Romeo e Giulietta: Shakespeare e la tragedia dei bollenti spiriti

Che William Shakespeare o una delle sue tante identità o prestavolto non sia stato Petrarca o un neoplatonico fiorentino come Marsilio Ficino, quando scriveva di sensi in subbuglio, è noto a tutti e perciò non dobbiamo stupirci più di tanto se nelle sue opere (teatrali e poetiche) infiniti sono i rimandi alla sfera sessuale e alla sessualità. E forse la più farcita di tutte è proprio la tragedia consacrata all’amore romantico, Romeo e Giulietta.

Mi dispiace per voi, se pensavate che nel mese dell’amore vi propinassi un qualcosa di romantico, non potevate che essere più fuori strada di così. Mie care romanticone e perché no romanticoni innamorati dell’amore, estasiati dalla recitazione (e non solo da quella) di Di Caprio in Romeo + Juliet (1996), prendetevi una bella tazza di camomilla perché questo articolo non sarà un inno all’amore.

Lessi per la prima volta Romeo e Giulietta del caro vecchio Willy in terza media, una mia amica era veramente in fissa con la storia di quei due già da qualche anno, per cui dovevo andare a fondo con la faccenda e capire il perché di questa smodata passione, allora presi il volume del pleistocene di mia madre e iniziai a sfogliarlo.

La storia di Romeo e Giulietta mi era nota, avevo visto anche l’anime RomeoxJuliett (molto romanzato del 2007-2008), due ragazzi si innamorano, le famiglie si oppongono e loro si uccidono per ripicca. Avete detto Rosa Ricci e Carmine Di Salvo di Mare Fuori (2020 e purtroppo ancora in corso)? Si, stiamo lì.

 

Romeo e Giulietta illustrati da Jenny Harbour
Romeo e Giulietta illustrati da Jenny Harbour

 

Dopo le prime pagine, leggendo che Giulietta era più piccola di me e Romeo un bischero con un Mostro degli ormoni (citando la serie animata Big Mouth) fin troppo arrapato, sentenziai che fossero degli idioti a voler morire così giovani e soprattutto dopo essersi innamorati in mezzo secondo.

Furono le 24 ore più assurde della mia vita, pensavo fosse un dramma d’amore e invece alla fine della lettura mi ricredetti, era la storia di due celebrolesi. Passano 7/8 anni e mi ritrovo a frequentare l’università, corso di letteratura inglese II, quando vedo che tra i libri da portare all’esame compare anche quella piaga di Romeo e Giulietta.

Afflitta e sconsolata prendo parte alla prima lezione del professore (emerito, madrelingua con all’attivo una quarantina di libri e articoli su William Shakespeare, docente universitario anche in Inghilterra) e… the dagger mostly symbolizes death, anger but is basically the penis (ok, non ha detto realmente così ma questo è ciò che il mio cervello ha sintetizzato e involgarito dalla frase traditional symbol of male sexuality).

Come un bocciolo di rosa che si dischiude alle prime luci dell’aurora, ecco che si apre ai miei occhi una nuova prospettiva sul piattume dei due melensi rendendoli reali, quei due preadolescenti volevano soltanto ficcare e sono costretti a sposarsi in segreto per poterlo fare.

 

William Shakespeare
Ritratto di William Shakespare autore della tragedia di Romeo e Giulietta

Romeo e Giulietta e la società patriarcale veronese

Poiché Cupido è subdolo e suadente, può insinuarsi a tradimento in chi non si difende, così diceva Publio Ovidio Nasone e vi invito, gentili lettori, a soffermarvi su come questo fanciullino sia abile nel penetrare il cuore di giovani amanti.

Amore è in grado di scoccare e perforare con il suo dardo anche gli animi più restii al sentimento più felice, facendoli divampare in una ardente passione. Ed è proprio quello che capita anche ai giovani protagonisti della tragedia, la più famosa e popolare al mondo nonché riarrangiata in mille salse diverse, di William Shakespeare Romeo and Juliet (1594-1596).

Shakespeare mette in scena un dramma in cui il sesso è strettamente legato alla violenza, ai ruoli di genere e alle dinamiche di potere che danneggiano non solo le donne, ma la società nel suo insieme, nella patriarcale Verona. Nella società rinascimentale in media appena si presenta il ciclo mestraule la donna viene data in sposa a un uomo maturo, essendo doveroso che questi sia dotato di beni e di una posizione sociale di livello.

