Charles Dickens il papà del Natale

Con i rami d’agrifoglio, fa la lallallà la lallallà […] canta un coro di fanciulli, fa la la, la la la, lallallà, […] di Charles Dickens che inventa il Natale, fa la lallallà la lallallà.

Chi è Charles Dickens?

Almeno una volta nella vita avrete sicuramente sentito parlare di Dickens (leggendo suoi libri o vedendo film tratti dai suoi romanzi o proprio il film Dickens – L’uomo che inventò il Natale – un intreccio tra fantasia e realtà), un filantropo che si impegna attivamente per la salvaguardia dell’infanzia e dell’istruzione, fonda l’associazione benefica Urania Cottage, un aspirante attore, si esibisce per la regina Vittoria nel 1851 ed un editore attento promotore di scrittrici donne come Elizabeth Gaskell. Insomma, una vera e propria celebrità globale, la prima persona più famosa del mondo moderno nell’età Vittoriana (1837 – 1901).

Charles nasce a Portsmouth il 7 febbraio 1812, ottavo figlio di John Dickens, un impiegato della marina che sogna di diventare ricco, ed Elizabeth Barrow, che aspira a diventare insegnante e direttrice scolastica. I primi anni infantili Charles li trascorre nelle campagne del Kent, esplorando le rovine del castello di Rochester e leggendo avidamente libri come Robinson Crusoe e Le mille e una notte. Nel 1822 la famiglia Dickens si trasferisce a Camden Town, il quartiere più povero di Londra. John, abituato a spendere più di quanto guadagna, viene recluso nel carcere di Marshalsee per debiti nel 1824 assieme alla moglie e i quattro figli più piccoli.

È così che all’età di 12 anni Charles Dickens si trova a dover lasciare gli studi per lavorare in fabbrica. Si tratta di uno stabilimento che produce lucido da stivali, sulle sponde del Tamigi, in condizioni fatiscenti, infestato da topi per sei giorni alla settimana con un compenso misero di sei scellini etichettando bottiglie di “blacking” atte alle pulizie dei camini.

Horace Warner fotografa i bimbi poveri di Londra
Horace Warner fotografa i bimbi poveri di Londra

Durante il regno della regina Vittoria, Londra raggiunge dimensioni da record una città iper-industrializzata rovinata dal sovraffollamento e dalla disuguaglianza sociale tra classi. L’esperienza di un anno vissuta nella Warehouse condiziona così tanto il giovane Dickens che si convince del fatto che la sua scrittura può fungere da denuncia. Muove accuse verso la povertà dilagante delle classi meno abbienti, le terribili condizioni di lavoro nelle fabbriche, il sistema carcerario, l’istruzione scadente e le istituzioni non curanti dello sfacelo in cui versa la città a livello di sporcizia e inquinamento. Dickens coglie a pieno lo spirito della città in trasformazione affermandosi come il primo romanziere urbano.

Fortunatamente, il rilascio del padre e il miglioramento delle condizioni economiche della famiglia, grazie ad una cospicua eredità ricevuta da John, permettono a Charles Dickens di proseguire gli studi fino ai 15 anni per lavorare in uno studio legale.

Passa dall’essere uno stenografo nei tribunali di Londra a giornalista per importanti quotidiani sotto lo pseudonimo di “Boz” (anche illustratore) e nel 1836 inizia a pubblicare a cadenza mensile i capitoli del suo primo romanzo Il circolo Pickwick (1837) con cui raggiunge il successo immediato. Scrive un totale di 15 romanzi, saggi, autobiografie, racconti di fantasmi, la biografia del clown Joseph Grimaldi e numerose opere teatrali. Muore l’8 giugno del 1870 e per la sua importanza è sepolto nell’Abbazia di Westminster.

Charles Dickens
Charles Dickens

Charles Dickens contro il governo

Dickens è morto? esclama una bambina al mercato di Londra nel 1870, Allora morirà anche Babbo Natale? Se vi state chiedendo come si è arrivati a questo punto, continuate a leggere.

Nel 1843 Charles Dickens deve fare i conti con alcune pubblicazioni che non hanno ricevuto l’accoglienza sperata. Inizia allora a pensare all’idea di una storia natalizia e in sole sei settimane, il 19 dicembre, dà alle stampe Il canto di Natale, A Christmas Carol, a cui segue un successo inatteso (l’autore finanzia metà dei costi di pubblicazione, poiché i suoi editori non vedono il valore di questa storia di Natale).

L’idea de Il canto di Natale nasce dalla lettura di un rapporto parlamentare del 1842 che descrive le malsane condizioni dei bambini che lavoravano nelle miniere e dalla The Poor Law emendata nel 1834 per ridurre i costi dell’assistenza ai poveri. Coloro che hanno disperatamente bisogno di aiuti finanziari sono mandati nelle workhouse, Dickens ne rimane inorridito e in lui scatta la voglia di scrivere una risposta pubblica al rapporto, per rendere quante più persone possibili consapevoli delle terribili condizioni dei piccoli lavoratori. Compone infatti un saggio politico intitolato Un appello al popolo inglese, per conto dei bambini poveri.

