Hayao Miyazaki e lo Studio Ghibli si ispirano ampiamente alla letteratura, non solo nipponica, per la creazione dei lungometraggi. Amante dei libri, Miyazaki consiglia ai ragazzi di leggere Le avventure di Sherlock Holmes e Lo Hobbit ma anche libri come Il mago di Earthsea, La saga degli Sgraffignoli e Quando Marnie era qui. Questi ultimi trasposti dallo stesso Studio Ghibli in splendidi lungometraggi.
Parlando di film Ghibli ispirati a romanzi, vi propongo una personale classifica dei miei film letterari preferiti del maestro Miyazaki.
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ToggleDiana Wynne Jones amata dallo Studio Ghibli
Il primo posto spetta assolutamente a Il castello errante di Howl (2004), tratto dall’omonimo libro di Diana Wynne Jones.
Diana Wynne Jones, nasce il 16 Luglio 1934 a Londra e muore il 21 Marzo 2011 a Bristol. Trascorre l’infanzia dapprima nel Galles e poi nel distretto dei laghi con le sorelle minori dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale. Le tre ragazzine vivono l’infanzia da sole, in una baracca non riscaldata nella natura, per volere dei genitori rigidi e severi, negligenti nei confronti dei loro bisogni.
Entrambi i genitori sono intellettuali ed educatori progressisti, ma molto più coinvolti nelle loro carriere che nelle scoperte e nei sentimenti delle figlie. I coniugi ritengono Diana bruttina, screanzata ma brillante anche se ostacolano e non approvano mai la sua scelta di diventare scrittrice.
Diana Jones (autrice anche di Earwig e la Strega, reso a film da Goro Miyazaki per lo Studio Ghibli) riesce a iscriversi al St Anne’s College di Oxford, dove ha come insegnanti J. R. R. Tolkien e C. S. Lewis. L’entusiasmo e la creatività dei due professori la influenzano notevolmente, tanto che sceglie di approcciarsi, dopo la laurea, alla scrittura per bambini scrivendo testi per piccoli spettacoli teatrali.
A mano a mano che diventa più certa della sua scrittura, scrive storie di fantasia e fantascienza soprattutto per ragazzi. Rielabora le leggende arturiane (Hexwood, 1993), crea una scuola per maghi e streghe (Strega di classe, 1982) ispirando J. K. Rowling. Diventa più scettica nei confronti dei cliché che convenzionalmente animano il fantasy e scrive opere che, nonostante l’elemento fantastico, sono fermamente legate alla vita reale: in Dogsbody (1975) la vita triste di un’orfana, in una famiglia affidataria, viene sconvolta e si trova a dover fronteggiare una lotta cosmica, quando piomba nella sua vita la stella Sirio, mandata per punizione sulla Terra sotto forma di cane.
Il castello errante di Howl – Romanzo e film di Hayao Miyazaki
Il castello errante di Howl (Howl’s Moving Castle), romanzo, del 1986, è uno standalone ma vede gli stessi personaggi presenti in Il castello in aria e La casa per Ognidove.
Ecco la trama:
Nel regno incantato di Ingary, nella cittadina di Market Chipping, vive Sophie Hatter. In questo mondo così simile al nostro, se non fosse per la magia, essere primogenito è una sfortuna enorme. La diciottenne Sophie ne è ben consapevole: figlia di uno squattrinato cappellaio, sorella maggiore della pasticcera Lettie e dell’apprendista strega Martha, Sophie è costretta a prendere in gestione l’attività paterna dopo la sua morte. La sua matrigna si ritrova suo malgrado a far lavorare Sophie e le sue sorelle per fronteggiare la disastrosa situazione economica lasciatale dal marito.
Destinata ad una vita monotona, in quanto sorella maggiore, la ragazza passa la maggior parte del suo tempo in negozio divertendosi ad ascoltare i pettegolezzi dei clienti. Uno di questi attira particolarmente la sua attenzione: la Strega delle Terre Desolate ha minacciato la vita della figlia del Re; il monarca ha agito immediatamente inviando il mago Suliman a trattare con la maga ma sembra sia perito nell’incontro. Lo scoop però non è questo, ma il fatto che da un paio di giorni sia spuntato un castello nero appartenente a un misterioso mago dongiovanni. Tale è Howl, lunatico, vanitoso, egocentrico, spaventato dall’avere relazioni serie e durature, che si vocifera cibarsi del cuore delle belle e giovani donne.
