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Sir Arthur Conan Doyle: il mito di Sherlock Holmes

Sherlock Holmes non è stato il primo investigatore della letteratura ma è colui che ha reso la figura del detective privato appetibile al grande pubblico. Quest’articolo vi condurrà, attraverso vicoli stretti, all’inseguimento di insospettabili omicidi, intrufolandosi in stanze chiuse con pareti insanguinate fino a giungere a destinazione: 221B di Baker Street.

Auguste Dupin il papà di Sherlock Holmes

Sherlock Holmes nasce dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle, brillante medico che nel sobborgo di Portsmouth scrive le prime avventure dell’investigatore più famoso di tutti i tempi. Autore non solo di gialli ma anche di romanzi d’avventura, storici, fantastici e di fantascienza, Doyle riconosce nella creazione di Sherlock l’influenza dello scrittore americano Edgar Allan Poe («Mi ricordi il Dupin di Edgar Allan Poe», citazione di Watson in Uno studio in rosso, primo libro in cui compare Sherlock Holmes del 1887,.

Il 20 Aprile 1841 Poe pubblica I delitti della Rue Morgue sul Graham Magazine (mensile composto da articoli, racconti e poesie) aprendo la strada alle detective story. Lo scrittore statunitense imposta lo schema tradizionale del giallo, del noir e del genere poliziesco mantenendo il suo stile di scrittura macabro, inquietante e oscuro. Il codice rigido di quest’ultimo prevede che il crimine sia posto al centro della narrazione e che il detective debba riuscire a sbrogliare la matassa di enigmi.

 

 

Edgar Allan Poe
Edgar Allan Poe, creatore del Cavalier Auguste Dupin

 

L’investigatore in questione è Monsieur Auguste Dupin, un gentleman parigino che trae piacere nell’aiutare la polizia, confrontandosi con i casi più efferati attraverso il metodo, la deduzione ma soprattutto l’intuizione. Una figura dalla mente brillante e acume soprannaturale, le cui avventure sono narrate dal buon amico collezionista di libri, non particolarmente acuto e anonimo, che rimane sempre stupito e affascinato dal raziocinio e il pensare fuori dagli schemi del suo eccentrico conoscente.

 

Le indagini di Auguste Dupin

Il personaggio di Dupin s’ispira al reale François-Eugène Vidocq (1775-1857), che, dopo aver passato anni in carcere per reati minori, aiutò come detective la polizia nazionale francese e divenne capo della police de sûreté (la prima agenzia investigativa privata). Quasi certamente Poe lesse, sul Burton’s Gentleman’s Magazine, nel 1828, un adattamento sulla vita di Vidocq dove compare un personaggio di nome Dupin.

Ne I delitti della Rue Morgue, Auguste Dupin dà prova delle sue capacità attraverso la semplice lettura di un articolo che riporta le dinamiche dell’omicidio brutale che vede coinvolte mamma e figlia, in una via immaginaria di Parigi. L’indagine si svolge intorno a un delitto compiuto in circostanze apparentemente impossibili: si tratta di un enigma della camera chiusa (il primo giallo a porte chiuse), ossia porta della stanza e finestre sbarrate dall’interno.

 

 

I delitti della Rue Morgue, E.A. Poe, 1841

 

Dupin seduto comodamente sulla sua poltrona, fumando la pipa, ragiona sui dettagli forniti dal resoconto sul quotidiano, si sofferma sulle parole usate nelle testimonianze, sulla descrizione dell’ambiente e dei corpi martoriati. Dice che il crimine non può essere giudicato in base al modo inadeguato con cui le indagini sono state condotte dalla polizia. Ottiene il permesso dal prefetto e si reca direttamente in Rue Morgue.

Dupin presta molta attenzione alla scena del crimine, dove tutto è ancora al suo posto. Applicando una serie di ragionamenti analitici, Dupin, riesce a risolvere l’enigma apparentemente impossibile che, il protagonista lo assicura, con un po’ di attenzione anche noi lettori saremmo potuti venirne a capo.

 

Edgar Allan Poe rende popolare le detective story

Le avventure del detective proseguono con Il mistero di Marie Rogêt, racconto del 1842, ispirato alla misteriosa e mai chiarita morte di Mary Cecelia Rogers, avvenuta nel 1941 a New York. Auguste Dupin qui suggerisce delle soluzioni possibili al caso senza però mai nominare l’assassino. La carriera del Cavalier Dupin si conclude con La lettera rubata, pubblicato sulla rivista The Chamber’s Journal nel 1845, nel quale Dupin consegna ai lettori un’importante morale e cioè che il miglior nascondiglio a volte è il più ovvio.

Edgar Allan Poe rende popolare il genere delle detective story (visibile in una proto-versione nei racconti popolari arabi, cinesi e parzialmente avviato dal tedesco E.T.A. Hoffman, con il racconto La Signorina de Scuderì, del 1819) e crea una figura di riferimento per Doyle e il suo Sherlock Holmes, così come per Hercule Poirot e Miss Marple (nati dalla penna di Agatha Christie), oppure per il modernissimo Batman apparso per la prima volta in Detective Comics.

