Se dovessi scommettere su chi saranno i comici italiani che avranno maggiore successo nei prossimi anni farei tre nomi: Valerio Lundini, Michela Giraud ed Edoardo Ferrario. Quando parlo di next-gen, rubando il termine agli appassionati di gaming, lo faccio perché anche la comicità sta cambiando e si adatta ai tempi, alle tecnologie e ai nuovi stili di vita. Non a caso questi tre autori ed interpreti hanno un grande successo soprattutto sul web, e nonostante facciano spesso capolino nei media classici (TV e radio) non potranno mai fare a meno del loro pubblico web, quantomeno per non perdersi per strada i fan della prima ora.
Ma come posso convincervi a scommettere assieme a me su Lundini, Giraud e Ferrario? Come in tutti gli azzardi servirà una buona dose di studio del contesto e una buona dose di fortuna sfacciata nel fare previsioni avventate. Non si vince niente, non si perde niente, al massimo rileggeremo tra qualche anno questo articolo e diremo: “Ma chi diavolo erano quei tre?”.
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ToggleCos’è la next-gen dei comici italiani?
Approfondiamo insieme questo concetto di “next-gen dei comici italiani” (dovesse diffondersi potrei dire di aver inventato qualcosa e dato un senso alle mie velleità da blogger). La comicità italiana negli ultimi anni non ha goduto di ottima salute, e i motivi sono tanti e quasi antropologici, da citare in ordine sparso e senza logica. I programmi TV “contenitore” in cui si esibivano i comici hanno abbassato sempre di più l’asticella ospitando sketch stereotipati, basici e poco innovativi. Al cinema i film comici hanno seguito l’andazzo di cui sopra; i teatri, luoghi in cui andare a vedere spettacoli strutturati e di maggior valore, si sono lentamente trasformati in luoghi da baby boomer e nel frattempo i ragazzini si affezionavano sempre di più al web. I tempi d’oro della satira di Guzzanti, del cinema di Benigni e Troisi, della comicità freschissima dei programmi della Gialappas Band (Aldo Giovanni e Giacomo, Antonio Albanese, Fabio De Luigi e tantissimi altri) sono finiti da un pezzo.
YouTube ha fatto capire alle giovani generazioni che nel resto del mondo (quello anglosassone soprattutto) la comicità è qualcosa di diverso dai cinepanettoni e da Made in Sud: sono arrivati gli spettacoli sottotitolati di stand-up comedy, le gag del Saturday Night Live e i video amatoriali girati nei piccoli club americani e inglesi. Ricordo addirittura gli sketch dei Monty Python circolare su Messenger, grazie a qualcuno che li aveva caricati su YouTube.
In tutto questo anche un certo underground italiano non stava con le mani in mano, e uscivano fuori cose come la serie TV Boris, la trilogia Smetto quando voglio, e si moltiplicavano i club in cui veniva ospitata la stand-up comedy. Poi non dimentichiamo comici come Giorgio Montanini, Filippo Giardina e Saverio Raimondo, che hanno contribuito a seminare il giardino della nuova satira/comicità italiana portandola prima nei club e nei teatri, e infine anche in sporadici interventi televisivi.
E oggi? Che succede? Dov’è Bugo? Ci restano solo i “memes” come direbbe qualcuno?
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Valerio Lundini: i meme, il nonsense, la TV, i Vazzanikki e Instagram
Valerio Lundini è stato un fulmine a ciel sereno nel palinsesto Rai, ma anche nell’algoritmo di YouTube e degli altri social che lo hanno iniziato a rilanciare in maniera insistente a tutti gli appassionati di comicità. Partito dal mondo della musica grazie alla sua band – i Vazzanikki, con cui interpreta anche brani comici e surreali – ha iniziato a lavorare come autore per varie trasmissioni radiofoniche e televisive della Rai. Nel frattempo gettava le basi della sua comicità anche su Instagram, dove produceva e produce ancora delle stories divertentissime. Ha collaborato con Lillo e Greg, Nino Frassica, i The Pills, Edoardo Ferrario, ma il suo talento sta emergendo fortemente con la sua trasmissione di Rai 2: Una pezza di Lundini.
La trasmissione è un insieme confuso di sketch paradossali che ironizzano praticamente su qualsiasi cosa, dalla politica alla religione, dal mondo del lavoro allo scontro generazionale. Gli ospiti poi si rivelano dei veri e propri talenti inaspettati di nonsense, vittime della stranezza di Valerio, e dei suoi “memes”. Una perla di programma TV che vive due vite parallele: il passaggio televisivo in seconda serata (nascosto in piena vista al pubblico generalista) e la condivisione degli sketch sui social, dove si rafforza un pubblico sempre più affezionato di fan che non accendono la televisione neanche per sbaglio.
