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Cronaca accurata (?) dell’arrivo di Threads in Italia

“Ricordate quella volta che nel quartier generale di Meta decisero di dare agli utenti italiani l’accesso a Threads? Il social network?”

Per chi stesse leggendo questo articolo negli ultimi giorni del 2023 sarà un modo per capirci qualcosa in più, mentre per tutti gli altri sarà una cronaca accurata(?) di cosa accadde alla nascita dell’ennesimo social network del ventunesimo secolo. L’obiettivo è quello di analizzare un fenomeno abbastanza divertente che ha creato scompiglio nel mondo della comunicazione di massa: per pochi giorni? Poche settimane? Per sempre? Ai posteri l’ardua sentenza. Per il momento raccontiamo questa folle storia.

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Cos’è Threads?

(da leggere ascoltando “Aria sulla quarta corda” di Johann Sebastian Bach)

Dall’inglese Threads (discussione), si tratta di una piattaforma di microblogging partorita dagli sviluppatori di Meta Platforms (di Mark Zuckerberg), ossia i creatori di Facebook e proprietari di Instagram, WhatsApp, Oculus e tanti altri servizi online di successo. Ha emesso i suoi primi vagiti il 5 luglio 2023 in 99 paesi del mondo e il 14 dicembre anche nell’UE, dove incontrava ancora qualche ostacolo normativo. In sostanza, mentre tutti erano distratti dall’IA generativa, ChatGPT, i nuovi orizzonti tecnologici, quelli di Meta nascondevano sotto il tappeto gli insuccessi incassati sul fronte del metaverso e affini e creavano una “fotocopia di Twitter” o almeno così fu definita dai bene informati.

In effetti su Threads è possibile scrivere testo, 500 caratteri al massimo, caricare foto/video, inserire link, fare sondaggi, e, udite udite, inserire messaggi vocali di massimo 40 secondi. Ci sarebbero anche gli hashtag, però resi meno invasivi, più gradevoli graficamente e cliccabili. Un Twitter pimpato in sostanza, ma quello che accade in Italia nei primi giorni di utilizzo di questo nuovo social è il caos totale, l’apertura di un nuovo spazio comunicativo per alcuni, un ritorno alle origini della comunicazione social per altri. Ma durerà?

 

Ragazzi che tuffano nei social come Threads

 

Nuovi utenti su Threads: immergersi piano e poi tuffarsi

Il punto forte di Meta sono sempre stati i suoi numeri. L’obiettivo del creatore di Facebook, a un certo punto, fu quello di mettere in comunicazione tutte le persone del mondo. Non ci riuscì del tutto, ma prese una fetta larghissima di utenti globali col suo ecosistema di app. Per questo motivo alla nascita di Threads tutti gli utenti più vispi, quelli di Instagram, hanno avuto la possibilità di passare automaticamente sulla nuova piattaforma, prima negli Stati Uniti e a seguire in tutto il mondo (o quasi), portandosi appresso tutti i propri follower, amici, conoscenti, pagine di meme preferite, riviste online seguite, divulgatori di riferimento ecc.

Ecco allora che in Italia ad esempio tutti iniziano a usarlo un po’ col freno a mano tirato, ambientandosi come si fa con l’acqua fredda del mare a maggio prima di tuffarsi del tutto. C’è chi pubblica un post introduttivo, chi una lamentela sui tempi che corrono, una critica o un apprezzamento verso questo nuovo strumento, “pare X”, “pare il primo Facebook”, “somiglia di più a mySpace”. A seguire la valanga!

Le conversazioni si sono moltiplicate esponenzialmente e il risultato di tutto questo è una strana euforia generale che francamente non si vedeva da tempo su di un nuovo social, ma come mai?

 

Gli ingredienti del successo istantaneo di Threads (per il futuro si vedrà)

L’età media degli utenti del nuovo social non è quella dei soliti early adopters, ragazzini con molto tempo libero che ballano e fanno finta di cantare in video brevi, ma è quella degli utenti che furono early adopters di tutti i primi social testuali: mySpace, Facebook e Twitter. L’aria che si respira infatti è quella di quei tempi ormai lontani quasi 20 anni, dove non c’era moderazione e infatti ci si autogestiva, dove non c’era pubblicità e infatti tutti promuovevano goffamente le proprie cose con scarsi risultati, dove nessuno aveva la sensazione di poter guadagnare dal mezzo e infatti si era molto più genuini.

