Rumore assordante di tamburi, fragore di catenacci, campanacci che emettono suoni assordanti, schiocchi di fruste e versi bestiali annunciano il corteo (Krampuslauf) degli uomini caproni dall’aspetto demoniaco durante la lunga notte dei Krampus, la Krampusnacht che si celebra il 5 dicembre da oltre 500 anni in paesi quali Slovenia, Germania, Croazia, Austria e anche in Italia nelle zone del Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia.
Ma chi sono queste mefistofeliche creature, ormai icone della cultura pop, e cosa c’entrano col Natale?
Indice
ToggleKrampus: la controparte oscura del folklore Natalizio
Il Krampus è una creatura antropomorfa, una via di mezzo tra una capra e un demonio, con lunghe corna affilate, grandi artigli e una lunga lingua rossa, che ama fare un gran fracasso e spaventare i più piccini con rami di betulla (diventati poi fruste) e campanacci. Le sue origini risiedono nel folklore dell’Europa centrale: si ritiene, infatti, che il nome Krampus abbia radici germaniche da Krampen che significa artiglio.
La storia del Krampus è intrecciata con le tradizioni pagane precristiane, dove probabilmente incarna gli spiriti e le forze indomabili della natura selvaggia. Ci sono delle affinità tra la figura del caprone diabolico di Natale e Cernunnos (a cui Miyazaki si ispira per il Dio Bestia ne La principessa Mononoke), il dio cornuto celtico della fecondità, della virilità, della flora e fauna e dell’oltretomba (secondo alcuni il Krampus sarebbe figlio di Hel, signora degli inferi, nipote del dio e demone Loki).
Il caprone demoniaco pare essere presente anche nelle celebrazioni di Yule, il 21 dicembre giorno del solstizio d’inverno che segna la fine della discesa nell’oscurità e l’inizio del ritorno della luce.
Nella Ruota dell’Anno, Yule è una delle otto principali festività del calendario celtico e denota l’inizio dell’inverno e viene celebrata con banchetti, bevute, giochi e sacrifici animali in onore degli dèi e degli spiriti per ben 12 giorni di fila. La capra di Yule è una delle parti più importanti della antica celebrazione pagana. Essa è collegata al culto del dio norreno Thor, che cavalca il cielo su un carro trainato da due capre, Tanngrisnir e Tanngnjóstr che ogni sera vengono macellate per ritornare in vita la mattina seguente.
Ma, con l’avvento del cristianesimo, l’usanza scompare e il caprone di Natale subisce una trasformazione: la Chiesa mescola gli elementi pagani al simbolismo cristiano e la capra diventa un demone che, durante le feste natalizie, vaga per le strade della città spaventando i cristiani, divora i bimbi cattivi o li mette in un sacco e li porta direttamente all’inferno. Diviene in questo modo associato al lato più oscuro del periodo natalizio, in netto contrasto con il benevolo San Nicola.
San Nicola e il Krampus un duo natalizio inseparabile
La Chiesa e lo Stato Pontificio cercano invano di eliminare la figura del Krampus perché troppo simile al Diavolo. La sua presenza nel folklore e nei festeggiamenti è fin troppo radicata e allora furbamente decidono di servirsene facendone l’incarnazione del male che viene sconfitto e diventa servo del bene, nel nostro caso, di San Nicola, non solo vescovo di Myra e patrono di Bari ma anche Babbo Natale.
La religiosità popolare accosta il Santo al mondo infantile, fino ad essere universalmente celebrato come benefattore dei bambini e delle ragazze nubili in difficoltà. Uno dei miracoli, che accresce la fama del protettore dell’infanzia, narra di come Nicola, prima di essere nominato vescovo, s’imbatte in una famiglia nobile e ricca caduta in miseria. Il padre a causa della povertà si convince sempre più di dover avviare le figlie alla prostituzione. Il Santo, allora, appare durante la notte in sogno all’uomo per dissuaderlo e lascia di nascosto nell’abitazione tre sacchetti pieni d’oro necessari a costituire la dote delle bambine evitando loro il meretricio.
Piccola parentesi: divento un attimo fiera e onesta cittadina del mio paese, Mottola, facendo propaganda culturale. La nostra collina vanta circa duecento grotte utilizzate nei secoli come abitazioni (alcune delle quali sono state utilizzate per le riprese della storia dell’orco del film di Matteo Garrone Il racconto dei racconti tratto dalle favole di Giambattista Basile Lo cunto de li cunti) ma anche un patrimonio storico – artistico, per architettura e affreschi, di grande importanza.
Sto parlando delle mirabili grotte di Dio, ossia delle Chiese rupestri di Sant’Angelo, San Gregorio, San Nicola e Santa Margherita databili dal XI al XIV secolo. Quella di Santa Margherita, possiede una prima rappresentazione an-iconica del Miracolo di San Nicola di Myra sopracitato. Si tratta dell’unico esempio di dipinto rupestre in Puglia che illustri il prodigio del Santo, datato XIII-XIV secolo.
Vergebt mir, ritorniamo a noi. La fama del santo, dopo la sua morte avvenuta il 6 dicembre di anno ignoto, cresce a dismisura, in tutte le città d’Europa (a Berlino c’è il quartiere San Nicola) si costruiscono chiese in suo nome e durante il Medioevo la sua iconografia resta aderente alle rappresentazioni del vescovo di Bari, magro, con mitra e bastone pastorale, abito bianco, verde e rosso e tre sacchetti di monete.
