Madame e messeri, dame e cavalieri oggi vi parlo di un prode re, Artù, che visse nel regno d’Inghilterra e della valorosa spada che brandì, Excalibur.
Il ciclo arturiano ovvero materia di Bretagna
Il ciclo arturiano o bretone (definizione data dal poeta francese del XII secolo Jean Bodel che distingue in tre le “materie” mitologiche del tempo dividendole in materia di Roma, materia di Francia e materia di Bretagna) è l’insieme delle leggende e mitologie celtiche riguardanti le Isole Britanniche e la Bretagna composto tra il XII e il XIV secolo.
La materia di Britannia vede come protagonista Artù Pendragon, il re della Bretagna vissuto nel VI secolo d.C e i cavalieri della Tavola Rotonda (tra cui Lancillotto e Percival sui quali sono state composte ulteriori narrazioni) valorosi, cortesi, fedeli che siedono attorno a una tavola circolare, dove tutti sono pari in ruolo e non sorgono differenze ed invidie rispetto alla posizione di rilievo di Artù.
I primi riferimenti al re si trovano in testi gallesi come il poema Y Gododdin del VII secolo contenuto nel Libro di Aneirin, in testi in latino del IX-X secolo e nell’antologia gallese in prosa Mabinogion (XII secolo) che unisce eventi storici dell’Alto Medioevo a reminiscenze mitologiche irlandesi.
La prima raccolta di narrativa arturiana è la Historia regum Britanniae (ca. 1136). Nel testo dell’arcivescovo Goffredo di Monmouth compaiono Merlino, il mago consigliere di Artù, l’amata Ginevra e l’isola di Avalon, dove il re si reca per guarire dalle ferite dell’ultima battaglia. Nel Brut (1205) del prete Layamon, appare per la prima volta la spada Excalibur (forgiata dal fabbro elfico Wygar), che solo Artù riesce a estrarre dalla roccia.
Le prime versioni francesi del ciclo arturiano sono le opere di Chrétien de Troyes (XII secolo), che includono un poema su Lancillotto e Le Roman de Perceval ou le conte du Graal. Il suo lavoro influenza notevolmente i romanzi arturiani successivi, incluse le prime versioni tedesche Erec e Iwein di Hartmann von Aue e il poema epico Parzival (ca. 1210) del poeta tedesco Wolfram von Eschenbach ritenuto il primo Bildungroman (romanzo di formazione) della letteratura.
Si aggiunge Le Morte d’Arthur, in prosa inglese del XV secolo di Sir Thomas Malory (probabilmente Sir Thomas Malory di Newbold Revel, un cavaliere ben istruito, che parla francese e proviene da una famiglia protestante, imprigionato molte volte durante la Guerra delle due rose) di racconti sul leggendario re Artù, Ginevra, Lancillotto, Merlino e i Cavalieri della Tavola Rotonda, riorganizzando, interpretando e modificando materiale proveniente dal folklore inglese e francese.
La nascita di re Artù e dell’invincibile Excalibur
Nei racconti del ciclo bretone il re di Bretagna, Uther Pendragon, si innamora di Lady Igraine, moglie del suo peggior nemico, il duca di Tintagel (località sulla costa settentrionale della Cornovaglia), con cui è in guerra da parecchi anni. Re Uther, conquistato dalla bellezza della duchessa, si rivolge a mago Merlino per riuscire a unirsi a lei. Il negromante acconsente in cambio del bambino concepito dall’unione fugace del re di Bretagna e la duchessa.
Grazie a un incantesimo, Uther prende le sembianze di Tintagel e trascorre una notte con l’affascinante Igraine. Passano i mesi e la dama, rimasta vedova (il duca perisce in battaglia), si sposa con Uther. Il bambino nato dall’unione è consegnato a Merlino che lo battezza con il nome di Artù e lo pone sotto la tutela di ser Ector.
Alla morte di Uther, il regno rimane senza sovrano, ma il giorno di Natale, di molti anni dopo, appare una spada conficcata in un blocco di pietra (la storia narra che Pendragon, prima di morire, conficca la sua spada Caliburno dal gallese Caledfwlch in una grande roccia, dichiarando che solo il suo legittimo erede ne sarebbe stato il proprietario). Solo chi la estrarrà, diventerà il nuovo re d’Inghilterra.
