Perché il sangue è vita: Recensione del racconto di F. M. Crawford

Quando si pensa a romanzi gotici, la prima cosa che viene in mente è sicuramente l’ambientazione lugubre e piovosa di una qualsiasi città inglese del periodo vittoriano. Difficilmente si pensa a un ridente paesino costiero della Calabria, in cui la natura soleggiata non sembrerebbe adatta a ospitare una storia a tinte horror con creature sovrannaturali.

Eppure, Francis Marion Crawford (1854 – 1909) riesce persino a raccontare, in maniera perfettamente accurata, una terrificante storia con protagonista una vampira assetata di sangue: Perché il sangue è vita (titolo originale: For the blood is the life, 1905) rappresenta uno dei più riusciti racconti di stampo fantastico ambientati in una terra che poco ha a che vedere con il gotico e le sue più classiche rappresentazioni.

 

Francis Marion Crawford

 

Francis Marion Crawford nasce a Bagni di Lucca (LU) da genitori dediti alle arti: suo padre Thomas Crawford era un noto scultore, mentre sua madre, Louisa Cutler Ward, era la sorella della famosa poetessa statunitense Julia Ward Howe. Durante la sua giovinezza ebbe la possibilità di studiare in prestigiose università europee, che contribuirono a plasmare la sua indole curiosa. Fece numerosi viaggi intorno al mondo, dall’India a New York, dove spesso ambientò alcuni dei suoi racconti. Eclettico e cosmopolita, scrisse numerosissime opere, molte delle quali trasposte in film per il cinema. 

Soggiornò per qualche periodo nel Sud Italia, precisamente a San Nicola Arcella – piccolo borgo di discreto interesse storico in provincia di Cosenza – risiedendo nella torre saracena oggi nota proprio con il nome di “Torre Crawford“, uno dei punti di maggior interesse culturale del luogo. Fu proprio qui che scrisse molte delle sue opere più famose, come Perché il sangue è vita (conosciuta anche come Cristina, e ambientata proprio nel borgo tanto amato), con la quale imbastì una storia carica di stilemi prettamente tipici del genere gotico con elementi folkloristici.

 

Trama

La storia è ambientata a San Nicola Arcella, un soleggiato borgo sul mare in Calabria. Il narratore, residente nella torre saracena che svetta sulle scogliere, racconta una terrificante storia al suo amico danese Holgen, incuriosito da un tumulo simile a una tomba vicino la scogliera.

Il racconto parla dell’anziano Alario, un uomo prossimo alla morte, che aveva creato una vera e propria fortuna commerciando in Sud America. Suo figlio, il giovane e ingenuo Angelo, è un ragazzo ben voluto da tutti gli abitanti del paese, in procinto di sposarsi con la più ricca ragazza del posto con la consistente dote promessa dal padre. Alla morte del vecchio, due ladri si impossessano della sua eredità gettando Angelo nella miseria e rovinando così i suoi sogni matrimoniali; i malfattori vengono scoperti da Cristina, una strana e giovane donna dalle belle labbra, e non esitano a ucciderla a sangue freddo e a seppellire il corpo in una fossa insieme al denaro.

Le circostanze della sua scomparsa si riveleranno sempre più inquietanti, portando a vedere la figura di Cristina come qualcosa di sovrannaturale e spaventoso, dedito a succhiare il sangue delle sue vittime, incantate dalla sua malvagia bellezza.

 

I personaggi e l’ambientazione

I personaggi creati da Crawford sono caratterizzati quasi da una duplice natura: Alario è descritto come un uomo con un passato da furfante, che si è arricchito tramite traffici di dubbia legalità in altri paesi del mondo; con la sua eredità avrebbe dovuto permettere al figlio Angelo, giovane stimato e di buon cuore, di sposare la giovane più ricca del piccolo paese.

Angelo infatti non condivide il carattere del padre, rappresentando l’eroe romantico senza macchia che si trova davanti un destino avverso. Cadendo in miseria, egli riuscirà a riscattarsi in un finale dal sapore dolceamaro, che lo porterà quasi a seguire le orme del padre e di cui si perderanno le tracce.

 

Cristina

 

Cristina è sicuramente il personaggio cardine dell’intera storia. Dall’aspetto selvaggio e un po’ gitano, con labbra rosse e voluttuose, è benvoluta e stimata anch’ella da tutti gli abitanti del borghetto grazie alla sua indole zelante e laboriosa. Tuttavia, a causa della scoperta del furto da parte dei ladri ai danni del povero Angelo, viene uccisa e il suo corpo viene fatto sparire.