La brontolona e scorbutica Sophie dà poco conto alle dicerie ma presto si ritrova coinvolta negli eventi. Una sera, dopo l’orario di chiusura, si presenta nel suo negozio la Strega delle Terre Desolate, intimandole di non intromettersi nei suoi affari e di non osare competere con lei, trasformandola in una vecchina e impedendole di rivelare ad alcuno il suo sortilegio. L’anziana Sophie scappa in tutta fretta verso le colline, dove incontra uno spaventapasseri con la testa di rapa e un cagnolino e s’imbatte nel castello mobile. Sophie entra senza timore alcuno e trova ad accoglierla, per la notte, il giovane apprendista Michael Fisher e il demone-fuoco Calcifer. Al suo risveglio, si trova davanti all’affascinante Howl.
Il romanzo procede secondo una linea differente, rispetto a quanto sceneggiato e diretto da Miyazaki nel film. Parte della trama viene ripresa nel finale, ma la magia, la poesia della narrazione si respira e funziona per tutto la pellicola. Il castello errante di Howl è un incantesimo sia letterario sia visivo.
Mary Norton e Gli Sgraffignoli
Il secondo film tratto da romanzo di cui vi voglio parlare è Arrietty – Il mondo segreto sotto il pavimento (2010) di Hiromasa Yonebayashi. Miyazaki, autore della sceneggiatura, s’ispira al libro di formazione per ragazzi, molto fantasioso de Gli Sgraffignoli dell’autrice britannica Mary Norton.
Mary Norton nasce il 10 Dicembre 1903 a Londra e muore il 29 Agosto 1992 a Hartland. Cresce in un ambiente sereno, è istruita dalle suore e studia per diventare attrice presso la compagnia teatrale Old Vic. Durante la seconda guerra mondiale lavora per il Consiglio Acquisti Anglo-Francese a New York e inizia la stesura di Pomi d’ottone e manici di scopa, che nel 1971 sarebbe diventato un film per la Disney.
La sua opera più celebre rimane la saga de Gli Sgraffignoli, miglior libro per bambini e ragazzi che vince la Carnegie Medal in Literature nel 1952. Il racconto diventa un classico della narrativa per l’infanzia, un universo completamente in miniatura creato dalla Norton che non ha nulla da invidiare a scrittori del calibro di Tolkien, Lewis e Carroll. Le vicende del primo romanzo ruotano intorno alla famiglia Clock e si concentra in particolare sulla coraggiosa e curiosa Arrietty, figlia di Pod e Homily, alta solo 15 cm.
La famiglia Clock “prende in prestito” piccoli oggetti, di cui ha bisogno per la propria sopravvivenza, dalle case degli umani. Ciò avviene esclusivamente di notte, e durante il giorno i Clock si nascondono nei basamenti della casa per evitare di essere acciuffati. La storia di Arrietty è narrata a Kate, una bambina, dalla vecchia signora May il cui fratello trascorre un’estate in campagna.
Durante quel periodo il ragazzo fa amicizia con la minuscola Arrietty, ma proprio perché è un essere umano, e quindi potenzialmente un pericolo per loro, questa circostanza provoca il caos nella famiglia Clock. Le cose cambiano quando i Clock si rendono conto che il giovanotto ha buone intenzioni: regala loro i mobili di una vecchia casa per le bambole e cerca di aiutarli a scappare dalle grinfie della governante, pronta a sbarazzarsi delle infide creature che popolano i pavimenti della casa. Quale sarà il destino di Arrietty?
Arrietty – Il mondo segreto sotto il pavimento, visto con gli occhi di Miyazaki
La sceneggiatura di Miyazaki dà vita ad un film poetico, delicato, dolce e malinconico. Un piccolo capolavoro anche dal punto di vista dell’illustrazione: i paesaggi fioriti sono come quadri per lo spettatore.
Tra Arrietty, quattordicenne appartenente alla razza dei prendimprestito, e Shō, un ragazzo della sua età che trascorre un periodo di assoluto riposo prima di un’importante operazione al cuore, col passare dei giorni s’instaura un forte legame che va al di là delle differenti dimensioni e del divieto di farsi vedere e familiarizzare con gli umani imposto ad Arrietty dai genitori.
Anche nel film di Miyazaki la governante minaccia la tranquillità dei prendimprestito, ma il brusco allontanamento di Arrietty e della sua famiglia nei boschi pone fine alla conoscenza dei due ragazzi. Non s’incontreranno mai più, ma porteranno con loro nuove consapevolezze e maturità acquisite grazie al legame che li ha uniti.
Eiko Kadono e la streghetta Kiki
Come ultimo film di Miyazaki tratto dalla letteratura, c’è Kiki – Consegne a domicilio (1989). È adattato dall’omonimo romanzo Majo no takkyūbin (“Le consegne espresse della strega”), scritto da Eiko Kadono nel 1985. L’autrice è nata l’1 Gennaio 1935 a Tokyo ed è nota per la moltitudine di libri (quasi duecento opere, tra libri illustrati, romanzi e saggi) che catturano il cuore dei bimbi e non solo.
