In occasione dell’uscita della serie “Batman: Caped Crusader” sulla piattaforma Prime Video e per concludere un discorso iniziato qualche articolo fa, vi parlo della trilogia di Christopher Nolan sul Cavaliere Oscuro, un’opera che divide e fa discutere. Per questione di praticità, ho diviso l’articolo in tre parti, seguendo la successione cronologica delle pellicole e analizzandole nei loro punti di forza e difetti. Prima di arrivare a ciò, è necessario capire in che momento della carriera di Nolan sia arrivato Batman e quale sia stato il suo impatto nella storia del cinema.
Nel corso dell’analisi, vi racconterò qualche aneddoto curioso e qualcosa di meno divertente perché due delle pellicole sono state (indirettamente) al centro di tristi parentesi della cinematografia e della storia americana. Indossiamo la maschera (un po’ stretta) da pipistrello e cominciamo.
Indice
ToggleGenesi della trilogia
Prima di entrare nel vivo delle pellicole, vi racconto la storia della trilogia di Nolan. Nel 2003 la Warner Bros. era pronta a riportare sul grande schermo l’Uomo Pipistrello perché non si parlava più di Batman dopo quello sfortunato esperimento diretto da Joel Schumacher nel 1997 (Batman & Robin).
Il regista inglese però non avrebbe dovuto scontrarsi con quest’ultimo quanto con il Batman che Tim Burton aveva impresso nelle menti di tutti noi tra il 1989 (Batman) e il 1992 (Batman – Il Ritorno), particolarmente amato dai lettori dei fumetti; nonostante tutto Nolan presentò la sua idea, accolta con favore dalla casa di produzione.
Con accanto David S. Goyer per la stesura del soggetto prima e della sceneggiatura poi, Nolan avviò la produzione e il 15 Giugno del 2005 Batman Begins uscì nelle sale di tutto il mondo: il film fu accolto bene dal pubblico e dalla critica e campione di incassi a livello mondiale, con più di 350 milioni di dollari recuperati sui 135 spesi per la sua realizzazione.
Guardando alla filmografia di Nolan e analizzando alcune delle pellicole precedenti alla trilogia su Batman, ci si rende conto subito che questa ha rappresentato la svolta per un regista che aveva all’attivo film che cercavano di farsi strada nel vasto oceano del cinema. Batman Begins lo fece conoscere anche al grande pubblico perché portò in sala il nerd (nell’accezione impropria del termine, che lo spoglia di legami con il mondo dell’informatica) appassionato di fumetti, il cinefilo che voleva confrontare la nuova versione del personaggio di punta della DC Comics e lo spettatore che, semplicemente, gradiva vedere un film al cinema.
Al successo di Batman Begins seguì quello del film The Prestige (2006) su cui Jonathan Nolan, fratello del regista, lavorava da qualche anno dietro suggerimento della produttrice Valerie Dean, che lo ingaggiò per realizzare l’adattamento del romanzo di Christopher Priest, vincitore del James Tait Black Memorial Prize nel 1995.
Così nel 2006 Nolan venne confermato per dirigere un sequel, guadagnando maggiore libertà nella scrittura del plot e decidendo di redigere una storia sull’eroe e la sua nemesi, Joker. Ancora una volta il regista inglese rischiò tanto perché dovette fare i conti con quello che fino ad allora era considerato il Joker per eccellenza, trasposto sul grande schermo da Tim Burton (ancora) e interpretato da Jack Nicholson. Il risultato fu un film perfetto, riuscito sotto ogni punto di vista, dedicato alla memoria di Heath Ledger che è riuscito a imprimersi, in ognuno di noi, come uno dei migliori cattivi cinematografici mai esistiti.
L’attore australiano rimodellò infatti la versione originale del personaggio e la calò nella realtà, donandoci un Joker dall’aspetto clownesco, ma molto più incisivo sul versante psicopatologico: non vuole denaro, non vuole la gloria, vuole solo vedere bruciare tutto nel caos. Il Cavaliere Oscuro arrivò a incassare poco più di un miliardo di dollari nel mondo, divenendo il più importante film supereroistico di tutti i tempi, secondo badtaste.it.
Mentre usciva Inception (2010) si seppe che Nolan avrebbe lavorato al capitolo conclusivo della saga con Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno, con Goyer e suo fratello Jonathan che, per primo, aveva iniziato a mettere mano alla sceneggiatura. Attingendo da diverse fonti analizzate più avanti, si pensò a Bane come villain principale, per creare uno stacco netto con il Joker, nonostante anche il colosso giochi un po’ con la mente dell’Uomo Pipistrello (in realtà nella pellicola si farà maggiormente leva sull’impatto fisico e brutale che Bane avrà su Batman).
