Marvel Cinematic Universe: l’ineluttabile snap che ne ha cambiato le sorti

È iniziato e finito allo stesso modo, con una semplice frase che racchiude l’arco di trasformazione di uno dei supereroi più amati dal pubblico: “io sono Iron Man“. Poi, snap. Tutto ha iniziato a sgretolarsi, le storie a diramarsi e incrociarsi, i supereroi a indebolirsi e dimezzarsi. E quando si è tornati a popolare l’universo qualcosa si era inevitabilmente rotto, in noi tanto quanto in loro. Un destino ineluttabile, come Thanos.

Ma facciamo un salto indietro nel tempo… e attenzione agli spoiler!

 

La Saga dell’Infinito

Verso l’Infinito…

Nel 2008 il Marvel Cinematic Universe debutta con Iron Man puntando tutto su Robert Downey Jr. per volontà del regista Jon Favreau. Da quel momento, tassello dopo tassello, si è andata a comporre una delle saghe cinematografiche più ambiziose e di successo della storia del cinema che ha saputo portare sul grande schermo un universo vasto, complesso e interconnesso in grado di coinvolgere milioni di spettatori in tutto il mondo.

Attraverso ventidue film, la Saga dell’Infinito è stata una marcia trionfale grazie a trame epiche, supereroi conosciuti e sfaccettati, narrative intrecciate ma al tempo stesso accessibili a chiunque. Un arco narrativo composto da tre fasi e durato undici anni che ha fatto conoscere il mondo dei supereroi Marvel a tantissimi, ha contribuito a un’espansione dell’interesse pubblico verso i fumetti e ha costruito una solida base di fan affezionati che hanno visto crescere e cambiare i loro eroi preferiti, crescendo e cambiando insieme a loro.

 

…e snap

Nel 2019 la Saga dell’Infinito raggiunge il suo apice con Avengers: Endgame e l’ineluttabile destino del Marvel Cinematic Universe viene segnato proprio dalle stesse parole che ne avevano segnato l’inizio del successo. Ma questa volta, a dirle è un Iron Man stanco, provato e appesantito. La sua morte e la rinuncia di Capitan America hanno rappresentato la fine di un’era. Sulle loro spalle gravava tutto il peso dell’Infinito, erano i pilastri sui cui per undici anni il MCU aveva posto le fondamenta del proprio impero.

Thanos e il suo snap (o blip) sono diventati il simbolo di un antagonista che non si fermava a essere il classico cattivone di turno, dietro le sue azioni discutibili incarnava una visione filosofica connessa a distruzione e sacrificio, a morte e rinascita. Thanos non si è opposto agli Avengers per sadico desiderio di conquistare o distruggere il mondo, ma perché era convinto di essere nel giusto e tramite le sue azioni migliorare le condizioni di vita delle popolazioni dei pianeti che decimava.

 

snap di Tony Stark Marvel Cinematic Universe Saga dell'Infinito

 

Un limbo di sacrifici

Il tema del sacrificio è ricorrente: non solo Iron Man, Vedova Nera e Gamora, ma anche Visione, Wanda e lo stesso Thanos, tutti hanno sacrificato e si sono sacrificati per quello che loro pensavano essere il Bene supremo. È ciò che fanno gli eroi. È la cosa giusta da fare quando hai un grande potere dal quale derivano tante e grandi responsabilità. È l’unico modo in cui era giusto che finisse questo arco narrativo. Ma, per usare ancora una volta una citazione che racchiude il destino del Marvel Cinematic Universe:

Quanto ti è costato? – Tutto.

 

Dalle ceneri la rinascita?

Potremmo dire che il Marvel Cinematic Universe incarna la filosofia di Thanos. Molto è stato distrutto e dalle ceneri della Saga dell’Infinito nasce la Fase Quattro, una fase di limbo, di piccoli germogli che provano a fare capolino tra cenere e nevischio. Una decisione inevitabile e ineluttabile presa nella speranza di rialzare le sorti dell’universo. Una Fase che, però, si fa fatica a considerare vera e propria rinascita.

