Dopo una lunga attesa, il nuovo film di Hayao Miyazaki vede finalmente la luce.
Proiettato proprio in questi giorni nei cinema italiani, Il ragazzo e l’airone (titolo originale: Kimitachi wa dō ikiruka? , in italiano traducibile come “E voi come vivrete?”) è da subito un grandissimo successo grazie all’ottimo esordio al box office mondiale che lo porta nella cerchia dei film più visti durante la prima settimana dell’anno nuovo, nonché probabilmente il film dello Studio Ghibli più visto di sempre al cinema in Italia.
Caratterizzato da una campagna marketing assolutamente priva di dettagli sia sulla trama generale che sui personaggi stessi, la curiosità è stata sicuramente un fattore decisivo nella corsa alla visione del lungometraggio. In occasione del Lucca Comics&Games 2023 e del Festival del Cinema di Roma, pochi individui avevano avuto la possibilità di poter vedere in anteprima il tanto atteso film che ha suscitato il clamore del pubblico e critiche estremamente positive.
Ma cosa rende Il ragazzo e l’airone così speciale? Perché è considerato da molti il “testamento artistico” di Miyazaki? Questo articolo non vuole essere una recensione, ma piuttosto una analisi degli elementi più interessanti e che maggiormente hanno attirato la mia personale attenzione: molte, infatti, sono le riflessioni che la pellicola riesce a far emergere, ma altrettanto ermetiche sono alcune scelte di Miyazaki che ad un primo sguardo risultano di difficile comprensione.
Per questo motivo, i lettori sono avvisati della presenza di SPOILER: quindi, se non avete ancora visto il film, ritornate più tardi!
Per tutti gli altri, invece, è il momento di immergersi totalmente nelle atmosfere magiche di questo nuovo capolavoro!
Indice
ToggleIl ragazzo e l’airone, la trama
Seconda Guerra Mondiale. Tokyo si sveglia nel cuore della notte colpita dai bombardamenti nemici e Mahito scopre che l’ospedale in cui sua madre si trova è completamente in fiamme. Alla sua morte, egli si trasferisce insieme a suo padre, capo di un’industria di armamenti, in una sontuosa residenza lontana dalla città e immersa nel verde. Qui Mahito viene accolto calorosamente dalla nuova moglie del padre, Natsuko, che porta in grembo il suo futuro fratellino.
Mentre esplora i dintorni della residenza, il ragazzo inizia a sentirsi osservato da un airone cenerino che pare fargli dei veri e propri dispetti, fino a quando non scopre che il volatile è in grado di parlare e gli rivela che sua madre in realtà non è morta. Allo stesso tempo, Mahito scopre che anche Natsuko è scomparsa. Scettico delle parole dell’airone ma anche curioso di sapere la verità, decide di seguirlo alla ricerca delle due donne in un mondo che sembra sospeso tra la realtà e la fantasia e abitato da imprevedibili e bizzarre creature.
I personaggi
I protagonisti dei film dello Studio Ghibli sono sempre profondamente caratterizzati da una grande componente umana e da una forte crescita personale. Anche i personaggi de Il ragazzo e l’airone racchiudono una raffinata scrittura emotiva e ognuno di loro è definito in ogni dettaglio, probabilmente superando molti dei protagonisti più iconici della casa di animazione.
Mahito è un ragazzino silenzioso e solitario, segnato dalla morte di sua madre a cui, tuttavia, non sembra ancora del tutto rassegnato. Nella sua nuova scuola subisce episodi di bullismo di cui non vuole parlare con gli apprensivi genitori, arrivando addirittura a infliggersi da solo delle ferite pur di non ammettere di essere stato preso di mira dai suoi compagni. La sua vita però cambia all’improvviso quando l’airone cenerino gli rivela che sua madre non è morta, ma che lo sta aspettando da qualche parte in una realtà diversa.
Allo stesso tempo, Mahito è fortemente segnato dagli eventi che il Giappone del suo tempo stava affrontando, sebbene venga da subito allontanato dalla bruttezza della guerra andando a vivere in campagna con suo padre e la sua “nuova” mamma. In questo caso, molti elementi sulla vita di Mahito sono direttamente ispirati alla biografia dello stesso Miyazaki, come i riferimenti al lavoro di suo padre (ingegnere aeronautico) e la passione per un libro regalatogli da sua madre dal titolo E voi, come vivrete? di Genzaburō Yoshino. Questi dettagli aiutano a comprendere come Miyazaki abbia inserito parte della sua vita come motore dell’intera storia, mettendo a nudo tutti i suoi pensieri e ricordi più intimi.