Molti ricorderanno la tragedia che accompagnò l’uscita dell’anteprima del film, il 20 Luglio del 2012, quando James Eagan Holmes sparò sulla folla della sala 9 del multisala Century 16 Movie Theater, adiacente al centro commerciale della città di Aurora, in Colorado: il criminale, prima di lanciare gas lacrimogeni e sparare, dichiarò di essere il Joker; sembra che prima dell’attentato Holmes abbia assunto una forte dose di Vicodin (la stessa sostanza trovata nel corpo di Heath Ledger) e abbia tinto i capelli di rosso, con un chiaro riferimento alla scena in cui il Joker fa esplodere un ospedale nel secondo capitolo della trilogia.
“[···] vorrei esprimere il nostro più profondo dispiacere per l’insensata tragedia che ha colpito l’intera comunità di Aurora [···] Credo che i film siano una delle grandi forme d’arte americane e che l’esperienza condivisa di vedere una storia svilupparsi sullo schermo sia un passatempo importante e gioioso. Il cinema è la mia casa e l’idea che qualcuno violi quel luogo innocente e ricco di speranza in maniera così profondamente selvaggia è devastante [···]”
Con queste parole Nolan prese le distanze dalla follia di quel gesto che nulla aveva a che fare con il fine ultimo del cinema, cioè l’intrattenimento sano e la sperimentazione artistica. Chiusa la parentesi cinefumettistica, il regista poté impegnarsi in progetti sci-fi di altro (e alto) livello. Di questo abbiamo discusso in un altro momento, ora occorre entrare nel vivo della trilogia.
Batman Begins
Trama
Il film si apre con la morte dei genitori di un giovanissimo Bruce Wayne, Thomas e Martha. L’evento segna così profondamente la sua vita, da fargli intraprendere un lungo viaggio alla ricerca di vendetta e giustizia. Dopo aver vagato per il mondo, si ritrova in una prigione a Nanda Parbat, dove viene addestrato da Henri Ducard, braccio destro del leader della Setta delle Ombre, Ra’s al Ghul.
Tornato a Gotham City e trovatala corrotta e dominata dalla criminalità, Bruce decide di indossare i panni di Batman, un vigilante mascherato che combatte il crimine utilizzando la paura come arma. Sostenuto dal maggiordomo Alfred Pennyworth e del detective James Gordon, Batman inizia a smantellare le organizzazioni criminali che infestano la città, tra cui quella del boss Carmine Falcone.
Nel frattempo il dottor Jonathan Crane, alias lo Spaventapasseri, mette in atto un piano per diffondere il caos a Gotham tramite una potente tossina allucinogena. Batman dovrà affrontare questa nuova minaccia e far fronte ai piani di Ra’s al Ghul, che intende distruggere Gotham per ricostruirla a sua immagine.
Analisi
Batman Begins si ispira al graphic novel Batman: Anno Uno di Frank Miller ma, all’epoca della scrittura del soggetto, Nolan dichiarò di essersi rifatto anche al Superman di Richard Donner (1978), per la focalizzazione sulla crescita dell’uomo prima, del supereroe dopo; un’operazione del genere non era mai stata compiuta per il Cavaliere Oscuro. Infine il regista inglese guardò all’estetica futuristica presente in Blade Runner di Ridley Scott (1982) per immaginare il design di Gotham City.
Tema portante del film è la paura, che Bruce deve superare e vincere, a partire da quella provata da bambino per i pipistrelli, profetici di un futuro da eroe mascherato. Per questo Nolan ha scelto come villain principali Spaventapasseri, mai portato sullo schermo e abbastanza inquietante con cappuccio e gas allucinogeni, e Ra’s al Ghul, che nei fumetti è un uomo immortale e anche tra i primi a scoprire l’identità di Batman. Nel film non è immortale, però è il suo nome che si carica di maggior eco nell’obiettivo di purificare la società dalla corruzione.
A colpire i fan però è stato sicuramente il design della tuta di Batman, il primo oggetto di scena che qualsiasi lettore di fumetti osservi per primo. La tuta è composta da un materiale tanto leggero quanto resistente, con dei bracciali corazzati con lame in grado di bloccare e spezzare spade. Lucius Fox doterà il suo amico e collaboratore di rinforzi in kevlar, una corazza in kydex e una seconda tuta in nomex. Il cappuccio, inoltre, è collegato elettronicamente ai rifugi del Crociato Incappucciato, oltre che avere una speciale tecnologia per la visione notturna.
