Gintama, il manga/anime di Hideaki Sorachi edito su Shonen Jump e prodotto da Shueisha, è un’opera che si distingue per la sua straordinaria eccentricità e unicità. Attraverso un mix di generi, personaggi stravaganti e una trama imprevedibile, Gintama ha conquistato il cuore di numerosi lettori e spettatori, diventando uno dei titoli più amati e riconoscibili degli ultimi anni.
Tuttavia, il suo successo è costellato da una serie di problemi che lo ha reso anche uno dei prodotti più discussi arrivati dal Giappone, apprezzato da una nicchia di estimatori ma disprezzato da buona parte dei lettori di manga. Oggi non vi parlerò di Gintama per consigliarvi la lettura/visione, anche se lo considero uno degli shonen migliori di sempre, ma vi racconterò parte della sua storia e alcuni dei motivi del suo successo.
Hideaki Sorachi: genialità e follia
Gintama arriva sulle pagine di Weekly Shonen Jump nel Dicembre del 2003, un periodo davvero fruttuoso per la rivista di manga più iconica del Giappone. I Big 3, ovvero One Piece, Naruto e Bleach, avevano riportato nuova linfa vitale alla rivista e Death Note era diventato un fenomeno inarrestabile (sebbene fosse uscito a Maggio dello stesso anno).
Nonostante il grande successo delle opere sopracitate, amatissime ancora oggi, il pubblico sentiva però la mancanza di un manga legato alla tradizione giapponese e ai samurai; a causa anche della fine di Kenshin – Samurai Vagabondo arrivata qualche anno prima.
Hideaki Sorachi fu l’autore incaricato di prendere in mano l’onere. Qualunque mangaka, al posto suo, avrebbe cercato di percorrere la strada delle opere di successo arrivate prima, come i Big 3 stavano facendo con Dragon Ball per intenderci, ma Sorachi no. Incurante di editori e produttori, ha continuato a fare ciò che voleva quando voleva, arrivando a prendere decisioni contro la volontà della stessa rivista.
Prima fra tutte, la scelta del nome.
Gintama e Kintama: la volgarità di un nome geniale
Gintama è un titolo semplice, facile da comprendere e orecchiabile, che anticipa in modo geniale le caratteristiche del protagonista, ma di queste parlerò più avanti. Il problema sta nel gioco di parole… Gintama ha un’assonanza troppo simile a Kintama: dal giapponese Kin-Tama, sfere d’oro, parola utilizzata dal popolo del Sol Levante per indicare i testicoli; ma nelle forma più volgare.
Gli editori di Jump proposero un titolo più “occidentale”, che come Death Note e One Piece potesse attirare il pubblico di tutto il mondo. Il nome scelto all’epoca era Silver Samurai, come confesserà più avanti Sorachi, ma quest’ultimo si impose per mantenere Gin-Tama (Anime d’Argento). Nome che, tra l’altro, fu scelto nel corso di una cena di famiglia dell’autore stesso. Questo fu il primo di una serie infinita di problemi.
Problemi con gli editori, la produzione e le associazioni dei genitori
Il primo capitolo di Gintama fu un insuccesso senza precedenti. Molti lettori indignati si lamentarono animatamente per lo stile del manga e del suo protagonista, lontano anni luce da chi come Light Yagami o Monkey D. Luffy aveva conquistato il favore del pubblico; nel loro essere stereotipi e macchiette estremizzati in molti tratti.
Quando un manga riceve un alto numero di lamentele di solito si cambia regime. Per fare un esempio, basti pensare alla situazione di Tite Kubo che, accusato dai lettori di aver preso troppa ispirazione da Yu Yu Hakusho (Yu degli Spettri) per il suo Bleach nei primi capitoli, rivoluzionò drasticamente la trama.
Hideaki Sorachi, invece, un po’ per testardaggine e un po’ per ingenuità (come ammetterà in seguito), decise di proseguire sulla sua strada, riuscendo a ritagliarsi una nicchia di pubblico così solida da impedire qualunque chiusura forzata. Non servirono né le lamentele delle associazioni dei genitori, infuriati per la comicità volgare della serie, né i solleciti degli editori a concludere l’opera il prima possibile.