Il matrimonio è una trattativa commerciale con tanto di contratto, nel quale la “merce” – il cui valore non si misura solo sulla base dello status e della dote, ma anche della verginità – privata di ogni volontà di azione o crescita indipendente, passa nell’atto di vendita dall’essere una proprietà del padre all’essere un bene materiale del marito, che ne controlla sessualità, pensiero, personalità.

 

Romeo + Juliet (1996), Mercutio e Romeo
Romeo + Juliet (1996), Mercutio e Romeo

 

A differenza della controparte femminile “murata in casa”, l’uomo è colui che fa e muove la storia e secondo gli standard sociali da lui ci si aspetta che abbia il bisogno impellente di dimostrare il suo potere sugli altri, sia che si tratta di donne o altri uomini. Non c’è spazio per ruminazioni d’amore e introspezione emotiva.

La stessa vita quotidiana, camminando per le strade di Verona, è motivo di tensione, tumultuosa e caotica, in particolare a causa della faida tra le due più potenti famiglie della città, i  Capuleti e i Montecchi. La causa dell’inimicizia tra le due case non viene mai esplicitata, ma si può vedere sin dall’atto primo scena prima come questo astio abbia incattivito i servi della famiglia Capuleti: sempre pronti a scattare, senza mai darsi alla fuga, a rispondere d’impulso e a menare fuori le spade (elemento fondamentale della virilità) innescando un duello contro i membri della corte dei Montecchi, fin dalle prime battute della prima scena del primo atto.

Uno dei servi dei Capuleti, Sansone, si vanta con il compare Gregorio durante la ronda notturna: <<[…] so scattare pure stando fermo: mi basta d’incontrarmi con un cane di quella gente là. Fa’ che l’incontro, sia maschio o femmina, io prendo il muro>>. Il riferimento alla lama […] snudata (my naked weapon is out) sebbene si tratti di una spada ha una chiara connotazione fallica, e insieme all’idea di stupro (quando immaginano di spingere le serve Montecchi al muro) è violento e possessivo a spese di chiunque sia ritenuto inferiore.

Gregorio: <<Con questo fai vedere che sei stroppio; perché al muro ci va sempre il più debole>>. Sansone: <<Questo è vero; è per questo che le donne che sono i vasi più deboli e fragili, vanno sempre appoggiate spalle al muro. Perciò io sai che faccio? Caccio dal muro i servi dei Montecchi e ci appoggio le serve […] Mi mostrerò tiranno: combattuto che avrò coi loro uomini, sarò gentile con le loro donne… Taglio loro la testa.>>

 

John Henry Frederick Bacon
Romeo e Giulietta illustrati da John Henry Frederick Bacon

 

In realtà nella versione originale Sansone, soldato smargiasso e scurrile, gioca coi termini maid (ragazza non sposata/vergine) e head (testa) e la parola composta dai due maidenhead, verginità, normalizzando la violenza sessuale, l’omicidio e lo stupro.

Il dialogo mostra chiaramente che le donne sono oggetti da conquistare e sopraffare per soddisfare i desideri sessuali, ma dimostra di contro anche la fragilità dell’eccessiva mascolinità e gli estremi a cui gli uomini sentono di dover arrivare solo per dimostrarla a sé stessi e ai loro coetanei. La natura primordiale e l’istinto tendono a prendere il sopravvento sulla moralità e sulle ipotetiche conseguenze negative. Tutto ciò che è meno dell’audacia, della forza e del vigore non è considerato maschile: un uomo non è tale se non risponde alle provocazioni e combatte.

Le norme di genere a cui sono sottoposti uomini e donne in Romeo e Giulietta sono parte integrante dell’opera. Gli uomini devono essere forti, coraggiosi e dominanti, mentre le donne devono obbedire agli uomini, mantenere la pace.

 

romeo e giulietta al Royal Shakespeare company
Romeo e Giulietta in scena al Royal Shakespeare Company

Romeo e Giulietta, due adolescenti alla scoperta della sessualità

La tredicenne Giulietta si innamora ed è ricambiata da Romeo (di età compresa tra i 15 e 20 anni) e decidono di sfidare l’ordine delle cose a Verona, gli standard di genere attraverso il loro amore, ma i loro successivi tentativi di conformarsi nuovamente alle aspettative della società alla fine portano alla loro sfortunata tragedia.

