“Caro diario, mi chiamo Laura Palmer e […] prometto di raccontarti tutto quello che succede, tutto quello che provo, tutto quello che desidero”
Il 9 Gennaio del 1991 approdava sulle reti italiane la serie tv che avrebbe cambiato il modo di fare televisione. Senza Twin Peaks non avremmo avuto X-Files e Fringe, E.R. – Medici in prima linea e Grey’s Anatomy, Stranger Things e Dark. Partorita dalle menti di David Lynch e Mark Frost, la serie diverrà subito cult e porrà una sola domanda: chi ha ucciso Laura Palmer?
La “Twin Peaks mania” scoppia e investe ogni aspetto della cultura pop dell’epoca; la cherry pie che Dale Cooper ordina sempre al Double R Diner entra nelle case di chiunque. A rendere tutto più mediatico, Il Diario segreto di Laura Palmer, scritto dall’allora ventiduenne Jennifer Lynch, figlia del regista: un diario molto spinto che racconta i desideri di un’adolescente, la protagonista della serie, e che venne censurato nella prima edizione.
Twin Peaks è una serie difficile da catalogare perché tocca più generi: il thriller, il noir, la soap opera, il misticismo e il paranormale. Questo, probabilmente, è uno dei motivi per cui, nonostante sia diventata fenomeno culturale di massa, ha goduto di poca fortuna: il pubblico non era pronto per un prodotto del genere, pregno di simbologia e particolari da scovare e collegare con attenzione.
Inoltre, l’aver dilatato i tempi nella prima stagione (per scoprire a fondo i segreti di quella misteriosa cittadina) e l’aver svelato il colpevole nella seconda ha portato al calo dell’audience e alla sua cancellazione. Tempo dopo, il CEO della ABC, Bob Iger, ammetterà di aver commesso un grande errore e ipotizzerà la messa in onda di una terza stagione.
Bisognerà attendere il 2017 per chiudere (forse) il cerchio.
Indice
ToggleLa prima stagione
Laura Palmer (Sheryl Lee), giovane studentessa delle superiori, viene trovata nuda e avvolta in un telo di plastica, sulle rive di un fiume, e ciò dà avvio alle indagini dello sceriffo Harry S. Truman (Michael Ontkean). A pochi chilometri di distanza, un’altra ragazza, Ronette Pulaski (Phoebe Augustine), vaga per i boschi in evidente stato di shock, per poi cadere in coma. Dal momento che quest’ultima si trovava ai confini dello Stato, il caso diventa federale e dovrà intervenire l’Agente dell’FBI Dale Cooper (Kyle MacLachlan).
Dall’autopsia sul corpo di Laura, sotto un’unghia, viene rinvenuto un pezzettino di carta che riporta la lettera “R” e che collega l’omicidio a un vecchio caso seguito da Cooper anni prima. Nel frattempo, si scopre che la ragazza conduceva una seconda vita tra droga e prostituzione quindi gli amici, il fidanzato e la cugina iniziano a indagare e riescono a contattare il suo psicologo, l’eccentrico Dottor Lawrence Jacoby (Russ Tamblyn), talmente ossessionato dalla giovane da esserne quasi innamorato.
La fitta rete di trame e i tanti personaggi che la percorrono mostrano quanto Twin Peaks sia avvolta dal mistero e celi oscuri segreti. Pian piano tutti riveleranno condurre una doppia vita e le indagini si complicheranno quando, nei sogni di Cooper, l’entità di nome BOB (Frank Silva) si rivelerà come l’assassino di Laura Palmer.
La stagione si chiude con un cliffhanger che vede l’Agente Cooper aggredito da un una misteriosa figura.
La seconda stagione
La stagione si apre con una visione dell’agente Cooper in cui si manifesta un Gigante (Carel Struycken) che gli lascia tre indizi:
- c’è un uomo chiuso in un sacco che sorride;
- i gufi non sono quello che sembrano;
- senza le sue medicine, lui è perduto.
Solo quando questi avrà trovato le soluzioni, gli verrà restituito l’anello d’oro che il Gigante gli ha sottratto.
La trama si fa sempre più intricata perché i personaggi marginali della prima stagione vengono coinvolti sempre più in strane situazioni. Inoltre, il paranormale acquista spessore con i due regni extra-dimensionali della Loggia Bianca e della Loggia Nera, di cui si parlerà più avanti.
