Great Mazinger, o Grande Mazinga se preferite, pietra miliare del genere mecha, oltre al manga originale e alla serie animata (famosissima in Italia) ha avuto una seconda incarnazione fumettistica che ne arricchisce la narrazione e ne cambia il finale grazie alla collaborazione tra Go Nagai e Gosaku Ota.
Mentre Nagai è famoso per aver creato la serie, Ota ha svolto un ruolo significativo nel dare vita ai personaggi iconici e ai robot giganti nel secondo adattamento a fumetti.
Oggi approfondiamo le differenze tra il cartone animato e il manga di Nagai e Ota, facendo luce sulle distinte caratterizzazioni dei protagonisti come Tetsuya Tsurugi, Jun Hono, Kenzo Kabuto, Shiro, Misato e Boss, affrontando le tematiche del razzismo ed esaminando il ruolo dell’esercito e del governo in questa narrazione più dinamica.
Indice
ToggleGreat Mazinger: tra eroismo e fanatismo
Sequel dell’amato Mazinger Z, la serie introduce nuovi personaggi che si muovono sul complesso terreno dell’eroismo, della famiglia e della lotta contro le forze del male. L’introduzione di questa seconda trasposizione cartacea è identica a quella della storia classica: a seguito della sconfitta di Koji Kabuto e Mazinger Z per mano dell’esercito di Mikenes, una distopica e più spaventosa trasposizione dei Micenei, la terra ripiomba nello sconforto a causa della minaccia di una nuova guerra.
Per fortuna, a prendersi carico del destino del mondo troviamo Tetsuya Tsurugi, pilota del Great Mazinger, portentoso robot in grado di tenere testa ai nuovi mostri guerrieri che minacciano l’umanità. Rispetto al suo predecessore, la trama assume qui però toni più cupi, come successo per la serie Getter Robot, e approfondisce notevolmente la caratterizzazione dei personaggi.
Il Grande Mazinga: Differenze con l’adattamento a cartoni animati
Come accade spesso negli adattamenti da manga ad anime, Great Mazinger ha subito delle modifiche nel passaggio dal cartaceo allo schermo. Queste modifiche includono cambiamenti nel design dei personaggi, archi narrativi modificati o aggiustamenti nella caratterizzazione dei personaggi per adattarsi ai vincoli dell’animazione.
I fan spesso si divertono a esplorare entrambi i media per apprezzare le sfumature e le variazioni della narrazione. A guadagnare maggiore spessore rispetto l’adattamento animato sono sicuramente i protagonisti.
Tetsuya Tsurugi
Il personaggio di Tetsuya è caratterizzato da una determinazione incrollabile, dall’onore del guerriero e dal desiderio di proteggere l’umanità. A differenza del suo predecessore, Koji porta in primo piano un contegno stoico e disciplinato, che cela differenti strati di una più complessa personalità.
Tetsuya è un orfano e come tale soffre a causa dell’abbandono dei genitori. Fu scelto per caso dal professor Kabuto e indottrinato sull’arte della guerra per diventare una vera e propria macchina bellica. In varie occasioni ha dimostrato più durezza e freddezza verso degli alleati indegni che per nemici più onorevoli.
La sua spavalderia cela il desiderio di offrire sicurezza alle persone che ama e punta al perfezionamento delle sue capacità per non essere un peso per nessuno; purtroppo però, la sua eccessiva sicurezza ha spinto molti lettori e spettatori a soffermarsi ai primi strati del suo carattere.
Ha molti tratti in comune con lo Joe Yabuki di Ashita no Joe, venuto dal niente e dal passato sconosciuto, a tratti troppo presuntuoso e instabile per poter essere considerato un eroe senza macchia – come lo sarà Duke Fleed in UFO Robot Goldrake, elemento rimarcato nel videogame Il Banchetto dei Lupi – ma che sa far ardere il suo spirito quando necessario.
Questa caratterizzazione, coordinata da Gosaku Ota e Go Nagai, è servita come ispirazione per numerosi protagonisti delle serie mecha giunte in seguito.
Kenzo Kabuto
Kenzo, padre di Koji e Shiro Kabuto, rimane una figura centrale, che usa la sua genialità per creare e potenziare i Super Robot Mazinger ed è a capo dell’istituto di ricerca Fortezza delle Scienze. La sua introduzione aggiunge una dimensione familiare alla narrazione, collegando il passato e il presente e incarnando l’eredità della tecnologia Mazin e lo studio dell’energia fotonica.