Romeo è poetico e malinconico nel suo modo di esprimersi, è innamorato dell’idea dell’amore e il suo modo di pensare viene preso in giro senza pietà sia dai suoi amici (il cugino Benvolio e Mercuzio) che dai suoi nemici (Tebaldo, cugino di Giulietta e il Conte Paride rivale in amore).

Inizialmente il baldo giovane si strugge d’amore per la bella Rosalina: <<[…] questa stamattina, poco prima che il sole s’affacciasse all’indorata finestra d’oriente, […] m’è occorso di vedere vostro figlio […]. Gli sono andato incontro, ma lui, subito, come s’è accorto della mia presenza, è scomparso nel fondo del boschetto>>. Così lo presenta Benvolio parlando con Monna Montecchi preoccupata dell’umor tetro del figlio che lo condurrà ad una triste fine (ricordatevi che comunque Romeo e Giulietta sono gli star-crossed lover per eccellenza, sin dal proemio si sa della loro fine infelice).

Il ragazzo assieme a suo cugino viene a conoscenza di una festa in maschera organizzata dai Capuleti, a cui prenderanno parte anche Paride, voglioso di sposare la giovane Giulietta, e la sua incantevole Rosalina. Incurante del rischio che correrebbe nell’entrare nella casa del nemico, Romeo decide di mascherarsi e di partecipare al ballo anche lui, concludendo così la scena seconda dell’atto primo.

Nella scena terza e quarta fanno la loro comparsa due personaggi significativi nella drammatica vicenda di Romeo e Giulietta, la Nutrice e Mercuzio, estremamente radicati ai loro ruoli di genere e che non risparmiano doppi sensi e allusioni sessuali.

 

Romeo e Giulietta, Katherine Cornell interpreta Juliet e Edith Evans la Nutrice. 1934.
Romeo e Giulietta, Katherine Cornell interpreta Juliet e Edith Evans la Nutrice. 1934.

 

La balia si compiace che Giulietta è ancora vergine, accenna a quanto amasse succhiare il suo seno e ricorda con tenerezza quando la buona anima di suo marito prendeva in giro la bambina: <<Come! Mi cadi con la pancia in giù? – fa mia marito – Quando sarai grande saprai bene cadere pancia in su, vero, Giulietta?>> alludendo alla posizione supina della donna durante l’atto sessuale. La Nutrice e Monna Montecchi tentano di convincere Giulietta a sposarsi con Paride, ma la ragazza non ne ha la benché minima voglia: <<è un onore che io nemmeno sogno.>>

Giulietta vuole la libertà, certamente vive in una casa violenta (in cui subisce le percosse del padre quando si rifiuta di sposare Paride), sia fisicamente che emotivamente (suo padre minaccia di rinnegarla, un destino peggiore della morte per una giovane donna). Non anela il matrimonio, ma la libertà, ed essere sposata non equivale ad essere libera.

Sua madre tenta di convincerla, insistendo sul fatto che l’unione con il Conte Paride può portarle solo lustri e vanti senza diminuir sé stessa (ottenendo riconoscimenti da parte della cittadinanza perché moglie di un potente signore, amico del Principe di Verona) e ancora una volta la Nutrice interviene impropriamente: <<Diminuir se stessa? Ma che dite! Ingrossarsi, piuttosto: accanto agli uomini le femmine diventano più grosse!>>. Giulietta si rassegna all’evidenza, farà un tentativo perché conscia del fatto che il matrimonio è l’unico modo per uscire dalla gabbia dorata della sua casa e vivere l’esperienza sessuale, come ardentemente desidera perché spesso usa un linguaggio esplicitamente erotico che indica una età che va oltre i suoi anni effettivi.

La controparte maschile della vecchia nutrice è Mercuzio, sempre in balia dei suoi ormoni e forse anche di qualcosa di più oscuro come si intravede nel suo monologo sulla Regina Mab (la fata levatrice del parto onirico) nell’atto primo scena quarta. Il nome della fata è di per sé un gioco di parole, mab, termine utilizzato per significare donna di basso rango sociale o prostituta, allo stesso modo queen è una alterazione di quean, meretrice.

