Chi mi conosce sa del senso di angoscia che mi pervade se sento parlare di equazioni e teoremi, e sarà stupito di leggere un articolo scritto proprio da me sui robot e sul loro funzionamento. Miei cari vorrei solo dirvi che sì, continuo a provare lo stesso terrore verso i calcoli e le formule matematiche come la strega dell’Ovest con l’acqua, ma che trattandosi di letteratura il discorso cambia. Leggere i romanzi di Isaac Asimov è vedere il mondo attraverso gli occhi della fantascienza e rendersi conto che quanto immaginato dall’autore, al giorno d’oggi, appare quanto più reale possibile.
Isaac Asimov è stato un prolifico scrittore, pubblicando più di 500 libri nel corso della sua carriera, un attento scienziato e divulgatore, spinto da un’implacabile sete di conoscenza. Ha sviluppato diverse teorie divenute poi fondamentali per i progressi dell’intelligenza artificiale e delle interazioni tra uomo e macchina.
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ToggleIsaac Asimov scopre la fantascienza
Isaak Judovič Azimov nasce a Petroviči, un villaggio rurale della Russia, il 2 Gennaio 1920 da genitori ebrei. All’età di tre anni emigra con la sua famiglia negli Stati Uniti, a New York, nel quartiere di Brooklyn. Nel distretto suo padre apre un emporio, dove si occupa della vendita di dolciumi e riviste. Il giovane Isaac trascorre nel negozio intere giornate aiutando il padre e leggendo voracemente. Inizia ad amare la fantascienza a nove anni, proprio quando il genere comincia la sua ascesa verso la popolarità attraverso i Pulp Magazine.
Convince suo padre che la rivista Science Wonder Stories di Hugo Gernsback tratta di argomenti seri, nonostante le raffigurazioni di navi spaziali e alieni nelle copertine, e da quel momento in poi si rifugia regolarmente nel magazzino del negozio per immergersi nella lettura di queste avventure ai confini della realtà.
Isaac è uno studente brillante, si laurea in biochimica nel 1939 e già vede chiaramente come la letteratura fantascientifica possa farsi portavoce del cambiamento sociale opponendosi alle barbarie e alle ideologie militaristiche, della prima e della nascente Seconda Guerra Mondiale. Con la sua particolarità di guardare l’oggi e chiedersi cosa produrrà il domani la fantascienza, secondo Azimov, può promuovere una tecnologia al servizio di una società più unita e umana in nome della ragione.
Gli anni quaranta sono prolifici a livello di scrittura e pubblicazioni di racconti.
Il Ciclo dei Robot
Nel 1941 pubblica sulla rivista Astounding Science Fiction sotto la guida di John W. Campbell, che diviene suo mentore e con cui mantiene il sodalizio fino a che l’editore non mostra tendenze filo-naziste. La pubblicazione di racconti all’interno del periodico consente ad Asimov di entrare a contatto con Heinlein e Clarke, autori del genere fantascientifico, che come lui promuovevano una rivoluzione sociale attraverso l’era informatica e spaziale.
All’interno del periodico pubblica molte delle sue celebri storie sugli androidi, che sono poi raccolte nella serie di racconti Io, Robot (1950). Le storie (appartenenti al ciclo dei robot) avevano come temi il cervello positronico e le Tre Leggi della Robotica cui gli umanoidi devono sottostare. Fatti ambientati nel futuro prossimo, dettati dalla mancanza di fiducia degli esseri umani nei confronti dei robot, definita dallo stesso autore con il termine “complesso di Frankenstein”: la paura che una macchina possa ribellarsi contro il proprio creatore.
Nel 1940 pubblica Robbie conosciuto anche come Uno strano compagno di giochi, un racconto breve sulla rivista Super Science Stories, che è a tutti gli effetti, il primo racconto di fantascienza incentrato sui robot positronici. Asimov distingue due diverse tipologie di androidi: da un lato quei robot che si ribellano agli umani e provano astio, dall’altro i robot buoni ma sciocchi, facilmente ingannabili. Asimov a sua volta ne inventa un terzo tipo: un robot che è una semplice macchina al servizio dell’uomo. Nasce così la figura del robot positronico, umanoidi in grado di apprendere e di compiere scelte e azioni in modo autonomo.
Isaac Asimov precede l’intelligenza artificiale
Fermiamoci un attimo, facciamo un respiro! Ora seguitemi attentamente perché passiamo velocemente alla chimica e neurobiologia per spiegare cosa è un positrone. Sempre per chi mi conosce (chiudete la bocca, la vostra mascella tocca terra) mi credevate fessa ma io a sei anni volevo fare la scienziata e comunque ho studiato allo Scientifico.
Brevemente, il positrone è il gemello di antimateria dell’elettrone (particella elementare a carica negativa che costituisce l’atomo), simile a esso ma con carica positiva. Nel nostro corpo sono presenti entrambi e producono energia, o meglio raggi gamma quando il positrone s’imbatte nell’elettrone e finisce per annichilirsi emettendo radiazioni.
Il cervello positronico è un sistema artificiale progettato per imitare il funzionamento della mente umana. Composto da neuroni artificiali e reti neurali interconnesse consentirebbe ai computer di elaborare informazioni, apprendere da esperienze passate e prendere decisioni di volta in volta sempre più elaborate. Attraverso algoritmi di apprendimento automatico, questo sistema avanzato di intelligenza artificiale può acquisire conoscenza, raffinare le sue abilità e adattarsi a situazioni nuove o complesse.