Dietro l’uomo di scienza e padre di famiglia rimane però l’animo di una persona distrutta, che ha rischiato la vita durante gli studi del popolo Miceneo ed è sopravvissuto consacrandosi alla tecnologia diventando un cyborg. Intenzionato a superare i risultati di suo padre, ha abbandonato i suoi figli per dedicarsi alla ricerca e costruire il più potente robot della storia.
Guidato solo dal desiderio di raggiungere i suoi obiettivi, ha deciso di adottare Tetsuya per renderlo il pilota migliore al mondo e per evitare alla sua famiglia altre battaglie, scegliendolo tra degli orfani così che nessuno lo avrebbe pianto alla morte. Solo quando Tetsuya e Jun saranno davvero in pericolo si redimerà ammettendo le sue colpe e sacrificandosi.
All’epoca dell’uscita del Great Mazinger abbiamo avuto molte opere con protagonisti immolati fanaticamente verso un obiettivo, ma in pochi hanno avuto una redenzione così ben strutturata per i tempi.
Jun Hono
Jun Hono è la seconda orfana adottata dal professor Kabuto e appare inizialmente come una ragazza solare e spensierata, molto intelligente, abile nello sport e con eccellenti capacità di guida (parlando anche di robottoni e mezzi militari).
Nonostante inizialmente non sembri sfaccettata come gli altri protagonisti dell’opera, cela dentro di sé lo stesso malessere provato da Tetsuya per l’abbandono dei genitori, amplificato a causa del bullismo subito per il colore della sua pelle.
Benché nel manga inizialmente Jun fosse una ragazza giapponese dalla carnagione chiara, si è deciso nel corso dell’opera (esattamente dal terzo capitolo di questa versione) di renderla per metà africana. La cosa si sposò perfettamente con l’adattamento animato, in quanto resa nella versione definitiva fin dal primo episodio, ma nell’opera di Go Nagai e Gosaku Ota le dinamiche dell’odio razziale aprono strade verso nuove e profonde tematiche.
Affrontare il razzismo
La serie Mazinger, compreso il Great Mazinger, è stata oggetto di critiche per la rappresentazione di alcuni personaggi che possono essere percepiti come espressione di stereotipi razziali.
È fondamentale analizzare questi elementi nel contesto dell’epoca in cui sono stati creati, riconoscendo l’evoluzione degli standard narrativi. Le discussioni sul razzismo nei manga offrono spunti preziosi per comprendere la natura in evoluzione della rappresentazione in questo medium.
Nel caso specifico di Jun, si puntano i riflettori verso il bigottismo giapponese, con aspri giudizi sulla sua etnia, atti di bullismo fisico e frasi ingiuriose verso le forme più prorompenti della ragazza. Nagai, sin dai tempi di Devilman e ancor prima con La scuola senza pudore, ha puntato più volte il dito contro l’opprimente società giapponese, arrivando ad affrontare numerose controversie con le associazioni più conservatrici – come l’Associazione Genitori e Insegnanti giapponese (PTA), e suscitando un’ondata di critiche e proteste che raggiunsero una tale intensità da convincere l’editore a bloccare alcune delle sue serie.
La discriminazione etnica nella trama portò Jun, esasperata dai borbottii e dalla ghettizzazione, verso drastici pensieri, arrivando a lavarsi con rabbia e frenetica intensità nel disperato tentativo di lavare via quell’odiato colore di pelle. Fu l’intervento di Tetsuya, con fare purtroppo molto brusco, a farla ricredere.
Legami familiari e amicizia
Oltre ai tre protagonisti sopracitati, ed escludendo i cattivi, troviamo altri tre personaggi di spicco.
Il primo è Shiro Kabuto, fratellino minore di Koji, che cerca di stringere un legame con un padre troppo preso dal suo lavoro – dinamica tipica delle famiglie giapponesi – e partito poco dopo la sua nascita. Nonostante non lo dimostri, il professor Kabuto prova molto affetto per i suoi figli, ma a causa di questo ha deciso di allontanarli per evitargli gli orrori di un nuovo e più pericoloso conflitto. Sebbene Shiro ritenga suo fratello un vero eroe e inizialmente odierà Tetsuya per i suoi modi di fare, arriverà a stimare quest’ultimo talmente tanto che intraprenderà la carriera militare e diventerà un pilota per seguire le sue orme – come vediamo nel film Mazinger Z Infinity.