Anche tra i colleghi Sorachi non veniva particolarmente apprezzato. In Shonen Jump si è soliti creare crossover tra i manga più apprezzati dai lettori e un anno vennero scelti Gintama e One Piece, ma Eiichiro Oda (autore di One Piece) si rifiutò di collaborare. La dichiarazione ufficiale di Oda fu che trovava incompatibili Gintoki e Luffy, ammettendo che il suo protagonista sarebbe arrivato alle mani con quello di Sorachi per via di caratteri troppo diversi, omaggiando la scelta del crossover con un unico disegno; secondo alcune dicerie mai confermate, Oda si rifiutò per i continui sfottò di Sorachi al suo manga.
Una chiusura forzata che non riusciva ad arrivare
A causa delle continue lamentele e diverbi, la produzione provò in tutti i modi a far concludere l’opera il prima possibile. Attorno al 2010, infatti, dai piani alti arrivò il “consiglio” di concludere Gintama il prima possibile, ma Sorachi prima scrisse un film con una finta conclusione, e ai nuovi solleciti del 2015 rispose con l’inserimento di nuove trame e nuovi personaggi per ampliare la storia.
Dopo più di un decennio di serializzazione su Weekly Shonen Jump, Gintama fu spostato sulla rivista Jump Giga, ma gli ultimi capitoli del manga furono condivisi su un’app per smartphone creata appositamente perché gli editori di Shueisha non volevano saperne più niente.
La domanda a questo punto sarà sorta spontanea a tutti: se i genitori e gli editori odiavano così tanto Gintama, perché ha proseguito così tanto? Il merito è tutto della profonda scrittura della storia e del protagonista che ha conquistato il cuore dei lettori più esperti.
Gintoki Sakata: Il protagonista shonen atipico
Gintoki Sakata, il protagonista della nostra storia, si distingue in modo significativo rispetto agli altri protagonisti dei manga shonen. Mentre molti eroi shonen sono caratterizzati da una motivazione ardente, da un forte senso di giustizia e da un desiderio di superare tutti gli ostacoli, Gintoki si presenta come un personaggio pigro, cinico e disincantato. Non è un adolescente in cerca di fama, successo e gloria, ma un trentenne che nella vita ha perso tutto e vivacchia come meglio può non pensando al futuro. Un modello di adulto che in Giappone venie denigrato e appellato come fallito.
La sua prospettiva unica sulla vita, unita al suo stile di combattimento selvaggio e alla sua abilità nel risolvere situazioni difficili con l’umorismo, lo rendono però un protagonista indimenticabile e molto più sfaccettato rispetto i suoi colleghi. La sua personalità sfuggente e il suo modo di affrontare le avversità sono unici nel panorama dei manga shonen e contribuiscono a rendere Gintama un’opera originale fuori dagli schemi.
L’agenzia tuttofare e i co-protagonisti
Gintoki però non è l’unico personaggio eccentrico e fuori dagli schermi. A gestire l’agenzia tuttofare insieme a lui troviamo Kagura, un’aliena mangiona del clan Yato (parodia dei saiyan), e Shinpachi Shimura, un co-protagonista molto ansioso ritenuto così banale da indicare gli occhiali come suo unico tratto distintivo.
Oltre a loro troviamo un cast di personaggi, inediti o tratti dalla storia del Giappone, stravaganti e stratificati, che rispetto gli altri comprimari shonen non basano tutta la loro caratterizzazione su un elemento distintivo, ma riescono a distinguersi grazie a pregi e difetti peculiari che li rendono unici.
È proprio grazie a questi personaggi ben caratterizzati che Gintama riesce a creare un’esperienza unica per i lettori e gli spettatori; benché siano stati sempre ritenuti poco commerciali da Shueisha e Bandai per la produzione di videogiochi e giocattoli, la loro umanità è riuscita a far breccia nel cuore di chiunque, regalando a ognuno il proprio beniamino da amare.
Gintama: Scorci di vita reale di una storia (non) inventata
Hideaki Sorachi si può definire come il degno erede di Akira Toriyama. Il suo Gintama ha davvero poco di Dragon Ball, nonostante le continue citazioni e parodie, ma i due autori sono simili in tantissimi aspetti. Primo fra tutti, la pigrizia. No, forse è l’essere fan di Jackie Chan il primo punto in comune, comunque subito dopo c’è la pigrizia.
Sorachi, come Toriyama, è un autore pigro che odia i vincoli. Ha deciso di creare una storia in cui poter mescolare qualsiasi elemento senza limitazione, unendo gli alieni, i samurai, i robottoni, il folklore della cultura asiatica e tutto ciò che gli passava per la testa senza dover giustificare forzature nell’inserimento.
