Quest’oggi parleremo dell’albo a fumetti Godzilla all’inferno, anche se più che un fumetto ricorda molto un albo di artwork visti i bellissimi disegni e le pochissime linee di dialogo.
Pubblicato inizialmente in cinque numeri da IDW Publishing, è stato tradotto in italiano da pochissimo tempo e raccolto in un volume unico edito da Saldapress. È uno dei pochi fumetti su Godzilla reperibili in Italia e potete trovarlo qui se interessati.
Ma cosa ci fa il re dei mostri all’inferno? Ve ne parliamo subito.
Godzilla all’inferno: la furia silenziosa del re dei mostri
Partiamo dicendo che chi cerca una narrazione simile a “Godzilla e la guerra dei cinquant’anni” realizzato da James Stokoe (che ha anche scritto il primo numero di Godzilla all’inferno) rimarrà deluso.
La narrazione è davvero ridotta e alcuni numeri hanno molte pagine completamente prive di dialoghi, ma questo non è un male perché si offre al lettore una piena libertà di interpretazioni che altrimenti gli sarebbero state imboccate dalla narrazione. Questa mancanza di esposizione garantisce alla serie un forte impatto, laddove una spiegazione parola per parola sminuirebbe l’esperienza della lettura.
Ogni numero è realizzato da un diverso artista, per questo assistiamo a dei cambiamenti radicali di stile in tutta la serie, che spesso sono rappresentati con diverse raffigurazioni dello stesso kaijū.
La suddetta mancanza di testi fa sì che agli artisti venga data quasi piena libertà sulle pagine, senza preoccuparsi troppo dei problemi di spaziatura. Intere tavole sono dedicate a scenari e battaglie, e ciò risulta incredibile per ogni fan, determinando un’esperienza visiva simile all’osservazione di quadri.
Cosa aspettarsi dal fumetto?
Invece di un arco narrativo continuo, la miniserie è composta da molti racconti che potremmo facilmente interpretare come indipendenti piuttosto che interconnessi.
Durante il suo viaggio all’inferno Godzilla visita diversi gironi e affronta alcuni dei suoi nemici più pericolosi, più qualche aggiunta davvero spaventosa e grottesca. Le vignette senza balloon ci offrono davvero una visione personale degli avvenimenti che ci troviamo di fronte.
La cosa che più mi ha colpito è la differenza nell’aspetto di Godzilla. Lo vediamo in quasi tutte le sue vesti nei suoi cinquanta anni (e più) di attività distruttiva. Questo alimenta ulteriormente il fuoco dell’interpretazione del lettore, consentendoci di godere di un Godzilla all’inferno in una varietà di modi che solo la nostra immaginazione può creare.
Ad esempio, nello scontro contro Destoroyah e King Ghidorah – due dei suoi nemici più crudeli e cruenti – troviamo il Godzilla del film del 2001 (conosciuto come GMK dal film Godzilla, Mothra & King Gidorah: Giant Monsters All Out Attack) che rappresenta proprio la sua veste più cupa e si potrebbe addirittura definire più “antagonista”: infatti nel film che abbiamo consigliato qui, Godzilla ha preso forma dal rancore dei morti per le radiazioni atomiche, e vuole sterminare il genere umano per essersi macchiato del crimine della creazione di quest’arma di distruzione di massa.
Al di là della filosofia che sta dietro al racconto è comunque sempre bello vedere il lucertolone radioattivo menarsi con altri pesi massimi del calibro di SpaceGodzilla, Anguirus e Rodan. Si conserva quella punta di trash che non guasta mai, soprattutto quando lo vediamo distruggere l’ingresso dell’inferno (con la scritta “lasciate ogni speranza voi che entrate”) con uno dei suoi potenti raggi atomici.
Anche perché, non è Godzilla che deve temere l’inferno, ma l’inferno che deve temere l’unico e solo King of the Monsters. Lo abbiamo visto sconfiggere senza difficoltà gli dei dell’Olimpo, per cui ce ne stanno anche per Satana se alza troppo la cresta.
La bellezza dell’albo è tale che non può mancare in qualunque collezione. Da fan posso garantire che la qualità vale il prezzo, ma è un titolo che potrebbe essere apprezzato da chiunque voglia approcciarsi al mondo dei kaijū, pur non essendosi mai immerso in questo mondo fantastico.