 

Il mistero di Marie Roget, E.A. Poe, 1842

 

Sherlock, come i ragazzini che si sentono dire “sei tutto tuo padre”, non vede l’ora di discostarsi da quel modello che con fare altezzoso reputa scarso se paragonato a lui.

Sir Arthur Conan Doyle: i medici che segnarono la nascita di Sherlock Holmes

Arthur Conan Doyle nasce il 22 maggio 1859 a Edimburgo, da una famiglia benestante quanto disfunzionale. Suo padre, al tempo Charles Doyle, funzionario presso l’ufficio di collocamento della capitale scozzese, è un epilettico alcolizzato che termina i suoi giorni in manicomio. Presumibilmente, la condizione paterna lo spinge a intraprendere gli studi in medicina e chirurgia che terminano nel 1885.

Gli anni trascorsi come studente forniscono le basi per la creazione di un investigatore scientifico e razionale. Doyle basa il suo personaggio sul Dott. Joseph Bell, un insegnante di spicco della facoltà di medicina dell’Università di Edimburgo, particolarmente acuto e perspicace, che durante le sue lezioni stupisce i suoi studenti con elevate capacità deduttive basate su solidi principi scientifici.

 

Il dottor Joseph Bell

 

Il Dottor Bell è un maestro della deduzione diagnostica perché con la sola analisi visiva è in grado di rivelare le condizioni fisiche e i sintomi del paziente ancor prima che l’ammalato descriva le proprie pene (lo stesso Doyle, in Uno studio in rosso, ringrazierà il professore per essere stato una così preziosa fonte d’ispirazione). Bell sa inoltre riconoscere la professione di un uomo dal modo in cui cammina, se ha prestato servizio militare dal modo in cui porta il cappello, o dove vive dallo stato delle sue scarpe

Anche il Dottor Henry Littlejohn (pioniere nel campo emergente dell’investigazione forense e primo punto di riferimento per la polizia di Edimburgo in caso di morte sospetta) contribuisce alla caratterizzazione di Sherlock Holmes. Il chirurgo fornisce prova delle sue doti durante un processo, il caso Ardlamont, che sconvolge l’opinione pubblica, attanagliando la Gran Bretagna vittoriana, e che vede partecipe anche Joseph Bell.

Littlejohn, metodico e preciso, davanti ad una platea gremita di gente, espone l’analisi dettagliata delle prove raccolte post-mortem, lo stomaco squarciato della vittima, il cranio frantumato e l’orecchio fatto saltare in aria. L’impressionante capacità di deduzione del dottor Bell, chiamato per sostenere le affermazioni del suo collega, conferma quanto il medico Littlejohn ha ipotizzato, ossia che la vittima non è morta per un colpo accidentale alla testa durante una fatale battuta di caccia, ma è stata assassinata.

 

Il dottor Henry Littlejohn

 

Sir Arthur Conan Doyle, ha tutto ciò che serve per dare alla luce Sherlock Holmes, detective privato, carismatico e dall’intelligenza sopraffina.

 

La prima apparizione di Sherlock Holmes

Dopo l’università, Doyle si trasferisce a Londra e apre uno studio medico all’inizio poco frequentato. La lenta gavetta gli fornisce il tempo per dedicarsi alla scrittura. Il 21 novembre 1887 Doyle pubblica sul Beeton’s Christmas Annual il suo primo racconto con protagonista Sherlock Holmes. Uno studio in rosso inaugura il sodalizio tra il dottor Watson (ex militare tornato in Inghilterra a causa di un infortunio subito durante la seconda guerra afghana) e Sherlock Holmes (detective privato che l’ispettore Lestrade, capo della polizia di Londra, chiama in soccorso per decifrare i casi più complessi) che diventano coinquilini presso il 221B di Baker Street.

Uno studio in rosso vede al centro dell’indagine un omicidio. Dopo l’incontro iniziale tra Watson e Holmes, si passa alla scoperta del cadavere e in seguito allo smascheramento dell’assassino. Il corpo trovato in un edificio abbandonato è quello di un uomo, e dinanzi alla sua carcassa una scritta sul muro realizzata con il sangue: RACHE. L’enigma che porta la polizia a brancolare nel buio è svelato dall’acume del detective. Essenziali a portare avanti l’indagine le domande che Watson rivolge a Holmes e che permettono anche ai lettori di notare i dettagli importanti per la soluzione dell’enigma.

 

Uno studio in rosso, A.C. Doyle, 1887

 

L’intero racconto, così come tutte le altre avventure del duo, è narrato dal punto di vista di John Watson, costantemente strabiliato dall’intelletto e dalle capacità intuitive di Holmes. Watson è fondamentale per l’immedesimazione del lettore che assieme a lui si osserva il metodo d’indagine dell’abile detective.

