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Edgar Allan Poe: il fascino macabro della realtà

Copertina Edgar Allan Poe

Edgar Allan Poe è noto per aver scritto racconti dell’orrore e poesie macabre, ma è anche considerato uno dei primi autori di romanzi brevi, inventore delle moderne detective stories e innovatore nel genere della fantascienza. Il suo impatto sulla letteratura occidentale non può essere sottovalutato e ha ispirato autori del calibro di H. P. Lovecraft, Jules Verne, Charles Baudelaire e Stephen King. Gli elementi gotici, il fitto simbolismo e l’esplorazione della psiche umana presenti nei racconti di Poe sono diventati caratteristiche distintive del genere soprannaturale, in cui i confini tra reale e fantastico sono labili.

 

Edgar Poe diventa un Allan

Edgar Allan Poe nasce a Boston nel 1809. I suoi genitori (“la signora era giovane e carina e mostrava talento sia come cantante sia come attrice, il signore era letteralmente nulla”) sono rispettivamente Elizabeth Arnold e David Poe. La straordinaria attrice muore di tubercolosi quando Edgar ha solo due anni mentre suo marito abbandona la famiglia per girovagare intorno al mondo, ormai inebriato dai fumi dell’alcol; Edgar e i suoi fratelli (il maggiore Henry e la neonata Rosalie) si separano durante i processi di adozione, e il giovane scrittore è preso in affidamento dalla coppia benestante degli Allan, che decide di non adottarlo legalmente.

Frances Allan vede in Edgar un bambino promettente e con lui stringe un vero legame affettivo, contrariamente al marito John che è perennemente in contrasto con il ragazzino; John Allan ignora le inclinazioni poetiche dell’adolescente, e lo invoglia a seguirlo negli affari aziendali. Edgar, però, preferisce scrivere e i due finiscono sempre per litigare fino a quando, durante gli anni all’Università della Virginia (1826), il loro rapporto si lacera. Sebbene Edgar eccella in tutte le materie, le cose si complicano quando John Allan stanzia pochi fondi per coprire la retta universitaria e si rifiuta di pagare i debiti di gioco contratti dal giovane, che è costretto a lasciare gli studi solo dopo un semestre.

 

 

Edgar Allan Poe
Ritratto di Edgar Allan Poe

Edgar Allan Poe e il suo arcinemico Rufus W. Griswold

Poe ritorna a Richmond, litiga violentemente con John e scopre che la sua amata Sarah Elmira Shelton si è fidanzata. È il 1827 e il ragazzo lascia la casa degli Allan. Si trasferisce a Boston, dove pubblica la sua prima raccolta di poesie (Tamerlano e altre poesie), che risente dell’influsso del poeta romantico Byron. Poe vive in povertà, si arruola nell’esercito a Fort Indipendence, ma è espulso per inadempimento al lavoro.

Si trasferisce a Baltimora ed è qui che vince un concorso letterario indetto dal settimanale Baltimore Saturday Visiter con il suo racconto Manoscritto trovato in una bottiglia (1833). Inizia a pubblicare altri racconti catturando l’attenzione di alcuni editori, che s’interessano a lui assumendolo nel ruolo di redattore per la rivista Southern Literary Messenger a Richmond. Nel 1935 si trasferisce con una sua vecchia e lontana zia e con la sua  tredicenne cugina, nonché sposa, Virginia Clemm.

Ben presto a Edgar Allan Poe viene dato il soprannome di Tomahawk Man (arma usata per lo scapo da alcune tribù degli indiani d’America come i Mohicani) per essere un critico letterario spietato e feroce nelle sue recensioni, che lo portano a una singolar tenzone con un altro affermato critico e antologista, Rufus W. Griswold.

 

 

Illustrazione di Tamerlano da Bells and other Poems di Edmund Dulac (1882 – 1953)

 

Tutto ha inizio con la pubblicazione di The Poets and Poetry of America (1842) a opera di Griswold, che contiene tre poesie di Poe, il quale poco apprezza le misere opinioni del “collega” e critica aspramente la scelta di inserire autori che si sono macchiati di plagio. Nel frattempo Poe viene licenziato dal giornale di Baltimora, per i suoi problemi con l’alcol, e si trasferisce a Philadelphia dove collabora con Burton’s Gentleman’s Magazine e Graham’s Magazine.