Michela Giraud: Educazione Cinica, CCN, Amazon Prime Video
Potrei fare una battuta sulle quote rosa per introdurre la fantastica Michela Giraud, ma eviterò, anche perché siamo davanti a un talento indiscusso e senza pari come non se ne vedevano da anni, né tra le “signorine” né tra i maschietti. Apparsa agli utenti dei social per la prima volta grazie a una serie di video intitolati “Educazione Cinica“, ha dato libero sfogo alla brutalità nei confronti del mondo della famiglia, della scuola, delle amicizie, gettando nuova luce sui comportamenti più bassi della nostra generazione… e sono tanti. Condiscono il tutto una giusta e catartica dose di turpiloquio, uno sguardo non banale e stereotipato sugli usi e i costumi dei 30/40enni, e una comicità basata sulla dirompenza, quasi aggressiva, ma tanto liberatoria.
Dal web e dai teatri, dove la Giraud si è esibita ai suoi inizi, la strada della TV la porta prima su Comedy Central con i suoi pezzi di stand-up comedy, alla partecipazione in vari programmi anche in Rai tra i quali una partecipazione al programma di Fiorello “Viva RaiPlay”. Siccome il web sembra una costante nella carriera di Michela, nasce anche una collaborazione con Amazon Prime Video per celebrare la serie “La fantastica signorina Maisel“, che parla proprio di una stand-up comedian americana degli anni ’60. La consacrazione con un suo programma TV, neanche a dirlo super condiviso sui social, arriva sempre grazie a Comedy Central che le affida CCN, un late show divertentissimo in cui la comica romana può sfogare tutti i suoi talenti.
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Edoardo Ferrario: Esami, Netflix e RaiPlay, Paese Reale
Apparso come una meteora in una trasmissione di La7 nel 2012, Edoardo Ferrario avrebbe potuto anche finire la sua esperienza comica con la sua parodia ai danni dei giornalisti televisivi italiani. Anche perché la trasmissione in questione, condotta da Sabina Guzzanti, non fu riconfermata, ma gli sketch del giovane comico ebbero grande successo online con centinaia di migliaia di views. La strada del web era evidentemente quella giusta, e così tra uno spettacolo di stand-up e una piccola collaborazione televisiva o radiofonica, Edoardo Ferrario crea quella che è ancora oggi una piccola perla della comicità online: la webserie comica “Esami”, ambientata tra gli studenti e i professori di un’università italiana. La serie affronta con cinica ironia, ma anche con uno sguardo affettuoso, le tipiche follie del contesto universitario, tra disagi burocratici, didattici e umani, che rendono ogni personaggio iconico e memorabile.
Il successo di questa serie web, dei suoi spettacoli di stand-up comedy e della sua partecipazione a Quelli che il calcio, lo portano ad ottenere il primo spazio per un comico italiano nel catalogo di Netflix, che propone uno spettacolo ai suoi abbonati. “Temi caldi” però è solo il primo dei suoi show a essere caricato su una piattaforma streaming, perché anche RaiPlay dopo qualche tempo ne pubblica un secondo, dal titolo “Diamoci un tono“. Proprio sulla piattaforma del servizio pubblico nasce un progetto molto interessante – quasi in contemporanea con il programma di Valerio Lundini – che si intitola “Paese Reale“, un programma in cui Ferrario fa la parodia dei programmi di approfondimento politico italiani prendendo in giro, anche questa volta, l’intera società italiana alle prese con il cambiamento tecnologico, sociale e politico degli ultimi anni.
In conclusione (digitale)
Tre comici molto diversi tra loro per stile e temi, accomunati dall’appartenenza alla stessa generazione di millennial, più affezionata al web che ai media tradizionali, e più abituata al concetto di “multipiattaforma” (che poi significa ritrovare i propri artisti preferiti su tutti i dispositivi a disposizione, dalla tv, allo smartphone, ad Alexa, al frigorifero se necessario). Tutta questa tecnologia però non cambia minimamente il valore dei contenuti che questi artisti ci portano, li rende solo più facili da reperire, e anzi li mette in competizione con comici provenienti da tutto il mondo e da tutte le epoche, rendendoli ancora più bravi in quello che fanno.