Vive l’infanzia con la matrigna mentre suo padre è in guerra, in una casa in campagna, tra la fame e la povertà. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, s’innamora delle influenze culturali straniere e decide di iscriversi al corso di letteratura britannica e americana all’università di Waseda. Dopo la laurea, si sposa ed emigra in Brasile con il marito che segue in tutti i suoi viaggi attorno al mondo.
Al suo ritorno in Giappone, inizia a scrivere e non si ferma più. Ha trentacinque anni quando esplode la sua fama come autrice. Ispirata da un disegno della figlia dodicenne crea il personaggio di Kiki, una streghetta tredicenne. Una maga che cavalca una scopa al chiaro di luna in compagnia di un gattino nero, accende il lei l’idea di una ragazzina alle prese con il mondo adulto.
Ecco la trama:
Kiki si trasferisce nella fantasiosa città di Koriko, inizia a vivere da sola e lavora facendo consegne a domicilio per una panetteria a bordo di una ramazza assieme al suo fidato micino Jiji.
Il libro pubblicato nel 1985 riscuote un incredibile successo e vince numerosi premi, tra cui il Noma Prize per la Letteratura per l’infanzia e lo Shogakukan Children’s Publication Culture Award. Nel marzo 2018 Eiko Kadono riceve il premio Andersen, per aver dato un contributo significativo e duraturo alla letteratura per bambini.
Kiki – Consegne a domicilio, Miyazaki e la forza delle donne
Il film di Miyazaki si discosta dal libro dall’arrivo di Kiki in città, conferendo alla protagonista un forte arco narrativo.La ragazzina infatti affronta numerose sfide, momenti difficili di sconforto e solitudine, ma in compagnia di quello che si dimostra un amico fidato, Tonbo. Il ragazzo la sostiene e la incoraggia a credere in se stessa ed è affascinato dalle sue capacità di volo, poiché sogna di costruire macchine per attraversare il cielo.
Inizialmente Miyazaki figura solo come produttore, ma durante la fase di progettazione, deluso dalla sceneggiatura proposta, decide di passare alla regia e riscrive tutto il lungometraggio. Ambienta il film nell’Europa degli anni ’50, abbandona l’aspetto favoleggiante del libro e si concentra sulle sfide della quotidianità con cui ogni ragazzina deve fare i conti. Ragazze pronte ad affrontare il mondo, a liberarsi dai vincoli e trovare la magia dentro di sé, è questo che Miyazaki vede nella scrittura di Eiko Kadono e che vuole trasmettere anche al grande pubblico.
I cambiamenti proposti dal maestro Miyazaki non sono accettati di buon grado dalla Kadono, ma con una grande opera di convincimento del regista e del produttore Toshio Suzuki, il film esce nelle sale nel 1989 e ottiene immediato successo. È, infatti, il primo film diretto da Hayao Miyazaki a essere doppiato in inglese e distribuito dalla Disney nel mercato internazionale.
Menzioni d’onore – Lo Studio Ghibli dà vita a capolavori
Ora, mi sono concentrata solo sui film di Hayao Miyazaki tratti dalla letteratura, ma ce ne sono molti altri che amo particolarmente dello Studio Ghibli: I sospiri del cuore e La collina dei papaveri, entrambi tratti da manga omonimi, l’uno di Aoi Hiiragi e l’altro di Tetsurō Sayama (illustrato da Chizuru Takahashi). E Quando Marnie era qui di Hiromasa Yonebayashi, tratto dal romanzo di Joan G. Robinson del 1967 dal medesimo titolo.
Le menzioni d’onore, e qui dovete perdonarmi lettori cari perché baro, spettano a La tomba delle lucciole e La storia della principessa splendente. Entrambi i film non appartengono a Miyazaki ma sono del fedele amico Isao Takahata.
La tomba delle lucciole – La guerra vista con gli occhi dei bambini
La tomba delle lucciole (1998) è adattato dallo Studio Ghibli dal semi-autobiografico romanzo Hotaru no haka di Akiyuki Nosaka (1967).
La storia si concentra su Seita e Setsuko, fratello e sorella che da soli lottano per la sopravvivenza durante le atrocità della seconda guerra mondiale. Nosaka scrive rivivendo il terribile bombardamento di Kobe, che distrusse definitivamente la pace e la tranquillità della sua infanzia e le precarie condizioni di salute della sorella adottiva Keiko, morta per malnutrizione.