 

La misteriosa morte di Edgar Allan Poe

A Philadelphia scrive e pubblica il libro Storia di Arthur Gordon Pym (1838) e alcuni dei suoi racconti brevi più noti: La caduta della casa Usher, I delitti della Rue Morgue, La maschera della morte rossa e Il pozzo e il pendolo. Questa parabola fruttuosa giunge al capolinea quando la sua amata moglie si ammala di tubercolosi facendolo sprofondare nella più oscura depressione; alla malattia di Virginia si aggiungono i continui problemi finanziari, le dimissioni dal Graham e Griswold che viene assunto come nuovo critico al doppio del suo stipendio.

—- I Poe si trasferiscono alla volta di New York —–

dove Edgar prosegue la carriera di critico e scrittore, pubblica Lo scarabeo d’oro (1843) e Il gatto nero (1843), con cui ottenne un discreto successo, ma la sua fama esplode con la celebre poesia Il corvo. Pubblica la raccolta di poesie il 29 Gennaio del 1845 sul New York Evening Mirror e, nonostante le vendite clamorose, a Poe entrano in tasca solo 9 dollari. Vive in condizioni di estrema povertà, Virginia si consuma sempre più fino a che la malattia non la porta via (1847) dal suo amato Edgar. Lo scrittore sprofonda nella depressione e nell’alcol, e da lì a due anni muore.

 

 

Ritratto di Virginia moglie di Edgar Allan Poe

 

La sua morte è un mistero. Poe scompare per cinque giorni, è ritrovato malandato e delirante e portato in ospedale, dove il caso viene chiuso come “congestione celebrale” senza neanche fare un’autopsia. A scrivere il necrologio (e la biografia) è proprio la sua nemesi letteraria, Rufus Griswold. Vendicativo per le cose che Poe aveva scritto e detto su di lui, Griswold deride, sminuisce e oltraggia il ritratto post-mortem di Edgar Allan Poe dipingendolo come un pazzo drogato, privo di morale e di amici.

 

Le macabre ispirazioni di Edgar A. P.

Che Poe sia un genio della letteratura non ci sono dubbi ma è anche vero che, come tutti gli scrittori, si è ispirato alla poetica di numerosi autori. Il giovane Edgar è influenzato dai poeti romantici, oltre che da Byron, Tennyson, Coleridge, De Quincey, i coniugi Shelley, Keats e da autori vittoriani che non temono i fantasmi e le inquietanti presenze come Dickens, Elizabeth Barrett Browning e il tedesco E. T. A. Hoffman (che incarna lo spirito del romanticismo tedesco con i suoi romanzi gotici).

A ispirarlo sono anche casi di cronaca nera. Il cuore rivelatore, La caduta della casa Usher, Il pozzo e il pendolo, La maschera della morte rossa e Il barile di Amontillado sono alcuni dei suoi racconti che hanno molto in comune con la realtà. Opere come Il cuore rivelatore e La caduta della casa Usher si distinguono per i temi di morte, follia e soprannaturale, oltre che per le atmosfere inquietanti e i personaggi mentalmente instabili.

 

 

Edgar Allan Poe illustrato da IrenHorrors

Il cuore rivelatore

Poe è un lettore informato, lavora nei giornali e finisce per essere il reporter (per l’Alexander Weekly Messenger) di un processo per omicidio nel 1840. Un padre si dichiara non colpevole, per infermità mentale, dell’assassinio della figlia chiedendo alla giuria di verificare la sua pazzia.

Il reporter Poe afferma che il comportamento calmo di Wood sia “l’astuzia del folle, il fermo autocontrollo che può essere scambiato per sanità mentale”. Un altro caso di cronaca a ispirarlo è l’omicidio del 1830 di Joseph White in Massachusetts: il procuratore speciale del caso, Daniel Webster, descrive come la colpevolezza dell’assassino alla fine si riveli, e che “il segreto che l’assassino possiede presto arriva a impossessarsi di lui… lo sopraffà… lo sente battere nel suo cuore, salire alla sua gola e chiedere rivelazione. Pensa che il mondo intero lo veda sul suo viso, lo legga nei suoi occhi e quasi ne senta il funzionamento nel silenzio stesso dei suoi pensieri. È diventato il suo padrone”.

