La domanda “Gli anime sono cartoni animati?” circola frequentemente nel mondo nerd, specialmente in Italia, e spesso riceve risposte errate. Questa confusione deriva da una distinzione comune tra “anime” e “cartoni” che può generare malintesi riguardo al pubblico di riferimento e ai generi.
In realtà, anime e cartoni animati, in termini di definizione e origine, sono fondamentalmente la stessa cosa: entrambe le forme d’arte appartengono all’immenso universo dell’animazione. Oggi proverò a chiarire definitivamente la questione, in modo conciso ed esaustivo, sottolineando come la distinzione tra i due termini è più una questione di percezione culturale che di sostanza.
Spero, inoltre, di poter gettare le basi per una maggiore consapevolezza per il futuro.
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ToggleDa dove nasce il termine Anime?
Il termine “anime” deriva dall’inglese “animation” e in Giappone si riferisce semplicemente a qualsiasi forma di animazione, indipendentemente dalla sua origine.
Le prime confusioni sorgono dal fatto che la cultura giapponese ha sviluppato uno stile distintivo, caratterizzato da trame lineari, che si biforcano in sottotrame che articolano e arricchiscono la narrazione. Spesso queste ultime non sono direttamente collegate alla trama principale e possono assumere la forma di filler. Questo, insieme a un’attenzione particolare ai dettagli visivi e a una vasta gamma di temi adatti a diverse fasce di età, porta molti a percepire gli anime come prodotti “superiori” rispetto ai cartoni animati occidentali. Anche perché in Occidente siamo stati abituati a opere con scenari più statici e disegni più essenziali, il che amplifica questa errata percezione.
Quando parliamo di anime dobbiamo ricordare che ci riferiamo dunque a un prodotto di una tradizione culturale specifica, ma è importante ricordare che il concetto di animazione è universale e abbraccia opere provenienti da ogni parte del mondo.
Anime e Cartoni: non generi, ma forme d’arte
È fondamentale riconoscere che né anime né cartoni animati rappresentano generi a sé stanti. Entrambi possono includere una vasta gamma di stili narrativi e tematiche, spaziando dall’azione alla commedia, dal fantasy al dramma. Pensiamo ad esempio a serie di produzione americana come BoJack Horseman, South Park e Samurai Jack, oppure a opere europee come Arcane, Astérix e Obelix e Strappare lungo i bordi di Zero Calcare.
Anche i cartoni animati occidentali affrontano temi complessi e profondi, proprio come spesso accade negli anime. Inoltre, anche tra quest’ultimi, ci sono produzioni dedicate ai più piccoli, come Doraemon e Anpanman, che mostrano la varietà di contenuti adatti a tutte le età. Non tutti i cartoni d’oriente, dunque, sono come Devilman o Death Note, proprio come nella letteratura non tutti i fantasy sono Il Signore degli Anelli.
Segregare anime e cartoni a categorie rigide significa trascurare la ricchezza e la diversità delle storie che entrambi possono offrire. È proprio questo scambio di idee e stili che arricchisce il panorama dell’animazione, dimostrando come i confini tra le varie forme siano sempre più sfumati.
La disinformazione nella distinzione
La separazione tra i prodotti di animazione giapponese e quelli provenienti dal resto del mondo è accentuata in Italia da una mentalità da “tifoseria” profondamente radicata nel nostro Paese. Questo porta a visioni distorte che alimentano solo disinformazione.
Chi sostiene che anime e cartoni siano due categorie distinte ignora che entrambi derivano da un processo creativo e tecnico simile. Questa visione limitata contribuisce a perpetuare stereotipi e pregiudizi, non solo nei confronti della cultura giapponese, ma anche riguardo l’animazione in generale.
Spesso alcuni utilizzano questa separazione per sentirsi superiori, come se stessero accedendo a un medium riservato solo al pubblico adulto. Tuttavia, questa mentalità crea una barriera che impedisce di apprezzare opere provenienti da tradizioni diverse, le quali offrono esperienze narrative di grande valore per tutte le età.
Non c’è nulla di male nell’apprezzare un prodotto animato, e non è necessario creare confini illusori per apparire più colti. L’animazione, infatti, non è un genere, ma un mezzo espressivo che consente di raccontare storie attraverso immagini in movimento. È una forma d’arte che può abbracciare una vasta gamma di generi e stili narrativi, proprio come i videogiochi o la letteratura.
Gli Anime sono Cartoni Animati? Un invito all’apertura culturale
In conclusione, è fondamentale superare la dicotomia che separa anime e cartoni animati, riconoscendo che entrambe le forme sono semplicemente diverse sfaccettature di un’unica arte: l’animazione. Accogliere la diversità dell’animazione globale, liberi da pregiudizi e classificazioni arbitrarie, arricchisce non solo la nostra comprensione, ma anche il nostro apprezzamento per questo medium così versatile.
Viviamo in un’epoca di crescente interconnessione culturale, spesso messa a dura prova da divisioni immaginarie che sembrano voler separare l’umanità su concetti irrilevanti come colore della pelle o gusti sessuali. In questo contesto, è cruciale abbracciare la varietà delle storie e degli stili provenienti da ogni angolo del mondo. Promuovere un dialogo aperto e inclusivo tra le diverse tradizioni artistiche non solo ci aiuta a esplorare nuove prospettive, ma rafforza anche il legame che ci unisce attraverso l’arte.
In questo modo possiamo scoprire che dietro ogni animazione – sia essa giapponese, americana o europea – ci sono narrazioni universali che parlano di esperienze umane comuni. È attraverso questa apertura culturale che possiamo davvero valorizzare la ricchezza dell’animazione, rendendola un mezzo potente per unire le persone e celebrare la nostra diversità.