L’Agente Cooper scoprirà che BOB non è altro che un’entità asservita a uno spirito più potente, Mike, che uccide gli esseri umani per divertimento e usa il corpo di un certo Philippe Gerard (Al Strobel) come veicolo. Maggiori dettagli su BOB, seppur inspiegabili, emergono dal diario segreto di Laura, dove viene definito come quell’amico del padre Leland Palmer (Ray Wise) che la tormenta e molesta sessualmente da quando aveva dodici anni.
La risoluzione del caso, a cui si aggiungerà anche la morte della cugina di Laura, Maddy Ferguson (interpretata dalla stessa Lee), con le stesse modalità, arriverà grazie ai sogni di Cooper. In uno di questi, sarà proprio Laura a sussurrargli all’orecchio il nome del suo assassino: Leland, suo padre.
Arrestato, Leland racconterà di essere stato posseduto e violentato da BOB sin da ragazzino e ammetterà di essere stato egli stesso a permettere all’entità demoniaca di entrare in lui. L’Agente Cooper, allora, lo instrada verso l’aldilà, come suggerito dal Libro Tibetano dei Morti, dove lo attende sua figlia Laura.
Genesi e simbolismo in Twin Peaks
La serie è ambientata nella fittizia cittadina di Twin Peaks, al confine tra lo Stato di Washington e il Canada, ed è stata girata tra Snoqualmie, North Bend e San Fernando Valley.
Ad affiancare Lynch, l’amico Mark Frost, ideatore e regista di alcuni episodi della serie e autore di un famoso dossier che svela cosa sia successo agli abitanti di Twin Peaks nei venticinque anni di silenzio trascorsi dalla fine della seconda stagione all’inizio della terza.
Nato nel 1953, Frost comincia a collaborare con Lynch nel 1986 e conoscerà il successo proprio con la serie tanto discussa, curandone l’aspetto più esoterico.
Infatti il regista e autore del romanzo The List of Seven è seguace della dottrina teosofica di Madame Blavatsky per cui le religioni e le dottrine esoteriche hanno il compito di elevare l’umanità a un livello superiore e accompagnarla attraverso sette manifestazioni preesistenti. Letterariamente, la sua poetica si aggancia al testo esoterico tibetano Le stanze di Dzyan (probabilmente mai esistito e scritto dalla stessa) in cui si narra di Signori della Fiamma provenienti dallo spazio e stabilitisi in un regno segreto dell’Asia Minore, quello che la filosofa chiamerà Loggia Bianca.
David Lynch (classe 1946), pluripremiato regista, a partire dal 1973 comincia a praticare la Meditazione Trascendentale. Si tratta di una pratica che permette il raggiungimento della pace interiore e il pieno sviluppo delle proprie potenzialità. In questo modo, è possibile mettersi in contatto con la realtà ultima e più profonda perché più la coscienza è dilatata, più si scende verso la sorgente di tutte le cose.
Tale processo affonda le radici nell’Induismo, una vera e propria enciclopedia delle religioni che racchiude tutte le fasi dello sviluppo religioso dell’umanità (animismo primitivo, misticismo, politeismo e riconoscimento di una deità suprema).
Fondamentale, durante l’ascensione, è la relazione con la Natura, aspetto più che evidente nella serie in cui il latrato dei cani e l’elettricità preannunciano l’avvicinarsi del Male, gli alberi e i gufi servono da transfert per visitare le due Logge, il fuoco ipnotizza come sotto un incantesimo.
In quest’ottica, una figura molto cara a Lynch e agli spettatori è stata Catherine E. Coulson, sua segretaria di produzione, spentasi a causa di un cancro ai polmoni. Alla sua memoria è dedicata la prima puntata della terza stagione della serie. In Twin Peaks interpreta la Signora Ceppo, una donna un po’ strana che non lascia mai il ceppo di legno che porta tra le braccia, che contiene lo spirito del marito e che le parla, raccontandole segreti.
“Il mio ceppo ha una cosa dire: le risposte a tutte le tue domande sono nel vento e negli alberi, nelle rocce e nell’acqua.”
La Loggia Nera e la Stanza Rossa
L’elemento sicuramente più caratteristico e che maggiormente si è impresso nella memoria degli spettatori è la Stanza Rossa. Una strana stanza con pesanti tende di velluto rosso, un pavimento a zig-zag e delle poltrone su cui siedono inquietanti ospiti: un Nano che balla (Michael J. Anderson) e una donna bionda in abito nero che parla al contrario, Laura Palmer. Si scoprirà coincidere con la Loggia Nera.
Nel libro In acque profonde – Meditazione e Creatività, Lynch racconta che, mentre montavano il pilot della serie, durante una pausa uscì fuori dai laboratori, si fermò vicino a un’automobile e quando poggiò la mano sul tettuccio caldo vide la Stanza, con pareti rosse non solide, ma quasi liquide (da qui l’idea di utilizzare dei tendaggi).