 

 

Mercuzio illustrato da James William Wallack
James William Wallack (c.1794-1864) ritrae Mercuzio. Royal Shakespeare Company Collection

 

La visione di Mercuzio esprime una fantasia costruita attraverso la sua abilità immaginativa che può solo fornire appagamento ai molteplici desideri umani nei sogni. Alla fine del discorso della regina Mab, che iniziava con un fascino quasi infantile nel descrivere la realizzazione dei desideri di varie persone e professioni, Mercuzio descrive la regina non come un sogno ma, come nota il critico letterario Harold Bloom, come un “incubo, l’incubo che mette incinta le cameriere”: <<È lei la maga che, quando le vergini giacciono a letto con la pancia all’aria, le preme perché imparino a “portare” e le fa donne di “buon portamento…>>.

Prima che Romeo si intrufoli al ballo, Mercuzio lo schernisce con le più esplicite allusioni sessuali, a cui il ragazzo mette un freno quando dice che la visione di Mercuzio è nothing in due sensi. È inconsistente come l’aria, ma anche radicata nel mondo fisico dove vengono attuati quei desideri eterei, il che è indicato dal doppio senso della parola nothing (nulla/niente era un termine gergale per la parola vagina nell’età elisabettiana).

Finalmente, dopo questa esplosione di volgarità e doppi sensi, Romeo si intrufola al ballo in maschera dei Capuleti e scorge nella folla il volto della bella Giulietta, che con aria dolce e pia si affianca alla Monna, sua madre. È l’inizio della fine, il giovane non capisce più nulla, Cupido ha tirato non solo frecciatine ma anche tutto l’arco (semicit.) facendo dimenticare a Romeo la tanto amata Rosalina, con la quale le cose non hanno funzionato perché lei ha preferito rimanere vergine: <<[…] la freccia di Cupido non la tocca! Ella ha il segno di Diana, e, ben protetta dentro la corazza della sua castità, rimane indenne dalla quadrella del fragile arco del fanciullo Cupido.>>

 

 

Romeo and Juliet (2013) regia di Carlo Carlei
Romeo and Juliet (2013) regia di Carlo Carlei

 

 

Romeo non brilla d’acume quando, in estasi come Santa Teresa a contemplare Giulietta in casa dei Capuleti, nemici di famiglia giurati, pronuncia queste parole: <<Ha mai amato il mio cuore finora?… Se dice sì, occhi miei, sbugiardatelo, perch’io non ho mai visto vera beltà prima di questa notte.>> E chi lo sente? Proprio quell’attaccabrighe di Tebaldo, che giusto qualche scena prima era pronto a trapassare a fil di spada tutti i Montecchi e che ora per amore e onore (fermi, non chiamate Gabriel Garko) è deciso a stenderlo qui morto, con un colpo.

Troppi peni e animi tesi ve lo dicevo io, ma al fine di continuare il dramma Capuleto blocca temporaneamente il nipote dal fare una scenata, permettendo così, senza rendersene conto, l’incontro tra Romeo e Giulietta.

Giulietta, in questo loro primo incontro non si tira indietro quando Romeo le prende la mano, non si ritrae di fronte alla natura sfacciata del ragazzo, come sarebbe appropriato ad una ragazza non sposata, ma piuttosto lo coinvolge in uno scambio di battute intimo e civettuolo (ironizzando su santi e pellegrini) e gli permette persino di baciarla.

Giulietta scopre un sentimento tumultuoso e destabilizzante. Entrambi gli adolescenti peccano nel loro primo bacio, ma entrambi ricambiano anche il peccato, suggellando il loro affetto reciproco, ma anche la loro reciproca rovina. La passione caotica che provano l’uno per l’altra è trasformata in parole quasi sempre tinte di violenza e del desiderio di eliminare tutto ciò che si frappone sul loro cammino.

 

 

Romeo e Giulitta di Zeffirelli
Romeo e Giulietta nella pellicola di Franco Zeffirelli

 

Romeo durante la famosa scena del balcone, nell’atto secondo scena seconda, quando vede Giulietta la supplica con sorgi, bel sole e uccidi l’invidiosa luna, che è già malata e pallida di dolore (o Rosalina), così che lei possa regnare suprema nel suo cuore. Giulietta contro il loro intero mondo sociale e le famiglie, e a volte anche contro se stessi, chiede: <<Rinnega tuo padre, rifiuta il tuo nome o se non vuoi, giurami amore mio, e non sarò più una Capuleti.>>

Giulietta domina la conversazione, è schietta nelle sue idee e tende più saldamente ancorata a questioni pratiche come matrimonio e sesso. Nella sua estrema passione propone audacemente l’idea del matrimonio, che viene celebrato segretamente da Frate Lorenzo.

