Deadpool & Wolverine è un po’ come quel regalo che il tuo fidanzato ti fa dopo aver litigato. Ovviamente la ragione ce l’abbiamo sempre noi, giusto? Quindi l’unica cosa che lui può fare è un’ammissione di colpa con tanto di promessa di non ricadere in quegli errori. E che fai, non lo perdoni? Dipende dal regalo, ma in questo caso, stranamente, lui ha spremuto abbastanza le meningi da capire tanto le sottili frecciatine quanto i cartelloni pubblicitari di cui gli hai disseminato la vita. Li ha colti, li ha fatti suoi, si è diretto verso quello che volevi e nel farlo si è pure preso in giro da solo.
Il terzo capitolo dedicato al chiacchierone sboccato e scorretto che tutti amiamo è il giusto coronamento di una storia d’amore che dura dal 2009. No, non sto sbagliando. Era proprio il 2009 quando abbiamo visto per la prima volta questi due personaggi insieme sul grande schermo, ma questo è un capitolo del quale abbiamo già parlato. Come per ogni (b)romance che si rispetti la storia è tormentata, i personaggi si avvicinano per poi allontanarsi e proprio quando sembrava non potesse esserci speranza di un lieto fine insieme, eccola lì, la luce alla fine del tunnel.
Solo che, in questo caso, il tunnel è anche quel tunnel metaforico in cui il Marvel Cinematic Universe si è infilato dopo Avengers: Endgame.
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ToggleDeadpool & Wolverine a nudo (no spoiler, e non in quel senso)
Deadpool & Wolverine è a tutti gli effetti un buddy movie costruito per intrattenere e divertire. Tra alieni, multiversi e crisi esistenziali, sentivamo tutti la necessità di tornare alle costruzioni semplici, ma non per forza superficiali, dei primi tempi della Marvel. Per l’occasione, Wolverine si tinge di giallo vestendo quel costume che tutti i nerd aspettavano di vedere addosso a Hugh Jackman (e fidatevi, il costume non vi deluderà). Questo Logan è quello perfetto per fare coppia con Deadpool. È rozzo, è violento, è sboccato, è rotto dentro.
P.S: Prestate particolare attenzione alla sequenza che porta i due a incontrarsi, c’è un cameo che strizza l’occhio al fanservice.
Deadpool resta Deadpool. Il passaggio alla Disney non ha cambiato nulla del personaggio, della sua scorrettezza, della violenza splatter, delle battute a doppio senso e della rottura della quarta parete che avevano caratterizzato i primi due film. Anzi. Deadpool si prende in giro, prende in giro Wolverine, sfotte tanto la 20th Century Fox quanto la Disney e il Marvel Cinematic Universe e non risparmia neppure i nerd. Il “rosso” e il “giallo” formano una strana coppia che funziona perfettamente sotto ogni aspetto, dalla presenza scenica al timing delle battute, ma soprattutto i personaggi si completano a vicenda come fossero uno sballato yin e yang.
Qualche accenno di contesto: 20th Century Fox
Era il 2000 quando la 20th Century Fox aveva iniziato a proporre progetti cinematografici legati a supereroi della Marvel. L’apripista è stato X-Men con uno Hugh Jackman trentaduenne che vestiva per la prima volta gli abiti (neri) di Wolverine. Gli X-Men, Fantastici 4, Daredevil, Elektra, The Punisher, questi film erano bui, sporchi, decadenti e imperfetti. Ma erano anche perfetti perché non ambivano a esserlo, non ambivano a essere tante varianti di un multiverso cinematografico di una casa di produzione che, oggi, sembra quasi la Vought di The Boys, interessata solo a strizzare e sfruttare fino all’osso complicandosi la vita da sola e rovinando personaggi e intere storie.
Nel 2017 Jackman aveva annunciato che non avrebbe più ripreso i panni di Wolverine dopo il film a chiusura della trilogia a lui dedicata, il capolavoro Logan: The Wolverine. Salvo poi pentirsi della dichiarazione dopo aver visto Deadpool. Un paio di anni più tardi la Disney ha comprato la 20th Century Fox, acquistando di fatto tutte le storie e i personaggi rimasti orfani di finali. È bastata una telefonata tra Jackman e Ryan Reynolds per ribaltare le sorti di “Deadpool 3” e creare ciò che Wade Wilson, nostro portavoce dal 2016, sperava fin dall’inizio: incontrare il suo idolo.