Soprattutto nel nord Europa, ben oltre le Alpi, il santo inizia ad essere associato alla distribuzione di doni ai bimbi buoni, affiancato dal losco aiutante Knecht Ruprecht (reso famoso da una poesia di Theodore Storm del 1862), un essere a metà tra un troll e un diavolo, caratterizzato da una lunga barba nera e abiti scuri, che punisce i bimbi cattivi a suon di vergate.
La figura di Knecht Ruprecht si diffonde maggiormente durante il Medioevo, si pensa che il nome deriva da Knecht der Frau Perchta. Secondo le mitologie germaniche e slave, Knecht Ruprecht è uno dei servi della Signora Perchta, la quale, durante i mesi invernali, manda i suoi servi a punire coloro che erano stati pigri e irrispettosi e che nella religione cristiana opera una marcata distinzione tra buono e cattivo. Mentre San Nicola rappresenta il bene, Knecht Ruprecht incarna il demonio. Forse avete capito anche voi, quel losco figuro, sicuramente un retaggio pagano, altri non è che il Krampus. Vi è una leggenda alpina che lega indissolubilmente la creatura antropomorfa a San Nicola e risale circa al XII secolo.
Krampuslauf e Nikolaustag dalle origini ad oggi
Si racconta che in un villaggio alpino colpito da una tremenda carestia, dei giovani pastorelli si travestono da diavoli, usando pellicce con piume, pelli e corna di capra per saccheggiare il villaggio limitrofo, terrorizzando e derubando gli abitanti delle provviste necessarie per superare l’inverno. Di ritorno dalla razzia i giovani si accorgono, però, che tra di loro vi è un impostore: il diavolo in persona, che approfittando del suo reale volto diabolico si è inserito nel gruppo rimanendo riconoscibile solo grazie alle zampe a forma di zoccolo di capra.
A esorcizzare la mefistofelica presenza è chiamato il vescovo Nicola, che sconfitto il diavolo, accompagna i giovani travestiti da demoni che sfilano lungo le strade dei paesi, non più a depredare ma a portare doni o a picchiare i bambini cattivi
Proprio quella processione, oggi, è rievocata nelle strade dei paesi del nord Italia, centro ed est Europa, che continuano a mantenere viva la tradizione dei Krampus. Nelle tradizioni popolari delle regioni alpine, il 5 dicembre precede la festa di San Nicola che segna l’inizio del periodo di Natale in queste culture, è nota come Krampusnacht. In questa notte, i demoni accompagnano San Nicola che elargisce doni ai bambini bravi, mentre i Krampus puniscono i bambini dispettosi e cattivi.
Nella notte del 5 dicembre le città e i villaggi si animano con la processione del Santo e con individui vestiti da Krampus (Krampuslauf) che indossano corna, pellicce e maschere in legno terrificanti, costumi elaborati completi di catene e campanacci per incarnare il demonio. La mattina del 6 dicembre (Nikolaustag) i bambini controllano se le scarpe che hanno lasciato sulle scale all’ingresso delle abitazioni contengono dei regali lasciati da San Nicola.
Krampus nella cultura pop
Krampus, il demone del Natale trascendendo le sue radici folkloristiche è diventato una figura iconica, nella cultura pop dalla letteratura al cinema. È apparso nella seconda stagione di Scooby – Doo! Mistery Incorporated nell’episodio Wrath of Krampus e nell’irriverente serie animata American Dad nella nona stagione nella puntata Minstrel Krampus. Riferimenti al Krapus appaiono anche nelle serie I misteri di Murdoch – A Merry Murdoch Christmas; in Grimm – Twelve days of Krampus e in Supernatural – A Very Supernatural Christmas.
Per il cinema, l’apprezzato regista di Trick ’Treat, Michael Dougherty, nel 2015 ha girato Krampus – Natale non è sempre Natale, da lui scritto con Todd Casey (e una serie di sequel/spinoff, come Krampus: The Reckoning, Krampus Unleashed, Krampus: Il ritorno del diavolo e anche Mamma Krampus) che ha lanciato sul grande schermo la figura del demone natalizio. Il film racconta le vicende di una famiglia che non ama molto l’atmosfera natalizia e che rimane bloccata in casa senza luce durante una tormenta di neve. In questo perfetto scenario horror giù dal camino scende non Babbo Natale, ma appunto il Krampus venuto a punirli per non aver rispettato lo spirito natalizio.
Il fumetto Dylan Dog Color Fest omaggia il Krampus in una delle avventure contenute nell’albo n.47 I vivi e gli altri. L’essere mefistofelico vivacizza il periodo natalizio di Dylan & Groucho, nella storia di Paola Barbato.
Che sia rappresentato in letteratura, film o arte, il Krampus continua ad appassionare il pubblico di tutto il mondo, mostrando il fascino duraturo di questo spirito maligno di Natale. Visto non solo come un punitore ma anche come un personaggio complesso che incarna gli aspetti più oscuri della psiche umana, il Krampus ci ricorda che la stagione natalizia comprende sia la luce che l’ombra. Da simbolo di ribellione è diventato parte di un fitto merchandising incastrato dalle reti del capitalismo.