Abbiamo avuto un primo amaro assaggio di ceneri con Spider-Man: Far from Home, film di chiusura della Fase Tre, Black Widow, apripista della Fase Quattro, e con le prime produzioni Marvel Studios su Disney+, WandaVision, The Falcon and the Winter Soldier e Hawkeye. Questi primi ritorni ci hanno fatto male per tutti i giusti motivi, ci hanno mostrato il mondo dopo lo snap e abbiamo provato insieme ai nostri amati supereroi il senso di perdita, di assenza, di dover tornare in pista quando tanto era accaduto, tutta la frustrazione e la pesantezza di dover riprendere in mano il proprio destino. Solo che, dopo di loro, il Marvel Cinematic Universe ha iniziato ad andare in arresto cardiaco.

 

Dalla Saga dell’Infinito alla Saga del Multiverso

Con l’uscita della serie Loki nel 2021 e i successivi Spider-Man: No Way Home e Doctor Strange nel Multiverso della Follia, il Marvel Cinematic Universe ha iniziato a esplorare il multiverso. La transizione da una saga all’altra ha portato una serie di molti flop, pochissimi successi e molti prodotti mediocri che sono stati facilmente dimenticati e lasciati indietro dal pubblico. Il multiverso è sicuramente un’idea intrigante da esplorare, ma è anche una pericolosa arma a doppio taglio.

Loki ha rappresentato una delle serie più apprezzate grazie per lo più alla performance dell’amatissimo Tom Hiddleston che ha ripreso il suo ruolo. Con diversi difetti narrativi che sono stati oscurati dalla presenza scenica del protagonista, Loki ha esplorato il concetto di multiverso e realtà alternative più delle altre due storie di transizione, concentrandosi sulla costruzione di questo piuttosto che sui legami emotivi tra i personaggi. Nonostante gli alti e bassi, il suo finale è il degno coronamento del viaggio dell’antieroe e una bellissima resa scenica delle tante potenziali linee temporali che ci aspettano.

 

Saga del Multiverso Marvel Cinematic Universe

 

I pilastri della Saga del Multiverso

Nuovi supereroi poco incisivi

Il primo problema della Saga del Multiverso è il passaggio di testimone. Per undici anni abbiamo sofferto e tirato sospiri di sollievo con quei supereroi, ci siamo riconosciuti in loro, abbiamo tifato per loro. Poi improvvisamente ha iniziato a crollarci la terra sotto ai piedi, quei supereroi hanno iniziato a perdere importanza e ne sono stati introdotti di nuovi. Il problema in sé non è l’introduzione di nuovi supereroi, ma il modo in cui è stato fatto e la loro incapacità di sostenere l’inevitabile confronto con la vecchia guardia.

Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli e Moon Knight? Interessanti, ma che fine hanno fatto? Eternals? Un bellissimo film estetico e d’autore, ma non quello che il pubblico medio di cinecomic cerca in un prodotto di questo genere. Black Panther: Wakanda Forever purtroppo ha risentito della scomparsa di Chadwick Boseman e rimane uno stupendo addio e omaggio all’attore/eroe. She-Hulk: Attorney at Law ha fatto tornare indietro di qualche anno con una CGI non all’altezza degli altri prodotti, poca azione e poca incisività di un personaggio portato sullo schermo da un’attrice che poteva dare tanto di più. Ms. Marvel è stato un esperimento teen, Secret Invasion semplicemente una delusione.

 

Anche la vecchia guardia ha perso colore

Tra un supereroe nuovo e l’altro abbiamo continuato a seguire le storie di quelli storici. Ma eccezion fatta per Guardiani della Galassia Vol. 3, che è un piccolo barlume di speranza nella grigia Fase Cinque e va a chiudere egregiamente la trilogia dedicata a loro, tutti gli altri film sono stati incapaci di catturare davvero l’attenzione ed entrare nei nostri cuori. Doctor Strange nel Multiverso della Follia distrugge completamente tutto il percorso del personaggio di Wanda in WandaVision e Thor: Love and Thunder è la confusa parodia di se stesso.