L’eco di questi due processi è presente nella scrittura de Il cuore rivelatore (1843), in cui l’assassino, e narratore anonimo, spiega come e perché abbia ucciso un vecchio. L’omicida non sopporta l’occhio sempre vigile e sovrastante dell’anziano con cui vive, lo rende nervoso, lo fa diventare matto e così lo uccide occultando il suo cadavere nelle assi sotto il pavimento. Arrivano i poliziotti e la calma con cui l’assassino racconta meticolosamente i dettagli del brutale omicidio, inizia a vacillare. Il narratore si fa nervoso, sembra essere l’unico a sentire le pulsazioni cardiache del vecchio, mentre le guardie sono troppo calme e sicuramente lo stanno ingannando: sanno che lui è il colpevole e lo smascherano.

 

 

Illustrazione di Harry Clarke per Tales of Mystery and Imagination del 1919 de “Il cuore rivelatore”.

La caduta della casa Usher

Poe conosce il romanzo di E. T. A. Hoffmann Il maggiorasco – Das Majorat (Il barone Roderico e la sua tetra magione come simbolo di una famiglia distrutta dalla morte dei suoi membri) e i gemelli James Campbell e Agnes Pye Usher, figli di Luke Noble Usher, attore e caro amico di sua madre Elizabeth. I due fratelli perdono i genitori, diventano orfani e sviluppano seri problemi nevrotici. Come Poe, tra il 1829-1831 vivono a Philadelphia, ed è molto probabile che lo scrittore li abbia incontrati e ritratti a penna nelle sembianze di Roderick e Madeline Usher, con cui condividono aspetti della personalità.

Nella storia di Poe, The Fall of the House of Usher (1839), il narratore anonimo riceve una lettera dal suo amico d’infanzia Roderick, che lo prega di raggiungerlo nella sua terrificante dimora. Roderick si mostra consumato nell’aspetto e dichiara che sua sorella, Madeline, sta molto male e soffre di attacchi catalettici fino a che una sera non la dichiara, al suo ospite, morta e gli chiede di aiutarlo a trasportare il cadavere giù nella cantina. In verità il folle Roderick ha seppellito viva sua sorella Madeline che, mentre la vita l’abbandona, trascinerà il fratello verso la morte.

 

Il pozzo e il pendolo

Si tratta di un racconto breve di Edgar Allan Poe, pubblicato nel 1842, dalla trama semplicissima. Anche qui abbiamo un narratore anonimo che riesce a uscire illeso dalle torture ideate dall’Inquisizione spagnola. È imprigionato in una cella buia, si muove lentamente alla ricerca di punti di riferimento quando scopre che proprio al centro della stanza vi è un pozzo profondissimo. Immediatamente è drogato dalle guardie e spostato in una seconda cella, dove è legato completamente, tranne testa e braccio, circondato da topi e carne speziata.

 

Copertina spagnola de “La caduta della casa Usher”.

 

Il narratore si rende conto che una grande lama tagliente a forma di pendolo si trova proprio sopra di lui, e che presto gli trancerà il petto. Grazie alla sua furbizia e astuzia riesce a liberarsi ma i muri della prigione iniziano a stringersi al fine di farlo precipitare nel pozzo. Fortunatamente si salva grazie al generale Lasalle dell’esercito francese, giunto a Toledo.

Poe scrive la storia quando iniziano a circolare i primi resoconti delle atrocità commesse dall’Inquisizione, che era stata abolita solo nel 1834. Papa Gregorio IX istituì l’Inquisizione nel 1232 per estirpare gli eretici dall’Europa cattolica attraverso strumenti di tortura. Nel 1478 questa istituzione giudiziaria, nella pratica, servì ai reali spagnoli per consolidare il potere della monarchia nel regno appena unificato, liberandosi degli oppositori politici della corona e confiscando i beni materiali di questi ultimi. Quando Napoleone decise di annettere la Spagna al suo impero (1808), intraprese una serie di riforme tra cui l’abolizione, solo in parte, dell’Inquisizione spagnola.

Nel libro del 1825 di Thomas Dick The Philosophy of Religion, l’autore riporta che “all’ingresso dei francesi a Toledo durante la tarda guerra peninsulare, il generale Lasalle visitò il palazzo dell’Inquisizione”. Poe conosce l’opera e si ispira “al gran numero di strumenti di tortura, in particolare gli strumenti che causano una morte lenta che suscitano orrore”, aggiungendo la presenza di una camera di tortura con pareti mobili, una lama a pendolo oscillante e un pozzo senza fondo.