Ma come può muoversi tutto questo magma disomogeneo e vintage di utenti che scrivono testi con un minimo di senso compiuto, che non usano la “modalità qualunquismo” di default, che hanno voglia di discutere con tutti di tutto e ridicolizzare la stupidità al fianco del mondo dell’apparenza e della vacuità popolato dagli influencer? La risposta è: “massacrandoli”. Non tutti indistintamente, ma di sicuro quelli spocchiosi e arroganti forti solo dei numeri, ma senza una base culturale vera, senza una intelligenza critica in grado di analizzare il mondo, con la sola forza della mediocrità, questi vengono scherniti e derisi su questo nuovo spazio, perché su Threads, strano a dirsi, il contenuto batte la forma.

 

 

Contenuti sexy, “caro algoritmo” e “follow4follow”

Chiariamoci subito, ho detto che gli utenti di Threads sono mediamente un po’ più svegli degli altri, ma non tanto più furbi, anche perché la comunicazione web recente ha appiattito molto le capacità di analisi degli utenti (per usare un eufemismo). Ed è per questo che a un certo punto si diffonde un threads su Threads: “caro algoritmo”, una vera e propria catena di Sant’Antonio in cui ognuno scrive all’algoritmo della piattaforma come se fosse Babbo Natale chiedendogli di conoscere utenti coi propri stessi gusti. Neanche a dirlo, ma non esiste nessun algoritmo in grado di fare questa cosa su Threads, bisogna cercare le cose che ci interessano, farlo un piccolo sforzo.

Come se non bastasse il ritorno alle origini del (male) social, sbuca l’hashtag “follow4follow” che come un virus infetta orde di utenti alla ricerca di notorietà che credono sia una buona idea fare questa cosa. In sostanza un’altra folle credenza neopagana che ha mietuto vittime social fin dalle prime forme di microblogging.

Per fortuna a far fare a tutti una risata di gusto arriva una valanga di contenuti sexy di ragazze e ragazzi con o senza vestiti succinti accompagnati da non-contenuto. Il fenomeno genera immediatamente ironia, dibattito ed ulteriore euforia tra gli utenti, che si schierano: a favore, contro, contro chi è contro pur non essendo a favore, contro chi è a favore pur avendo le idee confuse, con le sex worker, con la chiesa. In pratica un casino.

 

Atreju, Salvini, Musk e i meme

La ciliegina sulla torta di questi primi giorni di adozione della piattaforma però ce l’hanno messa gli esponenti della maggioranza di governo italiani, forse ignari di aver regalato momenti di grande ironia ai moltissimi utenti. Ad Atreju, la convention organizzata da Giorgia Meloni per i supporter di FDI, arriva Elon Musk con suo figlio nato da fecondazione assistita, tutto il governo, i premier di Albania e Regno Unito e un po’ di giovinastri fan dei combustibili fossili e della famiglia tradizionale. Tutto e il contrario di tutto insomma.

La prima foto pubblicata da Salvini per il suo sbarco sul social di Mark Zuckerberg e assieme al capo di X (Twitter), i meme si sprecano. La foto che lo ritrae con Giorgia Meloni invece rievoca negli utenti coppie storiche della comicità italiana, tutti gli altri interventi pubblicati fanno incetta di commenti sarcastici e ironia pungente, in sostanza un engagement elevatissimo, ma pochissimi attestati di stima e nessun tappeto rosso. Sarà che chi vota destra è rimasto su Facebook? Anche perché X in Italia lo usano in pochi.

 

Il futuro di Threads

La cronaca confusa di queste poche ore di Threads in Italia ci ha regalato già momenti epici e nostalgici che ricorderemo per qualche tempo, ma nessuno sa che fine farà questo social. Se si imporrà o se fallirà come quasi tutti quelli che hanno provato a diffondersi negli ultimi anni lo scopriremo col tempo, nel frattempo ci godiamo questo caos creativo e ai lettori del futuro che non c’erano ancora va detto: “non sapete cosa vi siete persi”.

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