipolazione dello scienziato Lutor, amico di lunga data e innamorato di Marta, un tempo moglie del magnate: rifiutato dalla donna, la uccise e si impossessò della mente di Jon, iniziandolo a controllare per prendere possesso della città.  

Nel frattempo, Clarc scopre di esser stato trovato in fasce in una capsula proveniente da un pianeta alieno e che Lutor gli cancellò la memoria, trasformandolo in un burattino da controllare, al pari del padre e di tutti gli abitanti di Metropolis. Lo scienziato, una volta aver identificato Lois come possibile minaccia all’ordine sociale da lui imposto, la rapirà e costruirà un robot a sua immagine e somiglianza, Futura.

Scoperta le verità sulle sue origini, Clarc il SuperUomo distruggerà il robot sciogliendolo nel metallo incandescente e svelerà la natura di Lutor, un umanoide con una pietra verde incastonata al posto del cuore. Dopo aver visto morire il padre sacrificatosi per il figlio e aver ucciso il nemico, Clark e Lois potranno governare la città nel nome dell’unione.

 

 

Pagine fumetto
Superman’s Metropolis

NOSFERATU IL VAMPIRO (1922)

La trama

La pellicola è ambientata tra la Germania e la Transilvania, nel 1838. Thomas Hutter (Gustav von Wangenheim) è un giovane agente immobiliare che si occupa dell’acquisto di una casa in paese per conto del Conte Orlok (Max Schreck) e si reca fino ai Carpazi per concludere l’affare.

Avvicinandosi alla destinazione, Hutter conosce le superstizioni locali e viene a sapere che il castello dove dimora il Conte è posseduto da forze oscure. Particolarmente inquietante è la storia del vampiro Nosferatu che si nutre di sangue umano e dorme in bare piene di terra contaminata dalla peste nera.

Giunto al castello, Hutter si rende conto che Orlok incarna le caratteristiche del vampiro e, dopo notti angoscianti, finisce rinchiuso in una stanza da cui vede partire un carico di bare piene di terra diretto a Wisborg. In una di quelle riposa il Conte che, prima di partire, aveva scagliato una maledizione su Hutter; quest’ultimo, riuscito a evadere dal castello, raggiungerà il paese natale in Germania.

 

Il vampiro

 

 

Nel frattempo, la sua salute si indebolirà sempre più a causa della maledizione della creatura, i sogni della moglie Ellen (Greta Schroder) si faranno tormentati e il suo principale, che lo aveva inviato in Transilvania soggiogato dal Conte, sarà rinchiuso in manicomio.

Dopo un lungo viaggio in mare, Nosferatu approda a Wisborg e si stabilisce di fronte alla casa di Hutter da cui può osservare indisturbato la giovane Ellen. Assieme a lui, nella cittadina giunge un’epidemia di peste che miete molte vittime. La popolazione, in preda alla follia e alla ricerca di un capro espiatorio, si rivolta contro Knock (Alexander Granach), il datore di lavoro di Hutter, nel frattempo evaso e accusato di essere un untore.

Ellen scoprirà che l’unico modo per uccidere il Conte, porre fine all’epidemia e salvare la vita di Hutter è esporlo alla luce diretta del sole, quindi si sacrificherà facendosi dissanguare fino all’alba.

 

 

Scena dal film

Il primo film horror

Girato da Friedrich Wilhelm Murnau, Nosferatu il vampiro può essere considerato il primo horror della storia del cinema nonché primo adattamento del romanzo Dracula di Bram Stoker. La vicenda editoriale che interessò la pellicola è molto particolare perché Florence Stoker, la moglie dello scrittore, non concesse al regista i diritti sul romanzo. Nonostante ciò, Murnau girò ugualmente il suo film apportando alcune modifiche: cambiò il nome del conte da Dracula a Orlok, omise il personaggio del dottor Abraham Van Helsing e scelse come ambientazione la tranquilla cittadina di Wisborg.

Quando gli eredi Stoker si accorsero del misfatto, denunciarono Murnau che fu costretto a distruggere tutte le copie del film tranne una che, previdente, nascose per bene ed è per questo che possiamo godere di questo caposaldo del genere horror. Sul film del non spirato aleggiano strane leggende che alimentano l’inquietudine già forte che lo caratterizza: Murnau scelse Max Schreck – il cui nome può essere tradotto con Massimo Terrore – perché pare fosse un vero vampiro che non aveva bisogno di ricorrere al trucco sul set e, tra un ciak e l’altro, spariva per poi farsi trovare in angoli bui in silenzio a osservare i lavori; secondo un’altra leggenda Schreck sarebbe stato solo una copertura e nei panni del Conte Orlok vi era lo stesso Murnau.