Il cervello positronico
Robbie quindi è il primo androide dotato di una mente quanto più umana e senziente, un simpatico amico e compagno di giochi per Gloria, una bambina che vive nel 1998, epoca in cui secondo Asimov la gente sta sviluppando un forte timore verso i robot. Ed è proprio questo che prova la mamma di Gloria verso Robbie: teme che possa fare del male a sua figlia. La donna si ricrederà non appena vedrà l’umanoide salvare la vita di sua figlia perché ormai affezionato e fedele alla piccola.
Secondo racconto sui robot positronici è Essere razionale, pubblicato nel 1941 su Analog. In questo racconto fa la comparsa, pur senza essere menzionata esplicitamente, la Seconda Legge della Robotica. È la volta poi di Bugiardo! che esce sulla rivista sempre nello stesso anno, in cui Azimov menziona per la prima volta la Prima Legge della Robotica ma non le altre e anticipa il discorso del “doesn’t compute”; la frase “non calcola” pronunciata da computer e androidi mostra un tipo di dissonanza cognitiva che porta all’autodistruzione del sistema. Nel caso di Bugiardo! la macchina non sarà in grado di evitare di infrangere la Prima Legge della robotica: non fare del male all’essere umano e non permettere che l’uomo sia danneggiato.
Le Tre Leggi della Robotica
Finalmente nel 1942, per Astounding Science Fiction, Asimov enuncia compiutamente le Tre Leggi della Robotica nel racconto Circolo vizioso. Sempre nello stesso testo compare per la prima volta la parola “robotica”.
Prima di Asimov, il termine “robot” fu coniato, nel 1920, dallo scrittore cecoslovacco Karel Čapek nel suo dramma fantapolitico – sociale R.U.R. Il termine, che deriva dal vocabolo ceco robota (lavoro forzato), viene usato per denominare i lavoratori artificiali che appaiono nel dramma. Le storie dei robot avevano seguito la formula stabilita in R.U.R, da Karel Čapek: i robot vengono inventati, si rivoltano contro il loro creatore, ne consegue la distruzione (del creatore, dei robot o della civiltà in generale), un po’ come nel Frankenstein, primo vero romanzo di fantascienza.
Asimov, essendo un uomo di scienza, si rese conto che i robot sarebbero stati strumenti utili al genere umano se regolati da sistemi di sicurezza che ne avrebbero impedito il mal funzionamento. Queste misure di cautela sono le Tre Leggi della Robotica, imperative per gli androidi, che compaiono, come già scritto in precedenza, in Girotondo.
Le tre leggi della robotica regolano il funzionamento del cervello dei robot e sono:
- Un robot non può recare danno agli esseri umani, né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, gli esseri umani ricevano danno.
- Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, tranne nel caso che tali ordini contrastino con la Prima Legge.
- Un robot deve salvaguardare la propria esistenza, purché ciò non contrasti con la Prima e la Seconda Legge.
In Circolo vizioso ci troviamo su Mercurio, anno 2015, in compagnia di due scienziati il cui compito è quello di capire se una missione precedentemente fallita possa essere portata a termine con l’aiuto dei robot.
Uno dei loro androidi, Speedy, inviato dagli esseri umani a raccogliere selenio da una pozza su Mercurio, però è completamente in tilt. Dovrebbe portare il selenio agli scienziati per ricaricare i loro schermi solari, ma al contrario, gira all’impazzata attorno alla pozza e avvia un circolo vizioso proprio per il fatto di dover seguire la Seconda (obbedire agli ordini degli esseri umani) e la Terza Legge (preserva la tua esistenza, purché tu non contraddica le prime due leggi).
La mancanza di protezione dal calore intenso di Mercurio rappresenta un grave pericolo per la vita dei due scienziati che, dopo lunghe discussioni su come uscire dall’impasse, decidono di concentrarsi sulla Prima Legge per salvarsi la vita. Uno dei due tecnici si mette di proposito in pericolo e la macchina riconoscendo la situazione pericolosa si risveglia dal ciclo ripetitivo per salvare l’uomo.
La Legge Zero e il futuro dei robot
Esiste però una Quarta Legge o meglio la Legge Zero. Asimov, nel 1985, nella stesura del romanzo I robot e l’Impero aggiunge una nuova regola che permette ai robot maggiore efficienza ma che in Abissi d’acciaio e Fondazione sarà causa della loro distruzione:
- Un robot non può nuocere all’umanità o, per inazione, permettere che l’umanità subisca danni.
Genio visionario con i suoi robot pronti all’aiuto e non minacciosi e le sue leggi sulla moralità delle intelligenze artificiali, Isaac Asimov trasmette un messaggio di fiducia verso il progresso, le innovazioni scientifiche e tecnologiche, sollevando al contempo domande importanti su quale sarà, in futuro, la distinzione tra uomo e macchina. Dopo di lui, altri autori riprenderanno il discorso dell’ibridazione con macchine esplorando il confine labile tra persona e non-persona, naturale e artefatto, come nel romanzo di Philip K. Dick Gli androidi sognano pecore elettriche?.
Senza Asimov e la sua letteratura fantascientifica, intrisa di conoscenze biochimiche e immaginazione, il genere sarebbe rimasto fermo a una visione dei robot antiquata, cattivi e nemici dell’umanità pronti a rivoltarsi contro l’uomo e non come possibili aiutanti nelle diverse difficoltà della vita.