Un costume del genere, studiato nei minimi dettagli per una resa più realistica possibile, non può non colpire gli occhi di noi spettatori anche per l’impatto emotivo che trasmette. Durante le riprese però si è rivelato troppo rigido per il povero Christian Bale, che più volte ha lamentato poca libertà di movimento.
Di questo se ne sono accorti anche gli spettatori che, pur avendo apprezzato le dotazioni della batsuit, sono stati poco contenti della resa dei combattimenti, troppo macchinosi e poco fluidi. Il regista ha sciolto tale impasse sostenendo che il suo obiettivo era quello di portare sul grande schermo non l’imbattibile supereroe dei fumetti, ma un uomo che indossa un costume e mette alla prova i suoi limiti.
E se parliamo di tecnicismi che hanno fatto storcere il naso al pubblico, non possiamo non parlare della voce modificata di Batman (che nel doppiaggio italiano, piaccia o meno, Claudio Santamaria ha replicato quasi fedelmente). Aprendo un qualsiasi sito e digitando le parole “Batman – Nolan – critiche“, il primo risultato della ricerca è la quasi insopportabile voce del protagonista, eccessivamente modificata e abbassata di molti toni tanto da diventare il meme del Batman che ringhia; i fedelissimi fan di The Big Bang Theory ricorderanno il famoso riferimento di Howard Wolowitz alla voce di Bale durante il discorso in auto con Adam West, l’iconico Batman degli anni Sessanta.
Il Cavaliere Oscuro
Trama
Gotham City sembra aver trovato speranza grazie a Batman, ma una nuova minaccia incombe sulla città: Joker. Enigmatico e imprevedibile, il clown del crimine semina il caos in città con l’unico obiettivo di dimostrare che Batman è solo un uomo e che la legge non ha alcun potere su di lui.
Il Cavaliere Oscuro si trova di fronte alla sua più grande sfida. Joker non è un semplice criminale, ma un vero e proprio agente del caos che mette in discussione i valori fondamentali di Gotham e dei suoi abitanti. Batman dovrà affrontare non solo la sua violenza, ma anche la corruzione che infesta la città e la sfiducia crescente nei confronti delle istituzioni.
Nasce così un duello psicologico tra Batman e la sua nemesi: Joker cerca di spingere Batman oltre i suoi limiti e Batman, a sua volta, cerca di smascherare i piani di Joker e riportare l’ordine in città.
Analisi
Con questo secondo capitolo della saga tocchiamo vette altissime, complice la scrittura di uno dei personaggi più amati della DC Comics, coadiuvata dalla magistrale interpretazione di Heath Ledger, scomparso poco dopo la fine delle riprese. Le fonti da cui Nolan e Goyer attingono stavolta sono Il lungo Halloween di Jeph Loeb e The Killing Joke di Alan Moore.
Nolan ricrea alla perfezione l’ambiguo rapporto che intercorre tra Batman e la sua nemesi, dimostrandoci quanto non sia tanto distante da lui. Emblematica la scena dell’interrogatorio in cui Joker rivela tutta la sua essenza con parole che Batman avverte come sue: prima fa leva sul senso di colpa dell’eroe, poi gioca con la sua mente dicendogli che non vuole ucciderlo perché senza di lui tornerebbe a fregare trafficanti mafiosi. No, Batman completa Joker e Joker rappresenta la ragion d’essere di Batman.
Entrambi i personaggi muovono i propri passi dalla solitudine ma, durante il percorso di formazione, uno si distinguerà per il forte senso di giustizia che lo porterà a combattere il crimine, l’altro si caricherà di lucida follia per perseguire i propri scopi. Bisognerebbe porsi delle domande su un dualismo tanto netto che si innesta sui concetti di bene e male: quanto il Joker rappresenti l’anormalità? Secondo quali criteri si possono giudicare le intenzioni di qualcuno normali o anormali? Quanto il forte senso di giustizia, cavallo di battaglia del Cavaliere Oscuro sin dalle prima pagine dei fumetti, porti a percorrere sempre la giusta direzione? Qual è, dunque, il confine tra l’eroe e il villain?