Il primo racconto non raggiunge il successo sperato. È un inizio lento che subisce una svolta nel 1891: le avventure di Sherlock Holmes sono pubblicate, a puntate, sullo Strand Magazine e diventano un fenomeno globale. Arthur Conan Doyle si dedica completamente alla scrittura. Per quarant’anni scrive altri tre romanzi (Il segno dei quattro, Il mastino di Baskerville e La valle della paura) e cinquantasei racconti su Sherlock Holmes e il dottor Watson.

 

La popolarità uccide e resuscita Sherlock Holmes

I lettori amano Sherlock Holmes, un detective incredibilmente deduttivo quanto emotivamente distaccato, dall’umore bizzarro e l’occasionale pigrizia. Ne Il segno dei quattro Doyle spiega che questi cambi d’umore, già accennati in Uno studio in rosso, sono da ricondurre all’assunzione di un 7% di cocaina (va ricordato che nel 1890 è una droga nuova usata come anestetico locale e tonico per i nervi).

 

Il segno dei quattro, A.C. Doyle, 1890

 

Il detective è un profondo conoscitore delle arti, suona il violino, è abile negli sport e con il suo aspetto imponente trasmette sicurezza e fiducia a chi ha di fronte. Holmes è freddo, non sa interagire con gli esseri umani, è disinteressato all’amore e spesso cede ai pensieri ossessivi legati al lavoro, da cui fugge con la morfina. È proprio questo suo non essere perfetto che attira folle di ammiratori che lo eleggono a moderno eroe. Attraverso gli occhi del dottor Watson si apre uno spiraglio in cui si può scorgere un lato più umano del personaggio Holmes.

La crescente fama di Sherlock travolge il creatore, che sentendosi sopraffatto, nel non riuscire più a vivere se non in funzione dell’investigatore, decide di uccidere la sua creatura. Sherlock Holmes muore nel dicembre 1893 ne Il problema finale, per mano della mente criminale James Moriarty, sua nemesi.

Il romanzo inizia con Sherlock trafelato che racconta al suo coinquilino John Watson, di come sia scampato a tre tentativi di omicidio commissionati da Moriarty e dalla sua organizzazione criminosa. L’investigatore è da tempo sulle tracce dell’arcicriminale professore, responsabile degli ultimi efferati crimini commessi a Londra, ed è pronto a riferire tutto quello che ha scoperto alla polizia.

 

James Moriarty, genio del crimine

 

Quello stesso giorno riceve, al 221B di Baker Street la visita di Jim Moriarty che lo avverte di interrompere immediatamente le indagini su di lui. La visita del professore mette in allarme Sherlock, solo Moriarty può contrastare i suoi piani perché pari in intelligenza a lui. Holmes e Watson fuggono da Londra ma solo dopo aver consegnato alla polizia Moriarty e i suoi sgherri. Purtroppo però il professore è riuscito a scappare e raggiunge l’investigatore privato alle cascate di Reichenbach, in Svizzera. Sherlock allontana Watson in modo da essere solo nella lotta violenta contro Moriarty, in cui periscono entrambi.

Dopo la pubblicazione sullo Strand, il pubblico è indignato, cancella gli abbonamenti e gira per tutta Londra vestito a lutto. Il coinvolgimento emotivo dei lettori raggiunge picchi mai visti prima, la morte di Sherlock diventa un vero e proprio caso giornalistico, e la pressione dei suoi fan è sempre più opprimente per Doyle.

Nel 1903 lo scrittore riappare sullo Strand Magazine con una nuova avventura del duo Holmes e Watson. È con L’avventura della casa vuota (raccolta successivamente nel ciclo Il ritorno di Sherlock Holmes) che Holmes ritorna in vita e spiega ad un esterrefatto John come sia sopravvissuto allo scontro con Moriarty attraverso lo Baritstu (metodo di auto difesa nelle arti marziali, ideata dall’inglese Edward Wright tra il 1898 e il 1902).

 

Lo scontro tra Sherlock Holmes e James Moriarty alle cascate di Reichenbach, francobollo del 1993

Sulla scia di Sherlock Holmes

Sherlock Holmes è l’antenato di moltissimi personaggi della cultura pop. Con il suo fascino freddo e analitico ha ispirato la creazione di Ciel Phantomhive (manga/anime di Yana Toboso, Kuroshitsuji), Conan Edogawa (ovvero il giovane Shinichi Kudo nell’anime/manga di Gosho Aoyama Detective Conan), il vulcaniano Spock di Star Trek che ricalca l’abilità di osservare e analizzare di Holmes alle scienze, Dottor House medico chirurgo scorbutico che mostra tratti in comune con Holmes e Watson, nonché i numerosi film e telefilm tratti dai romanzi di Conan Doyle. Il telefilm Sherlock (2010-2017), con protagonisti Benedict Cumberbatch e Martin Freeman, ha riscosso enorme successo rendendo Sherlock e Watson una coppia capace di attirare l’attenzione di grandi e piccini.

 

In conclusione

Sherlock Holmes non è solo un personaggio letterario, ma una creatura che resiste allo scorrere del tempo, reso immortale non solo dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle ma anche dai lettori, che come il dottor Watson, si sono affezionati a questo stravagante figuro.

 

Sherlock Holmes, ritratto dall’illustratore Sidney Paget
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