Tutti i baroni del regno provano ad estrarla, senza risultato, ma solo il giovane Artù riesce nell’impresa e viene proclamato re. Alcuni sovrani non riconoscono l’autorità di Artù e danno inizio ad una sanguinosa guerra. Grazie all’aiuto di Merlino il giovane re sbaraglia i nemici e stabilisce il proprio diritto di governare il regno. Qualche tempo dopo, Artù in duello distrugge la propria spada e Merlino, lo conduce nei pressi di un lago. Qui la Dama del Lago consegna al re Excalibur, la spada che lo renderà invincibile.
C’è un irlandese, uno scozzese e un romano che sono davanti a un lago
Può sembrar l’inizio di una spassosissima barzelletta (sarcasm), ma fortunatamente non è così. Nel corso degli anni si è dibattuto molto sulla figura di Artù e sui suoi corrispettivi “antenati”.
Gli irlandesi notano delle somiglianze tra Artù e l’eroe Fionn (soprannome datogli per la sua folta chioma bionda che cela il suo vero nome Deimne) mac Cumhail (Finn McCool), il leggendario guerriero/cacciatore della mitologia irlandese, del III sec d.C, associato al Fiannaíocht (il ciclo feniano).
Il Ciclo Ossianico è un corpo di prosa, anonimo, che narra le gesta dell’eroico Demna e dei suoi guerrieri i Fianna, un manipolo di mercenari e banditi, che crea il Sentiero (o Selciato) del Gigante nell’Irlanda del Nord nella contea di Antrim per raggiungere la Scozia e combattere contro il gigante Benandonner che sconfigge con l’aiuto e l’astuzia di sua moglie. Sadhbh che, come Ginevra e Lancillotto per Artù, lo tradisce con uno dei suoi più fedeli compagni Diarmuid.
Si narra inoltre che l’irlandese Fionn e i Fianna siano dormienti in una qualche grotta, pronti a sollevarsi e difendere l’Irlanda nel momento del pericolo più grande così come Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda che giacciono addormentati in un luogo nascosto, pronti a risvegliarsi e difendere la Gran Bretagna in un momento futuro.
Gli scozzesi, in particolare gli Highlander, hanno origini irlandesi e si stabiliscono in quella parte della Gran Bretagna già nel primo secolo d.C. Tuttavia, nel sesto secolo, questi coloni che portano con sé cultura e tradizioni, desiderano essere indipendenti dai re d’Irlanda. E così, nell’anno 574, Áedán mac Gabráin è incoronato primo re di Dál Riata dagli scozzesi. Il figlio di Aiden Mac Gabhrain si chiama Artuir e guida gli Scoti in una guerra contro i Picti, e nella successiva guerra con la Northumbria.
Per citare il giardiniere Willy de I Simpson «Fratello e sorella sono nemici per natura, come gli inglesi e gli scozzesi, i gallesi e gli scozzesi, gli irlandesi e gli scozzesi, i giapponesi e gli scozzesi, gli scozzesi e altri scozzesi! Dannati scozzesi, hanno rovinato la Scozia!»
Questo Artù scozzese governa da Camlough che ricorda molto Camelot, il reame di Re Artù, inoltre, per estendere ulteriormente la connessione si narra che Artuir è sepolto, dopo la sua morte in battaglia contro i Pitti, presso il fiume Allen, in gaelico Loch Aillionn che richiama Avalon nella pronuncia. Artuir dormiente è metafora della fazione di Aiden Mac Gabhrain che torna al potere, per governare ancora una volta la Scozia.
Nella leggenda scozzese Artuir ha una sorella di nome Morgana ed era contemporaneo di Myrddin Wyllt, noto anche come Merlin Sylvestrus, una figura cardine delle leggende gallesi nato come bardo morto da profeta e mistico nelle foreste che assieme al frate San Colm Cille (dalla personalità forte e carismatica è in grado di predire il futuro e governare gli elementi sovrannaturali e naturali), caratterizzano il personaggio del mago Merlino.
Secondo l’archeologo Miles Russell della Bournemouth University, il leggendario re che sale al trono britannico estraendo la spada Excalibur dalla roccia e governa con l’aiuto dei Cavalieri della Tavola Rotonda non è mai esistito ed è frutto di immaginazione che si ispira a diversi condottieri realmente esistiti. Due di essi gli abbiamo già menzionati, manca il generale romano Lucius Artorius Castus.