Che siano vere o no, queste voci aggiungono tensione a un film che ancora oggi spaventa, grazie anche all’uso sapiente della fotografia (nel contrasto tra tenebre e luce) e delle immagini, mostrando quanto il male strisci nel mondo animale e vegetale e possa insinuarsi ovunque indisturbato.

 

 

Foto di repertorio
Murnau

Batman: Nosferatu (1999)

Storia dei fratelli Randy e Jean Marc Lofficier, illustrata da Ted McKeever.

Morto Lutor, Clarc e Lois possono governare la città secondo un’impostazione illuminata e farla progredire. Solo una stretta cerchia di uomini rigetta il nuovo governo e gravita attorno al dottor Arkham, direttore di un manicomio dove si tengono sedute psicomantiche per i vecchi depravati di Metropolis. Tra i pazienti spicca l’Uomo che ride, un automa creato anzitempo da Lutor, vecchio paziente del dottor Arkham. 

A vigilare sulla città, due discendenti dorati di Metropolis: Bruss Wayne-son e il laureando in legge Dirk Gray-son, aiutati dal detective Eschevin Gord-son, incaricato di chiudere il manicomio. Quando quest’ultimo e Dirk saranno uccisi, Bruss e Barbera, figlia del detective, uniranno le forze per sconfiggere la criminalità infiltrata a Metropolis. Scopriranno che a capo di tutto siede il Cancelliere Hender-son, in combutta con Arkham per manipolare l’aristocrazia della città in suo favore.

 

 

Copertina Batman
Batman: Nosferatu

 

Durante l’evasione dei detenuti dal manicomio, Bruss sarà catturato e trasformato in qualcosa di mostruoso: un angelo che non proviene dal cielo, ma dall’ossigeno, il Nosferatu; il suo nome rintocca come la mezzanotte e i suoi occhi emanano uno odio senza fondo. Uccisi i suoi principali nemici, diventa il Maestro dei detenuti del carcere, incaricato di catturare l’ombra per porla sotto il suo controllo.

Per fermarlo sarà necessario l’intervento del superuomo Clarc che darà luogo a uno scontro tra luce e buio senza precedenti. Il finale della storia è emblematico perché dal conflitto non esce nessun vincitore; l’oscurità definisce la luce e una non può sopravvivere senza l’altra. L’unica soluzione possibile è stabilire una tregua tra le parti e lasciare Nosferatu a capo del carcere per assolvere al suo compito.

 

 

Pagine fumetto
Batman Nosferatu

L’ANGELO AZZURRO (1930)

La trama

Immanuel Rath (Emil Jannings), professore di ginnasio in una piccola località tedesca, è un uomo ordinario e deriso dai suoi alunni che lo chiamano Professor Unrat (“professor sporcizia”). Un giorno a lezione sequestra ai ragazzi delle cartoline scandalose che ritraggono Lola Lola (Marlene Dietrich), un’attrice che si esibisce nel locale Der Blaue Engel.

Spinto dalla voglia di conoscere la donna e sorprendere gli alunni per punirli, si reca al locale dove assiste a un suo spettacolo e i due finiscono col passare la notte assieme. La notizia si diffonde tra i suoi studenti e i suoi colleghi, nell’ambiente scolastico prendono a ridicolizzarlo ancora di più e richiamarlo, fino a che, licenziatosi, non sposerà la giovane Lola e comincerà a seguirla nelle sue tournée.

 

 

Film 1930
Lola e Immanuel

 

 

Questo tipo di vita non fa per Immanuel che vorrebbe tornare indietro e recuperare le sue vecchie abitudini, ma non riesce a trovare il coraggio di lasciare la moglie. La situazione peggiora quando si trova davanti a serie difficoltà economiche che lo costringeranno a unirsi alla compagnia di attori, ricoprendo il ruolo del clown. Durante una tappa nella sua città natale, nel locale in cui tutto era cominciato, subirà l’umiliazione più grande della sua vita, esibendosi davanti ai suoi concittadini come professore-pagliaccio.

Nel frattempo, mentre lui si esponeva al pubblico ludibrio, Lola si era appartata con uno della compagnia e, scoperta da Immanuel, rischierà di essere strangolata dal marito geloso e su tutte le furie. Il professore sarà rinchiuso in una camicia di forza e, dopo essersi liberato, tornerà nella sua vecchia scuola e morirà di esasperazione aggrappato alla cattedra della sua classe.

 

 

Scena film
L’Angelo Azzurro

Un classico d’altri tempi

Diretto da Josef von Sternberg, L’Angelo Azzurro è il primo film sonoro della cinematografia tedesca a portare alla ribalta Marlene Dietrich che, nonostante non fosse giovanissima e avesse girato un buon numero di film, non era riuscita a imporsi sulle scene. Inoltre, è girato nel momento in cui la Repubblica di Weimar sta per cedere a Hitler e la corrente espressionista sta sfumando lentamente.