Una risposta esatta non esiste perché molto dipende da come i due concetti sono considerati personalmente da ognuno di noi. Sicuramente ogni battuta del Joker ha l’obiettivo di instillare in noi il dubbio e minare alla radice le nostre certezze, proprio come accade a Bruce prima, e Batman poi. Un compito del genere non poteva non essere assolto da Ledger, come ricorda Christopher Nolan:
“L’abbiamo guardato svilupparsi con il costume, il trucco e tutto il resto, ho avuto modo di far parte di quel processo creativo, sul set c’erano sempre momenti come il fatto di applaudire o cose che faceva con la sua voce che era sempre così imprevedibile. […] essere riconosciuto in quel modo (il regista si riferisce all’Oscar postumo come Migliore Attore non Protagonista) penso che fosse molto significativo per la sua famiglia e per la storia del cinema”
Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno
Trama
Otto anni dopo gli eventi che hanno sconvolto la città di Gotham sembra essere tornata la tranquillità, ma un nuovo segreto striscia nell’ombra: il procuratore distrettuale Harvey Dent è stato dichiarato eroe e martire, ma la sua trasformazione in criminale è stata tenuta nascosta al pubblico per mantenere la pace. Bruce Wayne, ormai in là con gli anni e provato, ha abbandonato il ruolo di Batman e vive ritirato.
L’apparente equilibrio è sconvolto dall’arrivo di Bane, un terrorista mascherato che prende il controllo della città dai sotterranei e minaccia di distruggerla con una bomba nucleare. A seguire la scia di criminalità che si diffonde a Gotham sarà anche Selina Kyle, ladra enigmatica e affascinante.
Bruce torna a indossare il mantello di Batman con l’aiuto di Alfred e Lucius Fox, per combattere nuovi e vecchi fantasmi che tornano dal suo passato.
Analisi
Le fonti da cui Nolan ha attinto per la stesura del terzo capitolo della saga sono diverse: Il ritorno del Cavaliere Oscuro di Frank Miller, l’arco narrativo Knightfall (di Dennis O’ Neal, Doug Moench e Chuck Dixon) e Terra di Nessuno che vede tra gli autori anche Paul Dini. Portare elementi di tre saghe fumettistiche in una sola pellicola ha creato un po’ di confusione.
Dei tre film, infatti, questo è il più debole perché segnato da troppi riferimenti, un po’ di stanchezza nella messinscena e una debole caratterizzazione del villain principale, Bane. La prima critica mossa al film riguarda proprio questo personaggio, distante dai fumetti che lo dipingono come un criminale dotato di grande intelletto. Per aderenza al vero, come è tipico della poetica di Christopher Nolan, Bane viene “declassato” a semplice terrorista, ma il problema non è questo perché calare il Batmanverse nella realtà era nei progetti del regista fin dall’inizio della trilogia: il problema è che Bane manca di imponenza e mordente, nonostante dietro il respiratore ci sia Tom Hardy.
In secondo luogo, c’è una leggera mancanza di continuity tra Il Cavaliere Oscuro e questo terzo capitolo perché la fine del precedente lasciava intendere che Batman avrebbe, nonostante tutto, continuato la sua attività da vigilante. Essersi ritirato per ben otto anni tradisce il bellissimo discorso finale tra Batman e il Commissario Gordon.
Per qualcosa che non funziona, qualcos’altro è una carta vincente: John Blake, poliziotto orfano che sul finale scoprirà qualcosa che determinerà un futuro non esplicitato nel film, ma è chiaramente un riferimento (anzi, una bella crasi) a due personaggi dei fumetti, Dick Grayson e Tim Drake.
Insomma, con pregi e difetti, Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno è un buon film che chiude bene un’opera immensa divenuta di culto nella cinematografia di intrattenimento.
O muori da eroe…
Cosa resta della trilogia di Nolan? Un cult che, con pregi e qualche difetto, si è imposto nel cinema mainstream e ha portato molti profani del fumetto a recuperare alcune storie cartacee fondamentali alla comprensione della mitologia del Cavaliere Oscuro. Tra i meriti del cinema va anche riconosciuto quello di avvicinare alla lettura diversi spettatori, demolendo (perché non imprescindibile) l’assioma secondo cui si debba prima leggere, poi vedere; a volte, fruire di un prodotto sul grande schermo, prima di leggerne la fonte originaria, dà una certa spinta al senso critico con il quale la si affronta.
Il regista ha voluto raccontare la storia di un uomo che muove i primi passi tra il dramma e la paura e che, aiutato dall’unica persona su cui potrà sempre contare, Alfred, cade e trova la forza di rialzarsi. Nolan porta su pellicola un supereroe fallibile che si mette alla prova fisicamente e mentalmente. I nemici scelti, infatti, sono perfetti contraltari di Batman da questi punti di vista. Da un lato, personaggi come lo Spaventapasseri e, soprattutto, Joker, fanno dubitare Batman delle proprie certezze e della propria morale, dall’altro figure come Bane lo temprano nel corpo e lo costringono a rimarginare le proprie ferite e prepararsi allo scontro decisivo.