Lucio Artorio Casto è un ufficiale romano realmente esistito, un prefetto e “dux” in Britannia nel III secolo d.C. Le notizie del condottiero ci giungono da una epigrafe ritrovata in Croazia. Secondo la stele Artorio Casto inizia la sua carriera come un centurione della III Legione Gallica e termina le sue gesta nella VI Victrix dove ha modo di assurgere ai gradi più elevati come alto ufficiale, ricevendo la nomina di “dux legionum Britaniciniarum”, (in Britannia) titolo attribuito a chi si distingue per aver compiuto eccezionali imprese.
L’identificazione di Casto con Artù è ad opera del medievalista Kemp Malone nel 1924, il quale ritiene che il ricordo delle gesta di Casto, tramandate nelle tradizioni locali, siano andate crescendo col tempo fino a formare le prime tradizioni arturiane. La prima apparizione del personaggio “Arthur”, qualificato “dux bellorum” (signore delle guerre) così come Artorius nell’epigrafe, secondo lo storico Leslie Alcock è tratta da un poema gallese, privo di un riferimento cronologico preciso e di una indicazione degli avversari contro cui combatte le sue dodici vittoriose battaglie.
Re Artù senza Excalibur non può nulla
Si, tutto molto interessante, ma la spada che fine ha fatto? Nata da una miscela di storia, folklore e immaginazione letteraria, Excalibur non è solo un’arma, ma è il simbolo della regalità divina e del potere.
Le origini di Excalibur sono enigmatiche quanto i racconti di Re Artù stesso. Le prime menzioni della spada risalgono alla letteratura medievale, dove è spesso raffigurata come un’arma inscalfibile e dalle proprietà mistiche. In La storia di Re Artù e dei suoi cavalieri di Sir Thomas Malory si narra di come la spada incastonata nella roccia è estratta dal giovane Artù e della sua successiva proclamazione come re di Britannia.
Sempre nella stessa opera però, leggendo un altro episodio della vita del monarca inglese, Malory ci dice che la spada nella roccia, viene distrutta in battaglia dal sovrano e che Excalibur è data in dono ad Artù dalla Dama del Lago, Nimue, e che sia ritornata nelle sue acque, per volere del re morente di Bretagna, tramite il suo fedele compagno d’armi Sir Bedivere (Bedwyr) dopo la battaglia di Camlann.
Per Goffredo di Monmounth Excalibur, in Historia regum Britannia, è invece Caliburn da Caladbolg (nota spada portata dal re Fergus mac Roich nel Ciclo dell’Ulster della mitologia irlandese) non dotata di alcun potere magico al contrario della spada del lago, più precisamente del suo fodero, che impedisce a chi lo indossa di perdere sangue e proteggersi dagli attacchi nemici in battaglia ed infatti proprio la perdita di questa conduce Artù alla morte.
La trasformazione di Caliburnus in Excalibur è un affascinante viaggio attraverso spostamenti linguistici e culturali. Man mano che le leggende arturiane si diffondono in tutta Europa, il nome della spada si trasforma, influenzato dalle lingue e dalle tradizioni delle diverse regioni ed è così che Chaliburn diventa Excalibur.
Malory, attingendo al Ciclo della Vulgata, chiama la spada di Artù Excalibur poco dopo che il futuro re l’ha estratta dalla Roccia, collegando il nome all’arma. Più tardi, tuttavia, una volta che questa prima spada si spezza nella battaglia tra Artù e il re Pellinore e per salvare la vita del re di Bretagna, Merlino addormenta Pellinore e conduce Artù a ricevere la vera Excalibur dalla Dama del Lago.
La spada sin dalla sua apparizione è un’arma potente nelle mani di un abile guerriero e mantiene tale reputazione in ogni storia in cui è presente. Come molte altre spade magiche o potenti è associata a un singolo eroe e non deve mai cadere nelle mani di un nemico a causa del suo potere intrinseco.
Trascendendo la sua identità di semplice arma, Excalibur rappresenta l’incarnazione della giustizia e dell’autorità morale, pertanto colui che la possiede governa con integrità e onore piuttosto che attraverso la mera forza bruta. Inoltre, la lucentezza di Excalibur trafigge l’oscurità dell’ignoranza e della tirannia, illuminando il cammino verso una società più giusta ed equa; l’indistruttibilità di Excalibur simboleggia virtù eterne e gli ideali di equità, coraggio e saggezza che dovrebbero guidare ogni leader.
Excalibur esiste o è mera finzione letteraria come Artù?