Il suo ritorno sotto forma di vampira assetata di sangue rappresenta la vendetta verso l’avidità degli uomini, e la sua ira può placarsi solo attirando a sé giovani vittime per privarle del loro sangue. Angelo sarà proprio una di queste vittime, attratto da lei come una calamita grazie a una forza sconosciuta; egli sa che Cristina non potrà essere soddisfatta fino a quando anche l’ultima goccia di sangue non sarà stata sua.

La figura del vampiro è una delle più note e condivise nelle storie folkloristiche di molti paesi del mondo. Sebbene in maniera diversa, ogni leggenda narra di un essere né vivo e né morto, al limite tra l’aldilà e il mondo terreno. Svegliati dal crepuscolo e a caccia di notte, queste mitiche creature si nascondono in vecchi ruderi e castelli aspettando di cibarsi del sangue fresco di vittime innocenti. Cristina ritrova la vita nelle sembianze di un mostro che si aggira per i boschi del paese, la cui figura spesso può essere vista vicino a un tumulo simile a una tomba, spezzando l’equilibro tra la realtà e la fantasia.

 

Perché il sangue è vita

 

Particolarmente interessante è l’ambientazione in cui Crawford decide di collocare la storia: un piccolo paesino sperduto del Sud Italia, soleggiato e popolato da persone semplici e genuine, diventa lo scenario di un racconto intriso di sangue. La torre, in cui lo stesso autore era solito rinchiudersi per scrivere i suoi racconti, diventa l’elemento decadente che accomuna Perché il sangue è vita alle storie tipicamente ambientate nella più classica Londra o in un altro villaggio del periodo vittoriano; Crawford riesce così a rompere ogni stereotipo del genere contribuendo a creare un immaginario gotico anche in una parte del mondo culturalmente molto lontana da quella anglosassone. 

 

Perché il sangue è vita

Nell’immaginario degli abitanti di San Nicola Arcella, l’inquietante e il misterioso diventano parte stessa della cultura locale, trasformandosi in un vero e proprio fenomeno pop e permettendo agli amanti del genere di immergersi in una suggestiva e atipica ambientazione fantasy senza dover per forza allontanarsi da casa propria. 

Nel 2020 infatti da un’idea di Andrea Carlo Cappi (narratore, editor e traduttore vissuto in Spagna per lungo tempo) viene inaugurato il premio letterario “Torre Crawford“, che premia i migliori racconti ispirati allo stesso autore, ma con la possibilità di spaziare all’interno di un’infinita gamma di generi.

Con il traino del rinnovato interesse verso le opere di Crawford e con la volontà di diffondere il più possibile il suo vissuto, nasce anche il progetto, da parte di Michele Capalbo e Angelo Napolitano della cooperativa Thyrrenians, di creare un festival ad hoc in cui immergersi nelle atmosfere fumose e lugubri descritte dall’autore nei suoi lavori. “Crawford in Riviera dei cedri”, la cui prima edizione si è tenuta lo scorso maggio, si è rivelato un successo di pubblico grazie alle numerose iniziative tutte a tema folk horror, una vera e propria novità per tutta la Calabria.

 

Crawford in riviera dei cedri

 

Giochi, realtà aumentata e cacce al tesoro sono state solo alcune delle attività svolte nel suggestivo borgo con la partecipazione di numerose scuole della Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, dimostrando che questo tipo di eventi riesce a creare un forte interesse culturale e didattico fruibile a tutte le età.

Inoltre la partecipazione dei cosplayer ha arricchito l’evento grazie a interpretazioni dal vivo, in cui alcuni personaggi legati a Perché il sangue è vita come Cristina (ma anche ad altri autori come Lovecraft, Poe e Stoker) hanno preso vita. Lo stesso racconto è stato tradotto in italiano e illustrato dall’artista Granita (di cui potete ammirare alcune illustrazioni in questo articolo) permettendo di apprezzare ancora di più questa affascinante opera.

 

cosplayer

Conclusioni

F.M. Crawford regala all’Italia un pezzo della sua cultura e delle sue radici, sfruttando la suggestiva residenza in cui viveva come ispirazione per le sue storie più terrificanti. Il connubio tra creature appartenenti a un immaginario già ben definito come quello inglese e San Nicola Arcella risulta atipico e originale, dimostrando che è possibile creare un legame tra culture lontane che, amalgamandosi, si arricchiscono a vicenda.

Fate e vampiri, spettri e creature della notte: spesso non ci si rende conto dell’infinità di leggende e racconti presenti nella nostra cultura, non riuscendo sempre ad apprezzare appieno ciò che abbiamo. Perciò a volte serve una spinta proveniente da lontano a ricordarci della bellezza intorno a noi, e a farci innamorare di nuovo delle nostre stesse terre.

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