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Cobra Kai: Peccato e redenzione

Sicuramente questo non sarà né il primo né l’ultimo articolo che leggerete su Cobra Kai, quindi…   cosa raccontare di diverso?

L’argomento Karate Kid è ormai uno dei temi preferiti del web – grazie anche al recente avvento della terza stagione – da quando è stato spolverato e lucidato prima grazie a YouTube, e soprattutto dopo che il colosso Netflix ha voluto investire particolarmente sul prodotto, spingendo gli spettatori a incuriosirsi sempre più alla serie figlia di quel cult del 1984.

Potrei parlarvi magari della più classica delle operazioni nostalgia su cui poggia e si fonda la serie, ma credo che anche di questo abbiate letto a iosa e vogliate conoscere qualche aspetto meno noto di questo interessantissimo prodotto.

A questo punto non resta che soffermarsi sui personaggi e la loro caratterizzazione ma su quale specificatamente? Magari un approfondimento romantico su quel Daniel LaRusso che affronta ogni difficoltà, trova l’amore e diventa a furor di popolo il beniamino della storia?

Which Cobra do you want to be?

No, non credo che vogliate leggere parole al miele sul lieto fine di The Karate Kid, su come ogni tassello si incastri alla perfezione per vivere dei dolci sapori della vittoria, così da abbracciarne l’ottimistico motto “Tutto andrà bene” (un po’ come la teoria del buono e ingenuo Forrest Gump riguardo la vita, simile a una scatola di cioccolatini zuccherosi).

Io credo invece sia più interessante conoscere nel dettaglio l’altro protagonista. Quello che più di tutti avete detestato e digerito quanto una peperonata divorata a mezzanotte, non domandandovi di certo se, dopo i noti fatti del torneo, sia diventato un bravo ragazzo o abbia continuato la sua vita di fragile bullo di cartapesta dopo l’onta della sconfitta.

 

Johnny Lawrence

 

Quel Johnny Lawrence tanto odiato e anche giustamente, se non fosse per un piccolo dettaglio poco conosciuto che lo potrebbe riscattare agli occhi del pubblico: il difficile rapporto con il patrigno. Dettaglio non da poco per capire meglio cosa lo abbia spinto a unirsi al Cobra Kai e sposarne fieramente i malevoli principi.

Possiamo realmente definirlo il tradizionale cattivo della storia che si diverte a maltrattare gli indifesi in quanto incline a tale natura, o analizzando meglio questa figura e scavando più in profondità, si può comprendere il motivo di quegli atteggiamenti tanto deprecabili?

Come ad esempio racconta il buon Barney Stinson in How I Met Your Mother, difendendo in modo decisamente  passionale l”antagonista del discepolo di Kesuke Miyagi (discepolo che sarebbe addirittura il cattivo della storia!). Ovviamente lo sketch in questione vuole ironizzare su un film tanto iconico come Karate Kid, ma è anche vero che l’ex-campione del Cobra Kai non è poi quel duro tutto d’un pezzo.

Che sia chiaro, il Johnny Lawrence del primo Karate Kid rimarrà sempre il bullo della storia che si diverte a tormentare il povero protagonista, ma questo articolo non vuole spezzare una lancia a favore del giovane karateka del Cobra Kai (come tenta di fare Barney cercando di convincere Marshall e Lily dell’innocenza di Lawrence), quanto analizzare la tormentata figura che ci viene presentata nella serie.

 

The origin of sin

 

John Kreese: “Qui non insegniamo ad avere pietà, la pietà è dei deboli. Qui, per le strade, in combattimento, l’uomo che avete di fronte è un nemico; non merita alcuna pietà.”

 

Cosa differenzia un cattivo da un buono? C’è chi risponderebbe l’indole, altri il destino, ma spesso è colpa dei sentieri che imbocchiamo; soli e spaventati, senza che vi siano sagge guide che veglino su di noi e ci sostengano nei momenti più complicati.

Parliamo di storie talmente complicate da permetterci di osservare solo la superficie, dove a dominare sono i chiaroscuri e niente è mai definitivamente bianco o nero: simile a nebbia che ci avvolge nelle sue spire per stritolarci senza un attimo di tregua. Nel caso di Johnny Lawrence sono state una serie di circostanze personali che lo hanno spinto a seguire una strada sbagliata, e affidarsi a un cattivo maestro che ha alimentato la sua rabbia.

Un uomo imbronciato e iracondo, dedito al bere costantemente dalla mattina alla sera per poter annegare i suoi dolori e trovare una facile scappatoia: cercare di nascondersi dalle sue responsabilità e non affrontare in faccia le criticità di una vita ormai allo sbando, che lo sta facendo colare a picco come una barca usurata e piena di buchi.

 

 

Dietro uno sguardo torvo, un comportamento spavaldo, uno spregiudicato senso di onnipotenza vi è sempre una silènte e allo stesso tempo assordante richiesta d’aiuto. Un richiamo per trovare una mano amichevole che si poggi sulla tua indolenzita spalla e ti dia un minimo di conforto, ma sai bene che rimarrà solo un desiderio, perché il codice dell’uomo Alfa non può essere mai messo in discussione.

Quindi continui la tua recita a denti stretti, senza mostrare mai il fianco, perché sei un Cobra Kai e devi evitare in qualsiasi modo che il tuo sensei provi imbarazzo nei tuoi confronti: c’è in gioco la reputazione del dojo che rappresenti, ti è assolutamente vietato mostrare debolezza.

Never give up, never surrender

 

Ciò che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla (Lao Tzu)

 

Poi all’improvviso ti svegli e capisci che in realtà quel motto ripetuto come un mantra in realtà non significa nulla, perché finalmente hai compreso che non vi è onore nel sopraffare un avversario inerme. Hai compreso che non è il simbolo o il nome a identificarti ma la strada che vuoi intraprendere, così cerchi di applicare metodi diversi; dare una nuova immagine nettamente più pulita al tuo dojo e poterti riscattare anche per i tuoi allievi che hanno deciso di seguirti con passione in questa nuova avventura.

Provare a colpire sempre con forza ma nel rispetto delle regole, benché tu sia conscio delle difficoltà del distacco da quel credo che ti ha forgiato come scintillante metallo nel fuoco rendendoti – più nel male che nel bene – un valido combattente.

 

Believe in yourself

Il ricordo di quella schiacciante sconfitta ti è servito da monito come se fossi sospeso in un limbo: un periodo di transizione necessario che ti ha costretto a rivivere quel momento giorno e notte, come se un antico spettro fosse incatenato alla tua anima per maledirti e fare ammenda.

Ricordi bene come il tuo sensei invece di dimostrarti conforto e sostegno ti abbia aggredito voltandoti le spalle, quasi uccidendoti e devi ringraziare solo i tuoi vecchi compagni se non è successo il peggio; tu non farai lo stesso con i tuoi allievi, no, sarai un sostegno solido,  vegliando sempre su di loro da buona guida.

Forse quel calcio in faccia che ti ha dato Daniel LaRusso al torneo di All Valley è stata la migliore cosa che ti potesse capitare nella tua vita, perché ti ha dato modo di metabolizzare la faccenda e capire che a volte da una sconfitta puoi risultare comunque vincitore.

 

 

Perché la più grande vittoria nella vita è sconfiggere i propri demoni, fare pace con sé stessi per rimettere assieme i pezzi e poter finalmente trovare il tuo giusto equilibrio.

Almeno vuoi provarci, bisogna dartene atto Johnny.

 

Qui di seguito il trailer delle prime due stagioni di Cobra Kai, buona visione!

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