Si tratta di un luogo in cui le leggi del tempo e i rapporti di causa-effetto vengono meno ed è direttamente collegata alla Loggia Bianca, rappresentando dunque l’Inferno e il Paradiso, i cui ingressi si trovano al centro dei boschi di Twin Peaks; tutte le creature soprannaturali incontrate nella serie provengono da qui e si nutrono di Garmonbozia, una sorta di cibo, droga o merce di scambio il cui nome significa “dolore e sofferenza”.
Alla trama principale, nella seconda stagione se ne affianca una che riguarda il passato di Cooper, coinvolto troppo da vicino nel caso di Windom Earle, suo mentore e collega, con la cui moglie avrà una relazione. Le macchinazioni di Earle, le partite a scacchi e gli enigmi condurranno Cooper nella Stanza Rossa, dove gli abitatori (che si scopriranno essere dei doppelgänger) gli daranno indizi sul suo futuro e Laura Palmer gli sussurrerà all’orecchio “Ti rivedrò tra venticinque anni”.
A questo punto, Dale incontra il suo doppio che inizia a inseguirlo ma, in preda al panico, riesce a fuggire e tornare a Twin Peaks. La seconda stagione si chiude con l’Agente che si guarda allo specchio e lo manda in frantumi con la testa, rivelando la verità: a uscire dalla Loggia Nera è stato il suo doppelgänger posseduto da BOB come veicolo. Il Cooper buono è intrappolato dall’altra parte.
È chiaro che la filosofia del regista sia stata fondamentale per la realizzazione di un plot del genere che ha dimostrato quanto, anche in televisione, si potesse produrre Arte.
La terza stagione
Il 3 ottobre del 2014, con un tweet, Lynch annuncia che Twin Peaks sarebbe tornata, sceneggiata e diretta interamente da lui e trasmessa dall’emittente Showtime in diciotto puntate. Ora il regista può concludere il suo lavoro avendo ottenuto pieno controllo della serie e accantonato le divergenze con la produzione che avevano portato alla brusca interruzione.
Dopo venticinque anni, mentre il suo doppio, il Bad Cooper, compie crimini da uno stato all’altro, il buon Dale è bloccato nella Loggia Nera. Riuscirà, però, a uscirne dando avvio a una serie di strane circostanze, come la moltiplicazione dei suoi doppi: oltre alla sua parte oscura, contiamo Dougie Jones sia nella sua versione sgraziata che in quella posseduta dal Coop buono, e Cooper-Richard, crasi delle altre incarnazioni.
Vediamo più da vicino cosa si intende per doppelgänger. L’etimologia del termine è tedesca e deriva da doppel (doppio) e gänger (colui che va); il doppelgänger è, dunque, il doppio che cammina al nostro fianco lungo la strada, teorizzato per la prima volta nel 1796 da Jean-Paul Richter in Der Titan dove narra del suo Io Empirico orrificato dall’Io Assoluto, un Démogorgon che lo abita.
Se le prime due stagioni, con molta pazienza e attenzione ai dettagli, potevano ancora esser fruite dal grande pubblico, la terza lo è meno. Si tratta di un viaggio nella mente del regista, che qui firma una sorta di testamento e ci regala una delle puntate più belle che una serie tv possa offrire, che svela l’origine del male, incarnato da Mike e BOB.
Tra i due esiste un rapporto gerarchico molto preciso perché Mike si riferisce a BOB come familiar, “famiglio”, quello che nella tradizione giudaico-cristiana è un demone di rango inferiore. Piccolo richiamo all’errore del doppiaggio italiano che ha tradotto il termine con “essere simile”, rendendo ancora più difficile la comprensione circa la sua natura.
Addirittura, scopriamo che BOB è nato, metafisicamente parlando, all’inizio del tempo. L’ottavo episodio della terza stagione si incentra su una lunga scena originale, tratta dal Trinity Test del 16 luglio 1945: l’esplosione nucleare che costò a Oppenheimer il titolo di “Morte e distruttore di Mondi” (come citato nel Bhagavad-Gita, testo sacro indiano).
Non è dunque un caso che Lynch abbia pensato al fatto storico come principio di ogni male, infatti, a detonazione finita, nascerà una creatura ripugnante, una piccola rana-falena che striscerà lontano fino a trovare un ospite nel corpo della sua prima vera vittima, Sarah Palmer, la madre di Laura. Il cerchio si stringe e pian piano si chiude?