Nell’attesa di consumare il loro matrimonio, Giulietta sospira in un discorso altamente erotico: <<Oh, qual ricca dimora dell’amore, ho io comprato, e ancor non la possiedo! Così come, venduta alla mia volta, non son goduta da chi mi ha comprato. Questa luce del giorno m’è tediosa.>> L’atto sessuale per Giulietta è un’estensione dell’immagine del pellegrinaggio con cui è iniziata la sua relazione con Romeo; per lei, consumare il matrimonio è equivalente al pellegrino medievale che raggiunge la cattedrale. A insaputa di Giulietta però, Romeo ha appena ucciso Tebaldo.

 

Balletto Romeo e Giulietta al Teatro alla Scala di Milano
Balletto Romeo e Giulietta al Teatro alla Scala di Milano

 

Il cugino nelle scene precedenti cerca di provocare una rissa con Romeo, ma il ragazzo non è interessato a compiere azioni che preferirebbe evitare. Il desiderio privato è superiore alla faida familiare anche se Tebaldo non lo sa. È Mercuzio ad assumere su di sé la lotta fatale, dopo aver detto a Romeo che non può smettere di essere un Montecchi semplicemente perché lo vuole, il resto del loro mondo non glielo permetterà. Romeo tenta di interrompere il duello, ma così facendo provoca la morte di Mercuzio che pronuncia un pestilenziale ammonimento: <<Maledizione alle vostre dannate due famiglie!>>

Dopo aver pianto la perdita di Mercuzio, Romeo esclama <<Dolce Giulietta! La bellezza tua m’ha effeminato al punto da infiacchire nel mio petto l’acciaio del coraggio!>>. Romeo teme per la sua reputazione, incolpando il matrimonio con Giulietta di averlo reso più femminile e di aver infiacchito la sua virilità.

Questo è probabilmente il motivo per cui Romeo ora sfida Tebaldo a un altro duello per vendicare la morte di Mercuzio. Uccidendo Tebaldo, Romeo viene mandato in esilio, pena la morte, innescando così la tragedia che alla fine si conclude con un doppio suicidio.

 

 

Romeo and Juliet (Royal Ballet 2022)
Romeo and Juliet (Royal Ballet 2022)

 

 

Romeo, nel cedere al suo sé impavido, agisce in modo avventato, il che lo porta a cercare un modo per uccidere se stesso e gli altri nel suo cammino per stare con Giulietta, senza rendersi conto che lei non è realmente morta. Giulietta, sottomettendosi al piano di Frate Lorenzo ingerisce l’elisir di morte (che simula un finto decesso), per evitare di sposare Paride e di essere ripudiata di contro dai suoi genitori.

Ancora una volta, gli astri cospirano contro di loro. Romeo, sconvolto nel vedere la sua amata giacere fredda nella tomba, si toglie la vita con il veleno, una forma di suicidio più femminile. Giulietta, alla vista del cadavere del marito, si pugnala in modo violento molto mascolino. La studiosa shakespeariana Marjorie Garber nota che persino il modo in cui Romeo e Giulietta muoiono porta con sé un significato sessuale simbolico.

Romeo beve il suo veleno da una fiala, una ampolla, simbolo tradizionale della sessualità femminile (l’utero della donna). Giulietta, al contrario, si trafigge con il pugnale di Romeo, simbolo tradizionale della sessualità maschile. Simbolicamente, Romeo e Giulietta combinano la morte fisica con l’orgasmo sessuale. Naturalmente, gli atti sessuali tra uomini e donne dovrebbero portare alla creazione della vita. Tuttavia in quest’opera accade il contrario, ma paradossalmente la morte dei due sfortunati amanti porta al perdono e alla fine della faida delle due famiglie veronesi.

 

Hey lover I love you just the way you are

Infiniti i rimandi, le trasposizioni cinematografiche e retelling letterari (per citare la duologia Queste gioie violenti e I nostri fini violenti di Chloe Gong, edita per Oscar Mondadori 2022) della storia d’amore infelice di Romeo e Giulietta di William Shakespeare, e indicarli tutti mi farebbe entrare nel Guinnes World Record del 2025 per l’elenco più lungo al mondo, senza ombra di dubbio.