L’airone è una creatura strana e dispettosa: egli guiderà il ragazzo all’interno di quel mondo fantastico, sebbene in modo più o meno discontinuo. Il suo carattere particolarmente ambiguo non lo colloca esattamente tra le figure totalmente positive del film, soprattutto per via del fatto che spesso sembra porre dei veri e propri ostacoli tra Mahito e il suo obiettivo. In molte culture asiatiche, l’airone cenerino è considerato un vero e proprio uccello del malaugurio, sebbene abbia la funzione di psicopompo (ovvero scortare le anime dei defunti nell’aldilà).
A dispetto delle sue fattezze da adulto, l’airone si dimostra bugiardo e spesso si fa beffe del protagonista dando sfoggio alla sua natura capricciosa, simile a quella di un bambino, mentre nel mondo degli spiriti, Mahito si comporta in modo maturo e responsabile, rendendosi utile agli altri e maturando man mano che la storia va avanti.
Tra i numerosi personaggi presenti, Himi è sicuramente uno dei più interessanti della pellicola. Capace di controllare il fuoco, potere che usa per proteggere gli altri, sarà proprio lei a fare sia da Virgilio che da Beatrice al protagonista (e quindi da “guida”) nel mondo degli spiriti, aiutandolo a cercare sia Natsuko che sua madre. Himi è protettiva e affabile, e cerca di tenere lontano il ragazzo dai guai: sul piano strettamente simbolico, la ragazza rappresenta un ponte tra passato e futuro, le cui sorti sembrano essere proprio nelle mani dello stesso Mahito, e di cui lei è solo un’impotente spettatrice.
Elemento costante dei film dello Studio Ghibli, ne Il ragazzo e l’airone il fuoco che si manifesta attraverso la guerra in tutto il suo potere distruttivo, grazie a Himi assume un ruolo purificatore con il quale allontanare la malvagità dal mondo.
La figura del Signore della Torre, invece, è sicuramente la più difficile da analizzare. Sebbene sia presente solo nella parte finale dell’opera, egli è colui che tiene in piedi il mondo in cui lo stesso Mahito vive. Ispirato probabilmente alla figura di Isao Takahata, grande amico e mentore di Miyazaki venuto a mancare nel 2018, il Signore della Torre rappresenta il “maestro”, ovvero la figura che ha il compito di guidare le nuove generazioni verso il futuro. Le pietre della stabilità, intrise di potere magico, sono ormai precarie e tocca a Mahito (in quanto giovane) il compito di mantenere o disfare quell’equilibrio.
Con il Signore della Torre, Miyazaki sintetizza la sua volontà di cercare un “successore”, inteso come nuovo essere umano incorrotto che possa vivere senza fare la guerra ad altri esseri umani. Un ciclo infinito che si tramanda da persona a persona, di generazione in generazione, aspettando colui che riuscirà a guidare gli uomini verso la via del bene.
Degni di nota sono i personaggi comprimari, come le vecchie governanti della villa (importanti ai fini della crescita personale di Mahito) e Natsuko, ovvero colei su cui ruota l’intera idea di futuro. Natsuko è una donna affettuosa e schietta e non esita a mostrarsi materna nei confronti di Mahito. Tuttavia, quell’affetto così sentito è per lui fonte di dolore e cerca in tutti i modi di respingere la donna e le sue premure: Mahito vorrebbe odiare Natsuko ma non ne è in grado, perché la donna dimostra di volergli bene sin dal suo arrivo nella residenza.
Sebbene in modo meno diretto, anche il neonato che Natsuko deve necessariamente partorire assume un profondo significato: egli rappresenta la possibilità di un futuro migliore, esattamente come lo rappresentava Mahito prima di crescere e di “corrompersi” con le bruttezze della vita. Sia Himi che Mahito, infatti, rinunciano a plasmare il mondo con i poteri offerti dal Signore della Torre perché ormai anche loro, nonostante la giovane età, hanno conosciuto la malvagità: entrambi lasceranno il futuro del mondo al nascituro prima che possa conoscere gli orrori della guerra e dandogli la possibilità di costruire un mondo migliore.
Le ambientazioni
I riferimenti ai film più famosi dello Studio Ghibli sono evidenti in moltissime scene della pellicola, rimarcando anche una sontuosa ricerca stilistica che ne Il ragazzo e l’airone raggiunge livelli altissimi. Ogni scena appare artisticamente suggestiva grazie alla bellezza dei colori brillanti che solo l’animazione tradizionale è capace di raggiungere. Particolarmente coinvolgenti sono le scene ambientate nel grande giardino della residenza caratterizzata da una fitta e vibrante vegetazione.
Altrettanto ben espresso è lo stile tipico del periodo Shōwa (1926-1989), in cui elementi occidentali e giapponesi tipici si fondono perfettamente in modo unico: ciò è visibile soprattutto dall’arredo delle dimore e dagli abiti finemente dettagliati, dimostrando grande attenzione anche alla storicità degli elementi presenti sulla scena.