Si rende conto però, sin da subito, che molti lettori non si sarebbero interessati e approcciati alla lettura di una risposta a un rapporto parlamentare e così lascia prendere il sopravvento al suo che genio creativo veicolando le stesse idee in un racconto. Inizia a scrivere una storia natalizia che invita le persone a riflettere sulle proprie azioni, a prendersi cura del prossimo e a cambiare i propri comportamenti.

Illustrazione di John Leech dalla prima edizione de Il Canto di Natale di Charles Dickens
Illustrazione di John Leech dalla prima edizione de Il Canto di Natale di Charles Dickens

Charles Dickens e la tradizione dei canti di Natale

Charles Dickens, astutamente, sfrutta la popolarità dei Christmas Carols ovvero delle Carole di Natale per comporre la sua opera. Dal francese caroller, cantare gioiosamente, il termine Christmas Carol indica danze, musiche e testi tipici del Natale. Nati come canti pagani durante le celebrazioni del solstizio d’inverno Yule, Beltane o Lammas la festa del raccolto, ora sono una tradizione tipica del Natale.

La tradizione inglese di intonare i canti natalizi porta a porta risale all’epoca vittoriana. Le carols sono associate con gli strati più poveri e analfabeti della popolazione, suonate e cantate da operaie e artigiani in formazione nelle settimane precedenti al Natale per le strade di Londra. La formazione prevede un cantante, un suonatore di violino e un terzo che chiede l’elemosina.

I carols però non sono una proroga esclusiva dei ceti meno abbienti per racimolare qualcosina, anche le classi benestanti si dedicano a questa tradizione per mostrare il loro impegno nel sociale, raccogliendo fondi da devolvere in beneficenza ai poveri, e rappresentando a pieno lo spirito natalizio che Dickens vuole trasmettere con il suo nuovo romanzo.

Christmas Carrols illustrati da Anton Pieck
Christmas Carrols illustrati da Anton Pieck

A Christmas Carol un racconto di Charles Dickens

Ma addiveniamo ai fatti, di che parla, in soldoni, Il canto di Natale? È un racconto di Charles Dickens su Ebenezer Scrooge, un anziano banchiere, noto per la sua meschinità e avarizia.

Fa lavorare la sera della Vigilia fino a tarda notte, al freddo e con uno stipendio misero il suo unico impiegato contabile Bob Cratchit, risponde sgarbatamente a suo nipote Fred che tenta di invitarlo a celebrare il Natale (festività odiata perché non si può fatturare) con lui e la sua famiglia e insulta chi osa intonare dinnanzi a lui un canto di Natale o ai due signori che raccolgono fondi per i poveri e i senzatetto. Scrooge si rifiuta di fare loro una donazione e dichiara che i poveri dovrebbero morire e ridurre la popolazione in eccesso.

Rientrando a casa la sera della Vigilia di Natale, Scrooge riceve la visita di una serie di fantasmi (leggere storie di fantasmi è una tradizione natalizia nel 1800), a partire dal suo vecchio socio in affari, Jacob Marley che lo mette in guardia sul suo futuro: se continua ad essere avido ed egoista, trascorrerà l’eternità nel tormento come lui.

Illustrazione di Jacob Marley da Il Canto di Natale di Charles Dickens
Illustrazione di Jacob Marley da Il Canto di Natale di Charles Dickens

I tre spiriti che seguono sono i fantasmi del Natale passato, del Natale presente e del Natale futuro che mostrano a Scrooge gli effetti del suo comportamento arido e deplorevole. Scrooge grazie all’intervento dei fantasmi capisce che può ancora cambiare. Appena alzatosi dal letto, la mattina di Natale non vede l’ora di mostrare a tutti quanto egli si sia trasformato in un essere umano generoso e di buon cuore.

Compra il più grosso tacchino da consegnare a Bob e alla sua famiglia (per sostenere anche le cure mediche di Tiny Tim, il più piccolo dei figli di Cratchit) assieme ad una generosa borsa di quattrini, ritrova uno dei due uomini intento nella raccolta fondi per i poveri, si scusa e gli dona una ingente somma di denaro ed infine trova il coraggio di presentarsi a casa di Fred dove trascorre, avvolto dal calore dei congiunti, il più bel Natale della sua vita. Scrooge ormai cambiato trova finalmente la pace dell’anima.

L’importanza de Il canto di Natale

È stato allora Dickens a inventare il Natale? Beh, non esattamente.

I simboli chiave del Natale, come l’albero di Natale è divenuto popolare in Inghilterra più o meno nello stesso periodo con l’aiuto del marito della regina Vittoria, Albert, che porta con sé la tradizione dalla sua nativa Germania sostituendo il ceppo di Natale. Babbo Natale, Sinterklaas per gli olandesi che portano con loro a New Amsterdam (New York), ritorna in Europa nel 1823 con Coca Cola la bevanda pubblicizzata come il drink per le feste, e viene rappresentato già come un omone dotato di una certa rotondità fisica e dalle sgargianti vesti rosse.