Nel cinema vediamo West Side Story (musical del 1957 e pellicola diretta da Robbins e Wise nel 1961), ispirato alla tragedia ma non solo, anche al poema narrativo di Arthur Brooke intitolato The Tragicall Historye of Romeus and Juliet (1562), che riprende il tema di due amanti ostacolati da circostanze al di fuori del loro controllo come gli amanti Troilo e Cressida, Tristano e Isotta, o riportando fatti ben più recenti (la faida familiare tra Hatfield-McCoy, 1865-1891).

Ambientato nell’Upper West Side, in una New York di fine anni ’50, il film narra le vicende delle due bande rivali composte per lo più da adolescenti, gli Sharks (immigrati portoricani) e i Jets (ragazzi bianchi). In questo clima teso sboccia l’amore di Tony (miglior amico del capo dei Jets) per la dolce Maria (sorella di Bernardo capo degli Shark), con un finale leggermente diverso dall’opera shakespeariana.

 

west side story locandina
Locandina del film musical West Side Story di Robbins e Wise ispirato alla tragedia di Romeo e Giulietta

 

Forse, non tutti avranno visto la miniserie che vi sto per nominare, Mitiche Leggende (1999) del Ciclo Fantastiche Avventure che andava in onda su Italia 1. Personalmente amavo quello sceneggiato, da piccola (circa dai 4 ai 9 anni) lo avrò visto una quantità imbarazzante di volte, spaparanzata sul lettone di mia nonna nei caldi pomeriggi d’estate, inizialmente senza avere la più pallida idea che si trattasse di un retelling di Romeo e Giulietta.

La tragedia viene trasposta in chiave fantasy e irlandese per la regia di John Henderson. Mickey, alias di Romeo, è un leprecauno che vuole intrufolarsi assieme ai suoi amici al ballo in maschera delle fate, dove si innamora della principessa Jessica, la nostra Giulietta, riaccendendo una antica faida tra gli abitanti del piccolo popolo. Non vi nego che la mia passione per Irlanda e rispettivo folklore si sia accentuata proprio guardando questa miniserie.

I film più noti sono Romeo e Giulietta di Franco Zeffirelli (1968) e il già citato Romeo ­+ Giulietta di Baz Luhrmann (1996). Entrambi ottengono enorme successo al momento della loro uscita nelle sale e, nonostante siano separati da alcuni decenni, condividono molte somiglianze tra loro, una delle quali è la presenza di nudità. Uno stratagemma efficace per i due registi per vendere la storia di Shakespeare a un pubblico giovane e di massa e poi perché, diciamocelo chiaro e tondo, il sesso vende. E quale modo migliore per attirare il pubblico se non quello di scegliere una coppia giovane e bella per interpretare i ruoli dei due amanti?

 

locandina Romeo Giulietta
Locandina del film Romeo+Giulietta di Baz Luhrmann

 

Nella versione di Zeffirelli, Leonard Whiting si adatta perfettamente al ruolo di Romeo: il suo sguardo magnetico capace di far svenire ogni ragazza ai suoi piedi. Olivia Hussey (recentemente scomparsa) interpreta Giulietta, che con uno sguardo candido e innocente carica di sensualità l’intera pellicola, facendo trasparire la scoperta e l’eccitazione della scoperta sessuale adolescenziale.

La stessa strategia viene attuata nella versione MTV di Luhrmann, in cui un giovanissimo Leonardo Di Caprio e una virginea Claire Danes interpretano i ruoli di protagonisti. L’uso di allusioni sessuali può essere notato in due scene specifiche di entrambi i film: il balcone e le scene della camera da letto.

La scena del balcone di Zeffirelli espone la scollatura di Giulietta. Luhrmann invece traspone la scena del balcone in piscina, che suggerisce l’immagine di nudità. Per la scena nella camera da letto, Zeffirelli rende ben chiara l’idea che i due novelli sposini hanno consumato il matrimonio, inquadrando il sedere di Whiting e il seno della Hussey, mentre Luhrmann fa un riferimento velato alla cosa, mettendo i due protagonisti sotto le lenzuola mentre giocano tra loro.

I registi mettono in scena ciò che Shakespeare ha, intenzionalmente o meno, implicato attraverso le innumerevoli allusioni sessuali presenti nel testo.

 

Locandina Romeo e Giulietta
Locandina del film Romeo e Giulietta di Franco Zeffirelli

 

Quindi forse sì, la storia di Romeo e Giulietta non è poi così tanto una storia d’amore del tutto casta e pura.

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