La decostruzione del protagonista principale, presente in ogni capitolo, è funzionale alla manifestazione della realtà in tutte le sue forme che, come abbiamo imparato a conoscere, è il focus principale della poetica nolaniana. Si è parlato poco, se non per accenni, di un personaggio che rappresenta la propensione dell’uomo sempre in bilico tra bene e male, Harvey Dent. Il procuratore distrettuale, infatti, da simbolo della lotta alla corruzione che dilaga a Gotham City, ne è completamente fagocitato, dimostrando quanto nella stessa figura convivano due realtà e la decostruzione non sia sempre risolutiva del bene.
Il nome del villain di cui ricoprirà il ruolo non è casuale: Due Facce è il nemico di Batman che crede tanto nel libero arbitrio, quanto nella casualità, e si muove sul filo dell’ambiguità, come dimostra il percorso che lo porta a diventare il nemico da sconfiggere. A tal proposito, circolava una teoria che potrebbe avere un qualche fondamento: durante le fasi del processo a Maroni, il testimone chiave minaccia Dent con una pistola che il procuratore, nella calma più serafica, critica per la scarsa manifattura, affatto spaventato dal pericolo. Che avesse pianificato tutto fin dall’inizio per ergersi come eroe?
La conferma potrebbe venire anche dalla successiva (falsa) ammissione di essere Batman; Dent vuole aiutare la città e dare alla gente sfiduciata qualcosa a cui aggrapparsi, ma vuole anche il suo momento di rivalsa. Tale ambiguità sotterranea sfocerà nella nascita di Due Facce, l’antieroe che si affida al lancio di una moneta, emblema del dualismo. “O muori da eroe o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo” sono le parole con cui Dent si congeda e lascia spazio al suo alter ego Due Facce.
Vi racconto un aneddoto sulla battuta che più è rimasta impressa nella testa degli spettatori e che si presta a svariati contesti: questa frase è il tormento di Christopher Nolan perché l’ha scritta il fratello Jonathan e lo perseguita letteralmente da sedici anni ma, soprattutto perché, almeno inizialmente, non la capì: la lasciò lì nella sceneggiatura, convinto di poter trovare un modo per usarla. E mai modo fu più idoneo. La frase che pronuncia Dent mostra quanto il bene e il male siano connaturati alla sua persona, agli uomini tutti e a Batman stesso, come conferma il regista:
“[···] ci sono persone che si mettono in gioco e spesso la scommessa si ritorce contro di loro. È anche la vecchia idea del potere assoluto che corrompe in modo assoluto. Ci è sembrata si applicasse sia alla tragedia di Harvey Dent che a quella di Batman [···]
L’eredità di Batman
Ad oggi, la trilogia di Nolan su Batman (che stava per abbandonare dopo Batman Begins per dedicarsi ad altri progetti che esulassero dal mondo fumettistico) è un caposaldo della cinematografia contemporanea che riscrive e reinterpreta un soggetto difficile da trattare, ed è presa a modello per altre produzioni. Penso a Joker diretto da Todd Phillips nel 2019 e interpretato magistralmente da Joaquin Phoenix. Considero la pellicola un dramma umano che ruota attorno al prodotto della società che viviamo e che, solo casualmente, porta il nome di Joker.
Questi viene estrapolato dal fumetto e calato nella realtà alla maniera di Nolan, inoltre è chiaro che Phoenix (in atteggiamenti e mimica facciale) si sia ispirato a Ledger. La differenza tra i due sta nella scrittura del personaggio e nello spazio che gli viene dato: nel Joker di Phillips emerge quanto la vita non sia stata clemente con il protagonista e quanto la società tenda a escludere e deridere il diverso; nel Joker di Nolan emerge potente la lucida follia che in Phillips verrà tratteggiata solo sul finale. In questa brevissima analisi, non dimentichiamo che Phillips ha dedicato al suo carattere un intero film, mentre in Nolan è “solo” un’altra faccia della medaglia.
Non esiste un Joker migliore di un altro, non davanti a prestazioni di questo calibro; esistono il cinema, le idee, lo studio, gli omaggi e i riconoscimenti.
Se posso aggiungere un’ultima cosa a conferma di quello che penso della saga batmaniana di Nolan e della sua importanza, un certo regista di nome Steven Spielberg, il maestro dei blockbuster capace di dirigere anche capolavori del calibro di Schindler’s List (1993), così si è espresso: “[···] Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan riceverebbe sicuramente una nomination come Miglior film [···]” soprattutto in un periodo in cui i blockbuster sono maggiormente presi in considerazione dal pubblico e dall’Academy e dimostrano che si può fare cinema di spessore intrattenendo.
E se lo dice Spielberg, possiamo fidarci.