Questo gli ha permesso di creare un universo narrativo infinito, in cui poter infilare personaggi realmente esistenti, battaglie epiche e parodie senza rendere la storia incoerente. Fra tutte le storie autoconclusive scritte, quelle che amava disegnare di più nascevano dai suoi momenti di vita quotidiana. In più occasioni Sorachi ha raccontato di come l’andare a fare la spesa o uscire con la famiglia gli abbia dato l’ispirazione per creare personaggi o storie.
Anche l’inserimento del latte alla fragola nella storia è legato a un suo momento di vita quotidiana: in un’intervista con altri autori, ha dichiarato che l’idea gli è venuta quando ha visto bere del latte alla fragola a Eiichiro Oda… poi uno si chiede perché quest’ultio non abbia voluto collaborare. Ma in Gintama c’è molto più che follia e libertà.
Profondità di scrittura
Gintama è noto per la sua satira brillante e i numerosi riferimenti alla cultura giapponese e alla cultura popolare. Attraverso i dialoghi e le situazioni comiche, Sorachi si prende gioco di vari aspetti della società giapponese, della politica, dell’industria dell’intrattenimento e persino di altre opere manga e anime.
Questa satira intelligente e pungente aggiunge un altro livello di profondità e divertimento alla serie, ed è uno dei motivi per cui Gintama è così apprezzato dai fan. Inoltre, Gintama è un’opera che riesce a bilanciare abilmente momenti comici e momenti drammatici. La serie è nota per il suo umorismo esilarante, ma è anche capace di affrontare temi seri e toccanti, spesso sorprendendo i lettori e gli spettatori con la profondità emotiva dei suoi momenti drammatici.
Questo equilibrio tra comicità e dramma contribuisce alla complessità e alla ricchezza dell’opera. Ma ciò può essere gestito grazie a una buona struttura narrativa.
Archi narrativi brevi, ma intensi
Rispetto altri shonen manga più acclamati, nei quali troviamo archi narrativi che si dipanano per anni in modo fin troppo prolisso e inutile, Gintama offre una struttura molto più breve, ma nettamente più intensa. La sua struttura episodica presenta capitoli che affrontano temi e trame diverse, regalando un’ottima varietà di situazioni che non rendono mai stantìa la narrazione.
Gli archi narrativi più lunghi, in genere divisi su 3 o 6 episodi parlando di anime, si concentrano su tasselli della storia principale o su personaggi specifici. Questa combinazione di episodi autoconclusivi e narrazioni più lunghe permette a Gintama di esplorare una vasta gamma di generi, mantenendo al tempo stesso una trama generale coerente. Inoltre, permette l’inserimento di diversi antagonisti degni di nota.
Cattivi sì, ma comprensibili
Uno dei grandi punti forti di Gintama è la varietà dei suoi personaggi. Ciò non è legato solo ai protagonisti, ma anche agli antagonisti. Che siano semplici macchiette parodistiche inserite solo per far ridere, cattivi che appaiono e scompaiono al termine del loro arco narrativo, o villain che restano una costante nel corso di tutta la storia, non è possibile trovare mai un cattivo fuori luogo o forzato nel suo ruolo.
Questo perché Sorachi è stato abile nel creare un cast di personaggi convincenti, focalizzando la narrazione su diversi punti di vista. Non importa che le loro motivazioni servano a renderli intelligibili o farli odiare, gli scopi che li animano e i loro caratteri saranno sempre comprensibili al lettore o spettatore che potrà dare la sua personale valutazione al personaggio.
Quando si scrive un villain non è importante la motivazione, ma come essa viene scritta. Sorachi in questo è stato un mangaka come pochi.
Vale la pena leggere/guardare Gintama?
Gintama è diventato col tempo il mio cartone animato preferito, ma non è una storia che consiglierei a tutti a causa della sua narrazione stravagante. Un’opera audace e bizzarra che ha lasciato un segno indelebile nel panorama dei manga e degli anime. La sua storia eccentrica, i personaggi memorabili e l’umorismo intelligente hanno reso questa serie unica nel suo genere.
Nonostante le sfide e le critiche ricevute, Gintama ha saputo conquistare un posto speciale nel cuore dei suoi fan, grazie alla sua originalità e alla sua capacità di offrire un’esperienza narrativa sorprendente. Vale dunque la pena tuffarsi in questa singolare avventura? Non lo so. Quel che posso dire, per certo, è che nessuno è mai rimasto deluso dopo aver iniziato Gintama ed essere arrivato alla sua conclusione.