Il film richiama la confusione dell’epoca e la mancanza di assolute certezze. Si apre con la profetica immagine di un uccellino morto in gabbia e gioca sul contrasto tra il rigido e austero Professor Rath e la lasciva e appariscente Lola che scardina ogni certezza e, alla maniera della femme fatale, trascina l’uomo verso l’oblio. La donna, al pari di un oggetto, è mostrata in tutta la sua sensualità con le gambe nude e la lingerie di pizzo, priva di spessore psicologico e spinta dai suoi istinti.

In questo, il film si distacca dal romanzo da cui è tratto, Il professor Unrat (L’angelo azzurro) scritto da Heinrich Mann (fratello di Thomas) nel 1905. Su carta, il protagonista è un tiranno che cova un odio profondo nei confronti del mondo, sullo schermo è un uomo anziano che compie azioni bizzarre e ridicole che lo rendono incline alla derisione.

“Che strano essere aveva davanti! Una via di mezzo tra un ragno e un gatto, con gli occhi da matto, col sudore che colava in gocce colorate da sopra gli occhi, e con la schiuma che gli usciva dai denti che battevano.”

Il personaggio di Immanuel diventa per certi versi l’alter ego di Sternberg, se si pensa al fatto che ebbe una relazione con Marlene Dietrich dal 1930 al 1935. Il ’35, annus horribilis, segnò la fine del sodalizio artistico-sentimentale tra i due e il ritiro dalle scene del regista, che decise di dedicarsi al collezionismo di ninnoli di arte moderna, seguendo quel particolare gusto del kitsch che lo aveva sempre caratterizzato.

 

 

Foto di repertorio
Sternberg

Wonder Woman: L’amazzone azzurra (2003)

Storia dei fratelli Randy e Jean Marc Lofficier, illustrata da Ted McKeever con al comparto cromatico Chris Chuckry.

Nella continuity narrativa, a Metropolis è tornato a splendere il sole e la città si tinge di colori, ma l’erba cattiva cresce anche in un giardino dorato. Lois Lane e Steve Trevor-son indagano sulla storia della città e dei loro fondatori Lutor, Jon e Paula von Gunther

Steve è schiavo dell’affascinante ballerina Diana che si esibisce in un locale malfamato e frequenta il Palazzo del Peccato del dottor Psykho, ultimo residuo dell’orda criminale di Lutor che, tempo addietro, le aveva cancellato ogni ricordo della sua vita passata. Nel frattempo, a Metropolis arriva una creatura di nome Cheetah che cerca la donna e, aiutata da Nosferatu, la troverà.

 

 

L'Amazzone azzurra
Wonder Woman

 

Steve e Lois, procedendo con le indagini, scoprono che Lutor, Jon e Paula fondarono Metropolis su una specie di Marte terraformato dopo che la Terra fu distrutta dall’inquinamento, ma la biologa von Gunther abbandonò il progetto per creare la sua città Paradiso e servirsi della scienza per dar vita a una razza di Amazzoni di cui Diana è capo e suo clone perfetto. Necessitando di materiale genetico, la dottoressa mandò Diana giù a Metropolis, ma questa fu catturata da Lutor che le cancellò la memoria.

Cheetah il ghepardo proviene dalla città Paradiso dove guidò la ribellione delle Amazzoni e ha bisogno di Diana per salvarle; stringe quindi un patto con il dotto Psykho che gliela consegnerà solo dopo che lei avrà ucciso il SuperUomo. Per provocare Diana, il dottore cercherà di uccidere Steve e questo basterà a risvegliare in lei l’amore cancellato da Lutor e farla tornare la Wonder Woman dimenticata. Infuria la battaglia alla fine della quale le forze del bene sconfiggeranno il male e riuniranno Metropolis alla città Paradiso e al sottosuolo.

 

 

Pagine fumetto
Wonder Woman: The Blue Amazon

Rivisitazioni da meta-fumetto

Un adattamento del genere era possibile soltanto con i personaggi della DC Comics perché si prestano maggiormente ad atmosfere cupe e profondamente intimiste. Si pensi a Superman dalla parte degli umili sempre, o Batman il Cavaliere Oscuro per antonomasia che si aggira nella notte come un vampiro, e Wonder Woman, amazzone dalla forte carica erotica.

Che si parli di fumetto o graphic novel, un appassionato di cinema non può esimersi dal leggere questi albi che si adattano perfettamente ai film ai quali si ispirano. Ovvio ci siano delle differenze e delle integrazioni, ma se non ci si può aspettare fedeltà assoluta nel passaggio da carta a pellicola, inutile pretendere anche il contrario.

E poi, si sa  …l’originalità di uno sceneggiatore sta nel rivisitare con le proprie chiavi di lettura il prodotto originale e Lofficier & co. hanno svolto un lavoro esemplare che supera il genere fumettistico e approda a quello letterario.