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Cannon Films: Top 5 film d’azione

Cannon Films

Nel 1967 nasce negli Stati Uniti la Cannon Films, una piccola compagnia indipendente in grado di produrre alcuni film di notevole successo come “La guerra del cittadino Joe”. Dopo circa un decennio però una serie di flop commerciali trascina la società in una grave crisi economica. Così nel 1979 viene venduta ai cugini israeliani Menahem Golan e Yoram Globus, attivi da diversi anni nell’industria cinematografica. I nuovi proprietari diedero una svolta al destino della società, basando il loro business su produzioni low-budget e realizzate in tempi rapidi.

 

Yoram Globus e Menahem Golam
Yoram Globus e Menahem Golan

 

Durante gli anni ’80 la Cannon visse un periodo straordinario diventando una delle società cinematografiche più importanti d’America. Anno dopo anno, i film prodotti aumentavano sempre di più, arrivando nel 1986 alla cifra record di ben 43 pellicole. Un catalogo che comprendeva opere di tutti i generi e annoverava pellicole di grande appeal commerciale, come “Breakin’: un film sul nascente fenomeno della breakdance, in grado di incassare ben 39 milioni di dollari a fronte di un costo di produzione di 1,2 milioni.

Nell’intento di migliorare la propria immagine, la compagnia produsse anche diverse opere d’autore, collaborando con registi come John Cassavates, Jean-Luc Godard, Robert Altman. Una caratteristica importante di Golan e Globus era l’attenzione rivolta verso il mercato europeo. Per vari anni la Cannon è stata particolarmente presente al Festival di Cannes con diversi film in concorso.

Eppure a dare fama alla Cannon sono stati i film d’azione, titoli che hanno segnato l’immaginario action degli anni ’80. Fin dagli inizi Golan e Globus hanno puntato forte su questo genere, acquistando i diritti di vari franchise e attraendo alcune star di richiamo: tra queste figura Charles Bronson, che avviò una collaborazione particolarmente proficua prendendo parte ai sequel de “Il giustiziere della notte” e ad altri action-movie e thriller sulla stessa scia.

I leggendari anni della Cannon sono stati raccontati nel documentario “Electric Bogaloo”, inoltre sul sito I 400 Calci troverete una bella recensione scritta da veri cultori del cinema di menare. Noi invece vogliamo proporvi una classifica di quelli che riteniamo i film d’azione migliori prodotti da questa intraprendente compagnia. A voi la top 5 del meglio della Cannon Films.

 

5) Guerriero Americano

La locandina italiana del film “American ninja”

 

Joe Armstrong, soldato americano esperto di ninjutsu, viene mandato nelle Filippine a causa del suo comportamento ostile verso l’autorità. Durante una missione i militari vengono attaccati da un gruppo di guerrieri ninja capitanati dal temibile Ninja Nero, e la colpa dell’accaduto ricade su Joe. Intenzionato a scoprire la verità, il soldato dovrà fare luce sul suo misterioso passato. 

Uno dei filoni più prolifici della Cannon è stato quello dedicato ai ninja, iniziato nel 1981 con L’invincibile ninja in cui figurava Franco Nero come protagonista. Tra i vari film prodotti il più famoso di questo ciclo è stato Guerriero Americano (“American Ninja”), un titolo entrato nella leggenda. Inizialmente il protagonista doveva essere Chuck Norris, ma in seguito al suo rifiuto fu scelto Michael Dudikoff: il giovane attore è stato scelto tra centinaia, per il solo fatto di somigliare a James Dean (ma solo nell’aspetto!). Cosa ancora più incredibile è che non aveva nessuna esperienza nelle arti marziali, ma per i produttori evidentemente non era un problema.

Il film, girato interamente nelle Filippine, è diretto Sam Firstenberg, che nonostante i limiti tecnici e artistici della produzione ha svolto un buon lavoro. Chiaramente la trama è solo un pretesto per mettere in scena combattimenti tra ninja, ma le numerose sequenze d’azione consentono allo spettatore di non annoiarsi, dando al film un buon ritmo.

Guerriero Americano ha avuto un ottimo riscontro al botteghino, generando ben 4 sequel, uno peggiore dell’altro! Ciononostante il primo capitolo rimane un cult assoluto nel suo genere, e garantisce sano divertimento soprattutto se visto in compagnia.