Ma non solo, la poesia Marmion di Sir Walter Scott del 1808 descrive i riti religiosi e i preparativi domestici della celebrazione cristiana del Natale. Evidenzia lo spirito di aggregazione, di solidarietà e unione di tutte le classi sociali che condividono i festeggiamenti. La poesia purtroppo si conclude con una riflessione nostalgica sull’allegria perduta natalizia.

La prima cartolina di Natale del dicembre 1843 di John Callcott Horsley
La prima cartolina di Natale del dicembre 1843 di John Callcott Horsley

Ma è solo grazie a Il canto di Natale di Dickens che celebrare in grande stile Natale ritorna ad essere popolare. È interessante notare che il racconto di Natale è pubblicato lo stesso anno del primo biglietto d’auguri natalizio raffigurante una famiglia numerosa di bambini e sullo sfondo immagini indistinte di aiuti caritatevoli ai poveri, ideato dall’ inglese Sir Henry Cole e dall’artista John Callcott Horsley.
A Christmas Carol, è accolto clamorosamente in tutta l’Inghilterra, accende gli animi di carità e buoni sentimenti. Nelle case inglesi si prepara il punch natalizio e la vendita dei tacchini sale alle stelle.

Sotto la penna di Dickens, il Natale ritorna ad essere un momento di ritrovo in famiglia, di celebrare lo spirito di umanità, carità e di festa. Dickens ci ricorda quanto il presente e il futuro possono cambiare attraverso delle semplici azioni quotidiane di bontà e gentilezza ed invita i lettori a riflettere che i veri doni non risiedono nell’accumulare beni materiali, ma nel dedicarsi agli altri anima e corpo.

Rifacimenti pop de Il canto di Natale di Charles Dickens

Il Canto di Natale è ampiamente adattato, nel corso degli anni, per film e rappresentazioni teatrali. Il primo a proporlo a teatro è lo stesso Charles Dickens che lo rappresenta in forma di one man show fino al 15 marzo del 1870. Seguono innumerevoli film muti in bianco e nero, anche in Italia si produce Il sogno dell’usuraio (1910) andato perduto o Non è mai troppo tardi (1953) con Marcello Mastroianni.

Si aggiungono svariati film d’animazione A Christmas Carol (1971) che vince l’oscar come miglior cortometraggio d’animazione e il più nostalgico, che scalda il cuore a grandi e piccini (personalmente il mio preferito di tutte le trasposizioni del romanzo) Il Canto di Natale di Topolino (1983). Mickey Mouse è Bob Cratchit, Paperino il nipote Fred, Pippo è Jacob Marley e come Scrooge chi se non il più avaro degli avari Paperon de’ Paperoni. Assieme a loro compaiono sulla scena svariati personaggi Disney, Ezechiele Lupo (detto anche Ezechiele Berlusconi da mio padre), Orazio e Clarabella, Nonna papera e Cip & Ciop.

Il Canto di Natale di Topolino poster di Lindsey Prentice
Il Canto di Natale di Topolino poster di Lindsey Prentice

Nel 1997, la regia di Stan Phillips unisce un cast eccezionale Whoopy Goldberg, Tim Curry, Jody Benson (la voce della Sirenetta) e Michael York dando vita ad un musical animato che viene trasmesso, col titolo Canto di Natale, in Italia su Rai Uno il 12 dicembre 2004.
Come dimenticare il celebre Michael Caine che interpreta Scrooge in The Muppet Christmas Carol Festa in casa Muppet (1992), con i pupazzi ideati da Jim Henson che interpretano altri personaggi della storia, e Gonzo il Grande che veste i panni di Dickens nel ruolo di narratore. Inoltre, ricordiamo Bill Murray che in S.O.S Fantasmi – Scrooged (1988) interpreta Scrooge in una moderna rivisitazione comica della classica storia.

Tra le più recenti da citare Canto di Natale – il film natalizio dei Looney Tunes (2006), Barbie e il Canto di Natale (2008) ed ovviamente A Christmas Carol (2009) dove Robert Zemeckis dirige Jim Carrey che interpreta Scrooge in un film interamente realizzato in CGI utilizzando la tecnica della performance capture per creare e muovere i personaggi. Se invece desiderate immergervi nel vivo della storia di come Charles Dickens diventa il papà del Natale allora correte a recuperare Dickens – l’uomo che inventò il Natale (2017) di Bharat Nalluri.

Il film si basa sul libro The Man Who Invented Christmas (2008) di Les Standiford e si concentra sulle varie fasi lungo le quali lo scrittore arrivò a concepire, ideare e dare forma a Il Canto di Natale. Dan Stevens interpreta Charles Dickens e vive fasi di delusione, sfiducia in sé stesso e nei suoi amici più stretti. Il confine tra realtà (le parti biografiche della vita dell’autore, il rapporto col padre, il lavoro in fabbrica) e finzione si confonde dal momento che riceve la visita dei personaggi di A Christmas Carol che lo indirizzano e aiutano a portare a termine il racconto natalizio (Non va bene niente, i personaggi non fanno quello che voglio!).

Dan Stevens in Dickens - L'uomo che inventò il Natale
Dan Stevens in Dickens – L’uomo che inventò il Natale

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