 

 

Il pozzo e il pendolo illustrato da Arthur Rackam (1867-1939)

La maschera della morte rossa

Sicuramente tra i racconti di Edgar Allan Poe che più amo, oltre a Il ritratto ovale, Il gatto nero, L’uomo della folla, Berenice, La cassa oblunga, Ligeia, La verità sul caso di Mr. Valdemar, ma anche le poesie Annabel Lee, Lenore, Il corvo (lo ammetto: amo tutto Poe e sono troppo coinvolta per essere una giudice imparziale), c’è La maschera della morte rossa, che s’ispira alle varie epidemie mortali che sono seguite nel corso della storia.

L’idea che si tratti di peste bubbonica, la Morte Nera, è piuttosto azzeccata poiché la storia è ambientata in un villaggio medievale dove la popolazione contadina, a scapito del ceto nobile, è maggiormente colpita da questa malattia mortale fatta didolori acuti, vertigini improvvise, sanguinamento profuso dai pori e muore entro mezz’ora dalla contrazione del virus”.

Altra ispirazione può essere la tubercolosi o consunzione, con cui Poe ha un’esperienza diretta perché uccide le donne più importanti della sua vita, la madre Elizabeth, la tutrice Frances e la sua sposa Virginia. Oppure l’epidemia di colera, cui l’autore sopravvive nel 1832: vive a Baltimora, dove il colera miete 853 dei residenti nel corso di un paio di mesi; ritornato a Richmond, lo scrittore vede il suo migliore amico Ebenezer Burling morire atrocemente a causa della epidemia.

 

Illustrazione de La maschera della morte rossa di Edgar Allan Poe

 

 

In Francia, dove il morbo dilaga tra paura e sofferenza, un gruppo di 2000 parigini decide di celebrare quella che sembra la fine del mondo organizzando un ballo in maschera al Théatre des Varietés. Allo scoccare della mezzanotte uno degli ospiti arriva vestito come la personificazione del colera, con un’armatura scheletrica e gli occhi iniettati di sangue. Un resoconto della festa appare nel numero del 2 Giugno 1832 del New York Mirror, che con molta probabilità Poe legge.

Ne La maschera della morte rossa (1842) una piaga mortale dilaga in un paese medievale e il principe Prospero, per sfuggire all’epidemia, si chiude a chiave con i suoi amici nobili nel suo eccentrico castello, decidendo dopo sei mesi di indire un ballo in maschera. A mezzanotte arriva un ospite indesiderato, grondante sangue, vestito con un sudario macchiato di sangue e una maschera rossa raffigurante il volto di un cadavere. Quando il principe cerca di espellere l’intruso, il sangue sgorga dal volto: anche Prospero è stato colpito dalla morte rossa. Gli ospiti catturano l’intruso solo per scoprire che sotto la maschera non c’è nessuno se non la Morte.

 

 

Illustrazione de “La maschera della morte rossa” di Edgar Allan Poe

Il barile di Amontillado

Ne Il barile di Amontillado (1846) lo sfortunato nobile italiano Fortunato paga il prezzo più alto per aver scatenato l’ira immotivata di Montrésor (narratore in prima persona), finendo incatenato e murato vivo da quest’ultimo in una catacomba. Durante il Carnevale l’ubriaco Fortunato, vestito da giullare, inavvertitamente offende l’amico Montrésor, che con una scusa lo conduce dinanzi una nicchia; qui lo incatena velocemente al muro e inizia a murare l’entrata, beffandosi di lui e dei suoi campanelli da giullare. Dopo cinquant’anni l’assassino rivela che il corpo non è mai stato trovato e che non si è mai pentito del suo gesto.

Le ispirazioni reali collegate a questo racconto breve sono diverse. Nel 1827 Edgar Allan Poe si arruola come soldato a Fort Independence (su Castle Island, Boston) quando, dopo aver letto alcune lapidi del forte, viene a conoscenza di un episodio verificatosi molti anni prima: un violento duello tra due luogotenenti, Robert Massie e Gustavus Drane, nei terreni del forte nel Natale del 1817.