Dopo la pubblicazione di questo suo terzo romanzo, acclamato come i suoi precedenti, Nosaka riceve numerose proposte tutte incentrate sul trasformare il libro in un film. L’autore rifiuta categoricamente ogni offerta, perché crede impossibile ricreare il paesaggio devastato, la sofferenza e la cattiveria dell’uomo durante e dopo il periodo bellico; dubita che i possibili interpreti di Seita e Setsuko siano in grado di portare sullo schermo un carico così forte di emozioni dolorose e dure da sostenere.
Accetta, senza battere ciglio, la resa del romanzo in un lungometraggio animato solo dopo aver visto le tavole di Takahata, ritenendolo l’unico in grado di rappresentare la brutalità della guerra.
La principessa splendente – La favola malinconica di Isao Takahata
La storia della principessa splendente, film del 2013, ha origini molto antiche. Si tratta di una trasposizione letteraria di un racconto popolare giapponese, il Taketori Monogatari (“Storia di un tagliatore di bambù”), conosciuto anche come Kaguya-hime no monogatari (“Storia della principessa Kaguya”). Scritto intorno alla fine del IX e X secolo d.C. da autore ignoto, narra la storia di un anziano intagliatore di bambù che trova una neonata minuscola all’interno della pianta. Porta la piccola a casa e, assieme alla moglie che come lui ha sempre voluto un figlio, la alleva come se fosse sua.
La bambina cresce rapidamente ed è chiaro che si tratti di una ragazzina magica che irradia luce e porta fortuna. I genitori le danno il soprannome di “Principessa Splendente” per la sua radiosa bellezza, che presto attira spasimanti e pretendenti ambiziosi che invano cercano di superare le terribili prove cui la ragazza li sottopone pur di sposarla. Kaguya rifiuta persino l’Imperatore e passa tutto il tempo al tempio a fissare tristemente la luna, luogo da cui realmente proviene e a cui sa che dovrà fare ritorno, dalla sua gente e dalla sua specie.
Nel film di Takahata la storia della principessa prende una piega differente, affrontando le sollecitazioni dell’età adulta e le responsabilità, ma con medesima fine. Una favola malinconica, una ninna nanna tutta giapponese che in qualche modo funge da testamento del maestro, un addio al mondo dell’animazione tanto amato.
Hayao Miyazaki ritorna sul grande schermo – Il ragazzo e l’airone
Siete ancora qui? Spero di sì, ne ho un ultimo in serbo per voi, l’ultimo film del maestro Hayao Miyazaki. Come dite, non vi aspettavate di nuovo lui? Ragazz* ho detto che baravo, e infatti c’è Takahata a far compagnia al suo collega e amico, ma non ho mai detto che non avrei inserito il maestro Miyazaki.
Il ragazzo e l’airone, capolavoro acclamato dalla critica, atteso ardentemente dai fan Ghibli, è basato sul libro di Genzaburō Yoshino (che in realtà si trovò costretto a completare il lavoro iniziato da Yūzō Yamamoto, morto improvvisamente prima di terminare il romanzo), pubblicato dapprima nel 1937 e ripubblicato nel 1945 con delle modifiche. Kimi-tachi wa dō ikiru ka (E voi come vivrete? edito in Italia nel 2019) è essenzialmente un romanzo di formazione, che incita sviluppare un pensiero autonomo, a non farsi controllare dalle idee politiche chiuse e retrograde e a difendere chi è in difficoltà.
Un romanzo le cui vicende ruotano attorno al quindicenne Jun’ichi Honda “Copper”, soprannominato così per il matematico Nicolò Copernico, che s’interroga su scienza, etica e filosofia. Ogni capitolo si colora con una delle tante avventure di Copper accompagnata da “post-it” di suo zio, laureato in giurisprudenza, che pone l’accento sulle lezioni da imparare da ogni esperienza, facendo sì che Jun’chi rifletta su tutto ciò che sta accadendo nella sua vita. Per Yoshino, le simpatiche vicende quotidiane dell’adolescente diventano un mezzo per educare i giovani tanto quanto per intrattenerli.
Il film si distacca completamente dal libro e prosegue secondo una trama del tutto differente, ma che porta ugualmente a interrogarsi sul problema etico di quale sia il senso dello stare al mondo, di come vivere e dell’acquisire una consapevolezza sociale necessaria alla sopravvivenza.
Conclusioni
Il mio consiglio? Recuperate tutto (libri, case, auto, fogli di giornale), leggete e andate a guardare ogni singolo film dello Studio Ghibli, ma ora con una maggiore consapevolezza. I mondi incantati nati dalla mente creativa e fantasiosa del maestro Miyazaki sono stati influenzati da una letteratura altrettanto ricca e grandiosa, degna di essere letta e conosciuta.