4) Delta Force

 

 

Un aereo statunitense, partito da Atene e diretto negli USA, viene dirottato da un gruppo di terroristi palestinesi che prendono in ostaggio oltre 140 persone, tra passeggeri ed equipaggio. Per risolvere la delicata situazione vengono inviati Scott McCoy e Nick Alexander, due ufficiali del gruppo d’élite di forze speciali statunitensi Delta Force.

Chuck Norris l’uomo noto per avere una sola espressione facciale – ma in grado di sferrare i calci volanti più letali dell’universo – è stato uno dei volti del cinema d’azione degli anni ’80. Proprio con la Cannon ha girato alcuni dei suoi titoli più famosi, come Rombo di tuono, nato sulla scia di Rambo 2 – La vendetta.

Il film più ambizioso interpretato da Norris è senza dubbio Delta Force, la cui trama prende spunto dal dirottamento del volo americano Volo TWA 847 da parte di un gruppo di terroristi libanesi. Golam, che qui troviamo anche come regista investe più di nove milioni di dollari, una cifra altissima per gli standard Cannon. Il cast comprende nomi importanti come Lee Marvin nel ruolo di Nick Alexander, George Kennedy e Martin Balsam. La colonna sonora è composta da Alan Silvestri, fresco del grande successo di Ritorno al Futuro.

Il film si divide in due parti. La prima mostra la presa dell’aereo da parte dei terroristi e si sofferma sulle reazioni dei passeggeri: per quasi metà della sua durata l’azione latita concentrandosi sulla drammaticità dell’evento. Con l’entrata in azione della Delta Force, il film ingrana la quinta mettendo in scena una quantità industriale di esplosioni! L’esagerazione fa da padrona e arriva a toccare vette eccezionali come la celebre moto lanciarazzi guidata da McCoy.

 

3) Cobra

 

 

Marion “Cobra” Cobretti, membro della sezione d’élite Zombie Squad, è un poliziotto dai modi spicci e violenti spesso in contrasto con i superiori. La fotomodella Ingrid diventa testimone di un omicidio collegato alla setta chiamata Le belve della notte. Toccherà a Cobra proteggere la donna dalle minacce della setta.

Correva l’anno 1986 e Sylvester Stallone era una superstar del cinema d’azione, reduce dai trionfi di Rocky IV e del già menzionato Rambo 2 – La vendetta. La Cannon per aumentare il suo prestigio fa il colpo da 90, e mette sotto contratto il divo. Il primo film frutto della collaborazione, in co-produzione con la Warner Bros, è Cobra, tratto dal libro “Bersaglio facile” di Laura Gosling.

Stallone era stato scelto per essere il protagonista di Beverly Hills Cop, ma non contento del copione aveva riscritto personalmente diverse parti della sceneggiatura. Alla fine come sappiamo il ruolo andò a Eddie Murphy, ma Stallone riutilizzò molte delle sue idee nel film della Cannon.

Cobra è uno dei ruoli più famosi interpretati dall’attore, il quale fece di tutto per renderlo iconico: Cobretti è descritto con una cura maniacale che si estende al look – Ray-Ban, fiammifero in bocca e guanti neri sono entrati nell’immaginario action – e ai dialoghi, tra i quali figurano battute memorabili (“Tu sei il male, io sono la cura“); l’attore non si limitò a recitare la parte del protagonista, poiché spesso dava lui stesso le indicazioni al regista su come girare la scena, ricoprendo un ruolo cruciale nel processo creativo.

Nonostante i buoni risultati al boxoffice, Cobra è considerato un’opera minore nella carriera di Sly, ma questo non gli ha impedito di diventare uno dei titoli di maggior successo dell’home video. Tra l’altro il film originariamente doveva durare 2 ore e includere maggiore violenza, ma subì diversi tagli che portarono la durata finale a 84 minuti.

 

2) Senza esclusione di colpi

 

Il pilota militare americano Frank Dux parte per Hong Kong, nonostante la disapprovazione dei superiori, per partecipare ad un torneo clandestino di arti marziali, il Kumitè. Alla competizione partecipano i migliori lottatori del mondo, che si danno battaglia in una gara cruenta e senza esclusione di colpi! Nel frattempo due investigatori , Helmer e Rawlins, sono sulle tracce di Dux per arrestarlo.