Secondo i resoconti dell’epoca, Drane è arrogante e pieno di sé, un uomo che uccide per diletto. Le attenzioni di Gustav cadono su Massie accusandolo di barare a carte e per questo lo sfida a duello. Robert non è in grado di battere Drane, che lo uccide per scomparire poco dopo, alimentando la teoria che i suoi colleghi ufficiali, adirati per la morte del compianto Massie, lo rapiscano e lo murino vivo nel forte.

Questa leggenda nasconde un mistero, poiché nel 1905, ben ottantacinque anni dopo il duello, gli operai di Boston intenti a sistemare alcune parti del forte s’imbattono nella vecchia cantina, che i loro schemi originali mostrano essere una piccola segreta, ma che nella realtà è completamente murata. Gli operai ottengono il permesso di abbattere il muro e scoprono uno scheletro incatenato al pavimento della segreta, con brandelli laceri di un’antica uniforme dell’esercito americano che pendono sulle sue ossa. C’è, dopotutto, del vero nelle macabre storie di Edgar Allan Poe.

 

Illustrazione di Harry Clarke de “Il barile di Amontillado” tratto da “Mystery of Imagination” (1919)

 

 

Il racconto di Poe Il barile di Amontillado è, inoltre, ispirato dalla faida con il rivale letterario Thomas Dunn English. In precedenza amici ma, a seguito di un litigio trasformatosi in rissa nemici giurati (1846), Poe e English si caricaturizzano a vicenda nei loro scritti (Edgar ne fa la parodia in Hop-Frog) fino a una causa legale contro il New York Mirror (che pubblica le diffamazioni di English) che culmina con la vittoria di Edgar Allan Poe. La rivalsa non gli valse granché visto che la sua nemesi lo calunnia fino alla morte descrivendolo come alcolizzato e drogato.

Nel 1843 English pubblica The Doom of the Drinkers in cui il personaggio di Walter Woolfe è una caricatura spietata di Poe: è uno scrittore brillante ma bugiardo e ubriacone. Ma non è con questo scritto che Edgar lo accusa di diffamazione, bensì con 1844 o The Power of S. F. (1847) in cui compare Marmaduke Hammerhead, giornalista che “never gets drunk more than five days a week”, è autore di The Black Crow ed è solito pronunciare frasi come “Nevermore” e “lost Lenore”, e diventa sempre più pazzo man mano che il romanzo procede finendo in manicomio.

Fu in risposta a questo romanzo che Poe scrisse Il barile di Amontillado, in cui contrappone Montrésor (il cui motto di famiglia è Nessuno mi insulta impunemente) al buffone Fortunato (immagine di Thomas Dunn). Il racconto breve prende molto dal libro di English e in particolare l’ambientazione stessa della storia di Poe deriva da una scena del romanzo del rivale, che si svolge in una cripta sotterranea.

 

 

Il barile di Amontillado illustrato da Arthur Rackham (1867 – 1939) di Edgar Allan Poe

La caduta della casa Usher: l’adattemento Netflix che “omaggia” Edgar Allan Poe

La caduta della casa Usher (2023) è una miniserie di otto episodi, creata da Mike Flanagan per Netflix e, a mio modesto parere di amante di Edgar Allan Poe, manca di tutto ciò che rende unico l’autore e i suoi scritti.

Si tratta naturalmente di un libero adattamento, che prende spunto da persone reali come l’arcinemico Rufus Griswold, ma anche da personaggi e vicende di poesie e racconti (Il corvo, Il gatto nero, Il barile di Amontillado, Lo scarabeo d’oro, La maschera della morte rossa, Il cuore rivelatore, Annabel Lee, Auguste Dupin, Gordon Pym, Il pozzo e il pendolo, I delitti della Rue Morgue e lo stesso La caduta della casa Usher) di Poe, di cui si sente la mancanza.

Le sue storie sono cariche di ombre, di immagini vive e intense, evocano sogni febbrili, incubi e follia, mentre nella serie le vicende dei personaggi sembrano quasi caricaturali. Le morti dei membri della casa Usher mancano di mistero, seguono il loro corso moraleggiante perseguitati dalla Morte. Dove è l’isteria, la liberazione delle emozioni a lungo represse che esplodono nella furia omicida, dove è il conflitto di una psiche tormentata? La narrazione manca della profondità e della poesia che rendono Poe eterno.

 

Illustrazione di Abigail Larson

 

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