La settenne Matilda Jones il 29 agosto 2017 si trova nei pressi di Dozmary Pool (assieme a Loe Pool, luogo d’ispirazione ad Alfred Lord Tennyson per l’ambientazione dei suoi poemi Idilli del Re in cui descrive il momento in cui Sir Bedivere riconsegna Excalibur al lago, dopo la morte di Artù) nota per essere la leggendaria residenza della Dama del Lago ed estrae delle acque una spada.
Durante una gita al lago, con suo padre, la piccola con la sua pagaia colpisce uno strano oggetto lungo un metro e 20. Il padre della bambina rimane incredulo alla vista di una spada che giace nella parte più bassa del lago ma subito ritorna in sé e spegne i sogni di gloria di Matilde che già si vede futura regina di Inghilterra. L’arma non è antica, ha solo 20/30 anni, e probabilmente appartiene ad un vecchio set cinematografico.
Nel 2019 un gruppo di archeologi scopre nel fiume Vrbas, vicino al villaggio di Rakovice, nel nord della Bosnia ed Erzegovina, una spada del XIV secolo incastonata nella roccia.
In una intervista l’archeologa e curatrice del Museo della Repubblica Srpska, Ivana Pandzic, afferma che è necessaria particolare attenzione per recuperare l’arma arrugginita e che la scoperta di questa nella città medievale di Zvečaj, antica sede dei sovrani bosniaci, ha un duplice valore sia scientifico che storico in quanto negli ultimi 90 anni nei Balcani è stata ritrovata solo un’altra spada risalente al periodo compreso tra la fine del XIII e l’inizio del XV secolo. Ad oggi gli storici cercano di stabilire come e perché sia rimasta incastonata nella roccia.
Nel 1994 viene ritrovata a Valencia, in una casa di epoca islamica del X secolo d.C. appartenente a un cavaliere dell’epoca del califfato andaluso, una spada di ferro con un’elsa decorata con placche di bronzo, in posizione eretta all’interno di una sepoltura. La spada ribattezzata affettuosamente Excalibur, grazie allo studio approfondito condotto da José Miguel Osuna, archeologo dell’Università di Granada, è sicuramente islamica con un solo esemplare simile trovato durante gli scavi di Medina Azahara, la città califfale di Abd al-Rahman III, a Cordova.
Molte sono le spade medievali conficcate nella pietra e anche l’Italia vanta la sua come nel caso dell’Eremo di Montesiepi (edificato circa tra il 1182/1185) in Toscana a Chiusdino nei pressi dell’Abbazia di San Galgano. Si tratta dell’arma bianca che il cavaliere Galgàno di Chiusdino conficcò nella roccia a mo’ di croce nel luogo dove si ritirò in eremitaggio stanco delle lunghe battaglie in Terra Santa.
C’è chi vede in Galgàno Guidotti la figura di Sir Gawaine, cavaliere della tavola rotonda e nipote di Artù. Altri invece lo collegano a Guglielmo X duca di Aquitania, padre di Eleonora d’Aquitania, alla cui corte opera Chrétien de Troyes che menziona per la prima volta il Santo Graal che molti confidano si trovi in qualche anfratto dell’eremo.
Excalibur e re Artù nella cultura pop
Molti sono gli scrittori hanno ripreso in mano la materia di Bretagna, ho citato pocanzi Alfred Tennyson il cui romanzo è molto simile a quello di Malory. In Idylls of the King, Artù riceve Excalibur dalla Dama del Lago sotto la guida di Merlino. Nella lotta finale con Mordred, Artù perisce e come in Malory, ordina al cavaliere Bedivere di riportare Excalibur al lago. Tennyson scrive di ciò nel diciannovesimo secolo quando la leggenda di Excalibur si è evoluta in un modello stabilito di origini mistiche, poteri protettivi nel fodero, abilità in battaglia e ritorno finale alla Signora del Lago. L’autore non sviluppa ulteriormente la storia di Excalibur, ma segue piuttosto le orme di Malory.
Le nebbie di Avalon, The Mists of Avalon, di Marion Zimmer Bradley è scritto nel 1982 (e da cui è tratto l’omonima miniserie di due puntate del 2001 che vede tra i protagonisti principali Anjelica Huston, premio oscar e la celebre Morticia de La famiglia Addams) ed è il primo di una serie di 8 libri. È un approccio moderno alla letteratura arturiana e Bradley ne stravolge leggermente la storia. Excalibur è una potente spada forgiata sull’Isola Sacra di Avalon dal fodero magico.