Deadpool & Wolverine: un po’ nostalgia, un po’ ammissione di colpa
Deadpool & Wolverine chiama e richiama. Lo fa anche riproponendo quelle atmosfere vagamente western post-apocalittiche che in parte avevamo visto in Logan, in un modo che proprio i due personaggi definiscono “alla Mad Max”. Lo fa parlando di personaggi che hanno fatto la storia del MCU, lo fa riferendosi a eventi specifici accaduti, lo fa in modo metacinematografico rivolgendosi diverse volte proprio a noi in sala. Accoglie e dà voce a tutti i nostri dubbi riguardo la gestione del multiverso, ammette le colpe che, speriamo, Marvel e Disney abbiano capito di avere.
Nel dirci “avete ragione, abbiamo sbagliato” ci indora la pillola proponendoci un metaforico viaggio nel passato, regalandoci camei e comparse che fanno leva sull’effetto nostalgia di un’intera generazione, quella cresciuta con quei film decadenti, quella che si è ritrovata in due anni a passare dal volersi mascherare da Mulan a indossare i cappucci delle felpe facendo finta di essere Rogue (sono andata troppo sul personale?). I “vecchi” film intrattenevano senza pretese con trame lineari e semplici, ma allo stesso tempo alcuni di loro davano la possibilità di una seconda lettura più profonda, primi su tutti gli X-Men. Non volevano essere capolavori. Deadpool & Wolverine non è un capolavoro, e per questo è perfetto.
Deadpool è il Messia della Marvel?
Wade Wilson stesso si autodefinisce “il Messia della Marvel“, ma è veramente riuscito a salvare il MCU? Nì. Non aspettatevi di andare a vedere il film che capovolgerà le sorti del Marvel Cinematic Universe. Non aspettatevi di vedere Deadpool e Wolverine correre a tagliare e cucire storie e personaggi. Di fatto in questo film l’unica cosa che mette una piccola base per il futuro è vedere Deadpool lavorare benissimo in coppia e in un gruppo. Il suo personaggio riesce tanto a risaltare quanto a supportare, come quell’amico chiacchierone, iperattivo e invadente che prende tutto apparentemente in modo superficiale, ma che se hai bisogno di occultare un cadavere non esita a correre in tuo soccorso.
Ma era solo uno come lui che poteva compiere questa mission impossible. A volte sono proprio le persone che sembrano superficiali quelle in grado di sollevare le pesanti sorti di chi si prende troppo sul serio. Deadpool e Wolverine sono due lati della stessa medaglia: una medaglia di bronzo guadagnata per sbaglio e imbrattata di sangue; il rosso che dopo aver avuto la sua rivincita si ritrova improvvisamente a galleggiare in un mare di inutilità senza prospettive. Il giallo che non riesce a ingoiare insieme all’alcol quello sbaglio che lo tormenta quotidianamente, che continua ad affossarlo e a fargli chiedere a cosa possa servire essere vivo.
Deadpool & Wolverine: un viaggio di redenzione
Deadpool ha bisogno di Wolverine, Wolverine ha bisogno di Deadpool. Il cammino di redenzione, di riscoperta del significato di essere (anti)eroi, di riscoperta del proprio sé, del proprio posto nel mondo, è simbolico tanto per i due protagonisti quanto per il Marvel Cinematic Universe. Chi sono? Cosa ho fatto? Cosa sto facendo? Cosa voglio fare e per cosa voglio essere ricordato? Sono domande che ci poniamo anche noi, per lo meno quelli di noi abbastanza ambiziosi da osare di pensare di voler lasciare qualcosa alle persone che ci conoscono.
Ciò che questo film ci lascia è un punto. Un senso di conclusione per tutti quei personaggi rimasti sospesi, per quelle storie lasciate a metà in una sorta di cimitero nel quale per anni e anni hanno preso la polvere del tempo e sono state dimenticate, disintegrandosi nella nostra memoria come vittime dello snap di Thanos. Deadpool unisce storie e personaggi quasi come (spoiler se non siete in pari con la serie Loki) fa il dio dell’inganno nell’ultima puntata della serie dedicata al fratello di Thor, quando prende nelle sue mani i rami temporali e diventa l’anello di congiunzione senza il quale tutto crolla.
Deadpool unisce passato, presente e futuro, unisce l’universo creato dalla 20th Century Fox al Marvel Cinematic Universe. Ci lascia in un mondo ancora imperfetto ma che ha tutte le carte per ritirare su le sorti delle sue storie. Preghiamo. Speriamo.