Al fianco di Kenzo Kabuto troviamo un’assistente, dinamica e sveglia, apparsa solo di sfuggita nel cartone animato: Misato; nel Great Mazinger di Go Nagai e Gosaku Ota veste un ruolo più centrale. Segretamente è innamorata di Tetsuya, ma mette da parte i suoi sentimenti per il bene dell’umanità consacrando la sua vita alla Fortezza delle Scienze.
L’ultimo protagonista è l’iconico Boss, che nei manga e negli adattamenti animati ha sempre ricoperto un ruolo umoristico. Nonostante i temi più cupi e tetri, Go Nagai ha contraddistinto le sue opere con una vena umoristica e anche il Great Mazinger nato dalla collaborazione con Gosaku Ota non sarà esentato da ciò.
La politica al di sopra dei cittadini
La collaborazione tra gli eroi e l’esercito è un tema ricorrente in questa trasposizione del Great Mazinger. La serie esplora la sinergia tra l’eroismo individuale e gli sforzi militari organizzati, ma senza evitare di menzionare alcune dinamiche poco pulite. Ci si troverà infatti a fare i conti con dipendenti corrotti della Fortezze delle Scienze che venderanno i progetti del Mazinger a industriali senza scrupoli, lasciando che l’esercito prima li costruisca in massa e poi li venda al mercato nero per alimentare nuove guerre.
Per fortuna, senza il Reattore a Energia Fotonica e il Motore Thunder Break, saranno semplici copie nettamente più deboli dell’originale, ma pericolosissime nelle mani sbagliate. Il coinvolgimento politico non terminerà qui.
Coinvolgimento dell’esercito
Il pacchetto delle serie animate mecha arrivate a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 in Italia era il medesimo in molte occasioni: un Super Robot pilotato da un eroe stoico affrontava in ogni episodio un mostro che minacciava l’umanità. Raramente si mostravano le azioni dell’esercito e quando succedeva veniva sempre facilmente sgominato.
In questa versione del Great Mazinger gli eserciti mondiali sono molto più presenti e non sono contenti di essere protetti da un portentoso robottone fuori dal loro controllo. Quel fievole equilibrio tra la Fortezza delle Scienze, il popolo di Mikenes invasore e il governo mondiale si spezzerà con estrema facilità. Come capita fin troppo spesso anche oggi, i governi lavorano per puntare il dito contro una minaccia specifica per attirare l’attenzione del popolo distraendolo da vere problematiche più impellenti e, in collaborazione con i Mikenes, il governo giapponese non perderà tempo a dichiarare Kenzo Kabuto e i suoi seguaci nemici della patria.
Forte della convinzione che il popolo Mikenes potrebbe essere un valido alleato, dopo avergli confermato che non sono intenzionati alla conquista della Terra ma solo alla distruzione del Great Mazinger, il governo giapponese dispiegherà le sue forze per smantellare la Fortezza delle Scienze.
Oltre a introdurre, per la prima volta in una serie mecha, una lotta spinta dalla semplice ideologia politica – di cui poi Mobile Suit Gundam ne farà fondamenta per le sue storie migliori – viene approfondita la mentalità di un invasore che non pensa solo a dominare con la forza, ma anche con l’intelligenza. Antagonisti come il Generale Nero e il Gran Maresciallo dell’Inferno, nonostante i nomi apparentemente ridicoli, godono della stessa complessità e stratificazione dei protagonisti.
La disavventura con l’esercito non finirà bene e Tetsuya e gli altri si ritroveranno a vestire i panni dei fuorilegge rubando scorte governative per creare una nuova Fortezza delle Scienze incuranti del governo. Il manga approfondisce così le implicazioni sociali che portano un confronto con minacce esterne e sottolinea la necessità di una difesa collettiva contro le forze del male.
Conclusioni finali sul Grande Mazinga di Gosaku Ota e Go Nagai
Great Mazinger continua ad affascinare il pubblico con i suoi personaggi avvincenti e l’esplorazione di temi profondi. Tetsuya Tsurugi, Kenzo Kabuto e Jun Hono contribuiscono alla ricchezza della narrazione, giocando ciascuno un ruolo distintivo nella lotta contro avversari formidabili.
Immergendosi nel manga e nell’adattamento animato, i fan acquisiscono una comprensione maggiore della complessità dei personaggi e possono apprezzare meglio l’evoluzione della serie nel tempo. Inoltre, la rappresentazione del razzismo e del coinvolgimento dell’esercito aggiungono profondità per una più ampia esplorazione tematica dell’universo Mazinger.
Se non avete avuto modo di leggere la serie, vi consigliamo di recuperare questo pezzo di storia.