A differenza degli autori precedenti, tuttavia, Marion spiega la creazione di Excalibur dal punto di vista non dei cavalieri della Tavola Rotonda, ma dando voce alle donne che hanno visto il mondo che conoscevano cambiare radicalmente e Avalon svanire per sempre nelle nebbie. Viviane, la Dama del Lago, presenta ad Artù la spada, ma in un modo molto diverso da una mano che si protende fuori da un lago.
A differenza delle narrazioni precedenti questa è la prima volta che viene fornita una descrizione della fabbricazione della spada e del fodero. L’altro cambiamento importante apportato da Bradley è il modo in cui Artù riceve Excalibur. Il re di Britannia è condotto da Merlino ad Avalon dove Viviane gli offre la spada, non dal fondo di un lago, ma da un luogo sotterraneo sull’Isola.
Ancora in Inghilterra T.H. White racconta le gesta di Artù in una tetralogia raccolta in Re in eterno (1958). Il suo lavoro ha ispirato Camelot (1960), un musical di Alan Lerner e Frederick Loewe da cui è tratto l’omonimo film del 1967. In America il poeta Edwin Arlington Robinson scrive Merlin (1917), il primo di tre lunghi poemi narrativi in versi sciolti basati sulle leggende di re Artù, seguito da Lancelot (1920) e Tristram (1927). Sempre americano è il romanziere Thomas Berger che scrive Arthur Rex: A Legendary Novel un romanzo del 1978.
Autori leggendari come Mark Twain (Un americano alla corte di Re Artù, 1889 da cui è stato tratto il film del 1931) e compositori come Richard Wagner (Parsifal, 1882) si ispirano ad Artù e ai cavalieri della Tavola rotonda ed influenzano la narrativa e il cinema fantasy moderno. Solo per citare alcuni titoli: Excalibur (1981) di John Boorman e il satirico Monty Python and the Holy Grail (1975) e se vogliamo c’è un riferimento alla leggenda di Artù in Superfantozzi (1986) dove Paolo Villaggio va alla ricerca di Exchinsibur (confusamente chiamata dal compianto attore).
Una delle trasposizioni cinematografiche più riuscite a parere dei critici, basata su Le Morte d’Arthur di Thomas Malory, è Excalibur (1981) con attori del calibro di Liam Neeson, Helen Mirren o Patrick Stewart. Lucius Artorius Castus invece ritorna in King Arthur (2004), film diretto da Antoine Fuqua, ambientato nella Britannia del 467 d.C. Artorius, figlio di un ufficiale romano e di una donna del posto, sconfigge, con in pugno la spada Excalibur, gli invasori sassoni con l’aiuto dei cavalieri della tavola rotonda e del druido Merlino, sposa la grintosa Ginevra e diventa re Artù.
È prodotta dal 2008 al 2012 dalla BBC e ispirata al Ciclo di Artù la serie televisiva Merlin (che ovviamente ho visto e amato, provate solo per un istante ad immaginare di chi fossi innamorata, naturalmente dell’imbranato, intelligente, coraggioso e determinato mago con le orecchie a parabola) che narra le avventure di Merlino e di Artù Pendragon, descrivendo il loro primo incontro e l’evoluzione del loro rapporto.
Ultimo, ma non per importanza, è il classico Disney del 1963, La spada nella roccia basato sul romanzo omonimo di T.H. White, che si concentra sull’infanzia di Artù, soprannominato Semola, che incontra Mago Merlino, appassionato cultore di tutte le scienze, il quale inizia ad istruirlo. Grazie all’incontro con lo stregone Semola dimostra che il cervello prevale sui muscoli e la Vigilia di Natale estrae la Spada nella Roccia e viene proclamato sovrano di Inghilterra in quanto legittimo erede del re Uther Pendragon e Lady Igraine.
Come non citare I Cavalieri dello Zodiaco dove Capricorn (Shura), il Cavaliere d’oro appartenente alla costellazione del capricorno, possiede la leggendaria spada Excalibur incarnata nelle sue braccia e donatagli da Atena in persona. Excalibur, la tecnica speciale del Cavaliere, è in grado di decapitare o trucidare il proprio avversario in un colpo solo e viene data prova della sua potenza nell’episodio 65 dell’anime (tratto dal numero 11 del manga), nello scontro tra Capricorn e Sirio il Dragone.
La grandiosità di Artù ed Excalibur persiste nel tempo: un giovane che sfodera la spada e riesce nella prova facendosi scopritore e rivelatore della propria identità, è destinato a restare un archetipo senza tempo.