L’idea di Bloodsport (titolo originale) nasce dai racconti del vero Frank Dux, un maestro di ninjutsu che afferma di aver partecipato realmente a un torneo segreto chiamato Kumitè, e di aver vinto. Col tempo molti hanno messo in dubbio le varie storie di Dux su questi combattimenti, bollandole come semplici invenzioni. Al regista e sceneggiatore Sheldon Lettich importava poco della veridicità dei fatti: intuì il potenziale della storia e ne scrisse un soggetto cinematografico.
Per il ruolo da protagonista fu scelto Jean-Claude Van Damme, che all’epoca era ancora un giovane attore in cerca della grande occasione. In questo film il karateka belga ebbe modo di esaltare le sue doti acrobatiche, dimostrando un’elasticità fuori dal comune. Il progetto però rimase bloccato per quasi due anni dopo la fine delle riprese – rischiando di non vedere mai la luce – perché i produttori erano insoddisfatti del risultato e non volevano farlo uscire. Alla fine lo stesso Van Damme, convinto della bontà della pellicola, rimontò personalmente le sequenze di combattimento e convinse la produzione a dare il via libera.
Pur con le sue pecche e ingenuità varie, tipiche delle produzioni Cannon, Senza esclusione di colpi è un grande film di combattimento. I vari lottatori presenti nel torneo (molti dei quali erano veri praticanti di arti marziali) garantiscono una varietà di stili e tecniche, che rendono gli incontri sempre elettrizzanti. Inoltre non molti sanno che la pellicola è stata una delle fonti d’ispirazione per la creazione del videogioco Mortal Kombat: gli sviluppatori del celebre picchiaduro hanno creato il personaggio di Johnny Cage, combattente storico della saga, proprio come omaggio a Van Damme.
Tutto questo, unito al trionfo commerciale nelle sale, ha trasformato Van Damme in una star dei film d’azione, e ha reso Senza esclusione di colpi uno dei film di culto dell’epoca.

 

1) A 30 secondi dalla fine

 

Nel carcere di massima sicurezza di Stonehaven, in Alaska, Oscar “Manny” Mannheimer ha appena scontato tre anni in cella di isolamento. Insieme a Buck McGeehy, condannato per stupro, riescono a fuggire attraverso le fogne. Sfidando il freddo e il gelo riescono ad arrivare alla ferrovia e a salire su un treno merci, senza sapere però che il macchinista è morto per un attacco cardiaco. Il treno viaggia ad alta velocità senza guida diventando una trappola mortale. Nel frattempo spinto dall’odio verso Manny, il direttore del carcere Ranken si mette sulle loro tracce per arrestarli.

Al primo posto non poteva che esserci A 30 secondi dalla fine, uno dei migliori film americani degli anni ’80. La pellicola nasce da una sceneggiatura firmata da Akira Kurosawa negli anni ’60, per un suo film mai realizzato. A prendere le redini del progetto anni dopo fu Andrej Končalovskij, regista russo qui al suo secondo lavoro americano, che realizzò un’opera formidabile.

A 30 secondi dalla fine è un thriller mozzafiato basato su un’idea semplice ma dannatamente efficace, in grado di garantire suspance costante per tutta la sua durata. Le splendide scenografie naturali dell’Alaska in particolare donano un’atmosfera peculiare aumentando la carica drammatica.

La pellicola può contare sulla grande interpretazione di Jon Voight nei panni del detenuto Manny, probabilmente l’apice della sua carriera. La sua performance gli valse una nomination agli Oscar e la vittoria del Golden Globe come miglior attore drammatico. Bene anche il resto nel cast con Eric Roberts nel ruolo di Buck e Rebecca De Mornay che dà il volto a Sara, operaia della ferrovia; ottimo anche John P. Ryan, interprete dello spietato Ranken.

ll finale è semplicemente epico, con l’accesa rivalità tra Manny e Ranken che trova la sua conclusione sulle note di Et in terra pax, tratta dal Gloria di Antonio Vivaldi. La pellicola termina con una citazione tratta dal Riccardo III di Shakespeare: “Dicono che anche la belva più feroce è in grado di provare pietà. Io non ne provo alcuna, quindi non sono una belva.

Insomma, parliamo di un’opera davvero notevole, che nonostante lo scarso successo nelle sale è stata apprezzata dalla critica e riscoperta dal pubblico.
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