Miyazaki riesce a inserire in maniera raffinata numerosi elementi provenienti dalla cultura letteraria occidentale, come ad esempio l’incisione sull’ingresso al mondo degli spiriti ispirata direttamente dalla Divina Commedia dantesca. Troviamo, inoltre, molti riferimenti a famose opere d’arte che fanno da sfondo all’intera pellicola, sottolineando la cura maniacale per ogni singolo elemento presente nella storia.
A un primo impatto, la natura atemporale e imprecisa del mondo degli spiriti crea regole apparentemente non chiare e che solo i suoi abitanti conoscono: ciò confonde lo spettatore più volte, tanto da precludergli spesso il significato di ciò che vede all’interno della pellicola. Dal punto si vista simbolico potremmo definirlo come il modo in cui spesso i bambini si autoimpongano delle regole apparentemente assurde mentre giocano, sottolineando ancora di più come la mente di Mahito si sia rinchiusa in un mondo in cui non sono gli adulti che decidono per lui, ma in cui è lui a decidere per sé stesso.
Il viaggio alla ricerca di sua madre non è altro che un modo per esorcizzare la paura di affrontare la vita e le sue complessità, ribaltando completamente i ruoli in cui gli adulti si comportano da bambini e i bambini si comportano come adulti. Mahito, costretto a crescere velocemente a causa della guerra, si costruisce il suo mondo ideale in cui l’airone rappresenta il suo lato infantile: quello, cioè, che non ha potuto vivere fino in fondo a causa dei suoi tristi trascorsi. Solo attraverso una profonda accettazione dell’idea della morte, Mahito riuscirà a uscire dal suo mondo fantastico e affrontare il mondo reale, con tutto ciò che di positivo e negativo comporta.
Pellicani e parrocchetti
Caratterizzata sin da subito da un simbolismo a più tratti ermetico, la storia di Mahito si articola in più scenari in cui il mondo degli spiriti si sovrappone a quello reale. Gli uccelli sono gli animali che più di tutti dominano e vengono considerati come una specie invasiva e pericolosa, da cui il giovane dovrà difendersi per portare a termine il suo obiettivo.
Particolarmente curioso è il ruolo dei pellicani, famelici mangiatori di warawara (anime che devono reincarnarsi in esseri umani) e dei parrocchetti, uccelli buffi e colorati che in realtà nascondono un’anima malvagia e ingorda. Sebbene a primo impatto sembrino guidati dal solo istinto di uccidere, creando enormi danni al fragile ecosistema del loro mondo, nel breve discorso con un pellicano morente Mahito scopre che quell’atto all’apparenza così crudele non è altro che il loro istinto di sopravvivenza.
A dispetto dell’apparenza, i pellicani sono dotati di intelletto e il loro piumaggio bianco sottolinea la loro natura candida e priva di peccato, nonostante uccidano per cibarsi. Potremmo dire, dunque, che i pellicani rappresentino lo stato più primordiale dell’essere umano e, secondo Miyazaki, ancora incorrotto dall’avidità.
Al contrario, sebbene abbiano costruito una società più ordinata ed evoluta, i parrocchetti non riescono a comunicare come il pellicano, urlando e comportandosi come se non avessero intelletto. Anche in questo caso, il paragone con l’essere umano è calzante: per quanto l’umanità sia civile e più organizzata, uccide per il semplice gusto di farlo. Solo il loro sovrano è dotato di parola e il suo scopo è quello di impossessarsi del potere arrivando addirittura a ricattare il Signore della Torre.
I parrocchetti rappresentano l’essere umano esposto agli effetti della corruzione morale, che diventa sempre più malvagio e povero intellettualmente man mano che la sua civiltà progredisce. Pellicani e parrocchetti sono dunque momenti diversi dell’evoluzione umana: la prima, sebbene primordiale e poco civilizzata, si mostra meno crudele di quella più avanzata, il cui scopo è solo quello di ingozzarsi per avidità e ottenere sempre più potere.
E voi, come vivrete?
In conclusione, Il ragazzo e l’airone è un capolavoro pregno di simbolismo e umanità, elevato artisticamente dai suggestivi scenari e e dalle animazioni di altissimo livello. Avidità e generosità, amore e rabbia, guerra e pace: ogni elemento è messo al suo posto in maniera calibrata e significativa, creando numerosi spunti di riflessione sulla vita e sulla sua essenza. In quest’opera Miyazaki esprime tutte le sue speranze per un futuro migliore da affidare ai giovani, poiché solo loro hanno la possibilità di rendere il mondo un posto migliore.
Assolutamente da non perdere e consigliato a tutti coloro che vogliano immergersi in una storia senza tempo e che parla a tutte le generazioni. E voi, come vivrete?