La Loggia Bianca
Questo è uno degli aspetti più controversi della serie, colpevole della cancellazione e di aver lasciato gli spettatori senza risposte. La Loggia Bianca viene introdotta per la prima volta dal Maggiore Garland Briggs (Don S. Davis), ufficiale dell’aviazione coinvolto, dal 1951 al 1969, nel progetto “Libro Azzurro”. Il programma è realmente esistito e mirava a far chiarezza sul fenomeno dei dischi volanti dal momento che, a partire dagli anni ’40, in America gli avvistamenti erano notevolmente aumentati.
Sembra che Twin Peaks prenda la piega ufologica, a un certo punto, ma attenzione. Il Maggiore, mentre cerca di chiarire a Cooper cosa sia la Loggia Bianca, sparisce nel nulla dopo un bagliore accecante. È stato rapito dagli alieni? No. Chi conosce Lynch sa che il regista non ama molto l’argomento; più “semplicemente” Briggs è stato catapultato nella Loggia Bianca, come egli stesso scriverà:
“[…] Io sono sicuro che durante la mia sparizione sono stato portato nella Loggia Bianca da qualcuno […]”
Questo “qualcuno” si scoprirà essere Windom Earle (Kenneth Welsh), un personaggio che vale la pena analizzare perché, da quando è apparso, non ha fatto altro che cercare di arrivare alla Loggia Nera con bieche azioni: profondamente disturbato, ossessionato dalla conoscenza e dalla volontà di controllare la realtà, Earle assurge al ruolo di Mago nero versato nella scienza occulta della teurgia, la pratica magico-religiosa di origine greco-romana per cui si evocavano le divinità mediante rituali che le trasferivano in totem di rappresentanza.
Roberto Manzocco, autore del saggio Twin Peaks, David Lynch e la Filosofia, avvicina la figura di Earle all’occultista più famoso della contemporaneità, Aleister Crowley.
Earle, inoltre, faceva parte del progetto “Libro Azzurro”, sapeva bene dei regni extra-dimensionali come, si scoprirà poi, ne era a conoscenza l’FBI che raccoglieva e secretava la documentazione top-secret in una sezione creata appositamente nel Bureau.
Come si diceva sopra, nel 1993 da Twin Peaks germinerà la serie tv X-Files con protagonista David Duchovny nei panni di Fox Mulder (che in Twin Peaks ha un cameo con la parte dell’Agente transessuale della DEA Danny “Denise” Bryson).
Fuoco cammina con me
Con la terza stagione e la piena libertà, Lynch ha potuto definire un discorso cominciato con il prequel della serie del 1992, Fuoco cammina con me.
Il film segue le indagini sulla morte di Teresa Banks (Pamela Gidley) e racconta, attingendo dal diario, gli ultimi sette giorni di vita di Laura Palmer. Incassò poco e fu stroncato dalla critica; non rispondeva alle questioni irrisolte, mancava l’atmosfera patinata che aveva caratterizzato la serie agli albori, né tantomeno presentava quegli elementi orrorifici che la promozione aveva lasciato intendere.
Gli attori tornarono sul set riluttanti, compreso MacLachlan, la cui parte fu ridotta a pochi minuti. L’amico di lunga data del regista, Mark Frost, restio al progetto, lasciò il posto al meno noto Robert Engels.
Il lungometraggio fa da raccordo alla terza stagione e uno dei simboli di collegamento è la Rosa Blu, nome in codice con cui l’FBI indicava i casi paranormali su cui continuava a indagare (nonostante la chiusura del progetto), nonché prima battuta pronunciata da Briggs all’inizio della stagione finale.
Ritornare a Twin Peaks?
Twin Peaks non è una serie facile da vedere, perché va osservata e non è un prodotto di massa. Ci vuole pazienza per seguirla, capirla e goderne. Mantiene una certa linearità durante la prima stagione, ma con la seconda è chiaro che si andrà in una direzione troppo onirica. La terza, poi, è alogica e aritmica; anche i lynchani di vecchia data avranno incontrato difficoltà nel tentativo di decodificarla. Ciò non significa che non sia una piccola perla che la televisione ci ha regalato.
David Lynch ha rappresentato il cambiamento della società che si avvia all’annichilimento; la terza stagione è buia e corrotta, non lascia spazio alle pause con caffè e torte alle ciliegie.
Era davvero necessario ritornare a Twin Peaks, dopo così tanti anni? Sì. In tempi di remake, spin-off, prequel e sequel, Lynch ci ha donato un’opera d’Arte, inquietato con il suo crudo lirismo e fatto sognare attraverso i suo occhi.