Ant-Man and the Wasp: Quantumania ha tentato di preparare il terreno per uno degli antagonisti principali, Kang il Conquistatore, interpretato da Jonathan Majors, ma l’attore è stato escluso da ogni progetto futuro in seguito ad accuse di aggressione, lasciando quindi il MCU allo sbaraglio. The Marvels ha cercato di sfruttare la conoscenza del pubblico di Capitan Marvel per unirla con Monica Rambeau, conosciuta in WandaVision, e Ms. Marvel, ma anche questo film è risultato confuso e senza un solido arco narrativo.

 

Un Multiverso di serie a cui si fa fatica restare dietro

Il secondo problema della Saga del Multiverso è proprio il multiverso. Non solo quello che viene messo in scena, ma prima ancora quello che si prospetta al pubblico per restare aggiornato. Nel 2010 viene fondata la Marvel Television con l’obiettivo di espandere il franchise del MCU e dal 2012 vengono prodotte alcune serie che si legano agli eventi dei film ma le cui trame e personaggi non ricadono sulla linea cinematografica: Agents of S.H.I.E.L.D., Agent Carter, Daredevil, Jessica Jones, The Punisher e altre.

A partire dalla Fase Quattro, invece, le serie Marvel Studios pubblicate su Disney+ sono diventate parte integrante delle saghe insieme ai prodotti cinematografici. Questo ha contribuito a un sovraccarico narrativo che per lo più ha confuso e destabilizzato il pubblico il quale, ricordiamo, è composto anche da persone che hanno scoperto queste storie grazie al cinema e non ai fumetti, che possono non essere abituate a tenere traccia di universi espansi e varianti e non sono tenute a esserlo. Seguire queste saghe deve restare un passatempo, non può essere percepito come un lavoro.

 

Marvel Cinematic Universe Daredevil Matt Marduck Serie TV

 

Il Marvel Cinematic Universe in crisi?

Il prima e il dopo lo snap di Thanos

Se la Saga dell’Infinito era incentrata su una singola linea temporale e la lotta contro una minaccia unificata, la Saga del Multiverso ha un approccio frammentato e complesso, dove si intrecciano realtà alternative e versioni multiple degli stessi personaggi. La continua espansione del multiverso sta generando confusione, anche a causa di storie che sono ben distanti dalla struttura coesa che ha caratterizzato le fasi precedenti.

Il multiverso ha introdotto un livello di complessità che sembra essersi rivelato difficile da seguire, tanto dalle produzioni quanto dagli spettatori. Le nuove narrazioni risultano frammentate, incerte, senza un obiettivo comune. A differenza della Saga dell’Infinito, che è riuscita a gestire la costruzione di un arco narrativo lungo undici anni, la nuova saga procede a velocità più rapida, ma senza una chiara direzione e diluendo le storie, tanto a livello contenutistico quanto di qualità.

 

Cosa non sta funzionando?

Il Marvel Cinematic Universe ha perso la sua bussola. Prima i personaggi risultavano caratterizzati in modo approfondito, ognuno aveva le proprie particolarità, le proprie forze e le proprie debolezze, erano in grado tanto di tenere il peso di un film in solitaria quanto di incastrarsi bene in un gruppo mantenendo la propria identità. È vero, avevamo poca rappresentazione al di fuori dei classici supereroi maschi, etero e caucasici, ma è altrettanto vero che se non si sanno scrivere in modo coerente e verosimile personaggi che rientrano nelle cosiddette minoranze, forse è meglio attenersi a quel che si conosce meglio.

Parlando a livello di scrittura creativa, una caratterizzazione approfondita dei personaggi riesce a reggere abbastanza bene un worldbuilding claudicante e caotico. Il motivo è semplicissimo: siamo umani, cerchiamo in primis storie che parlino di persone e sappiano trasmettere emozioni, che esse siano di adrenalina o interiorizzazione non importa. E sempre a causa della nostra umanità e di abitudini comunicative che fanno ormai parte del nostro bagaglio culturale abbiamo difficoltà a mantenere l’attenzione e l’interesse a storie non lineari. Non mi sto riferendo alla possibilità di avere tante storyline contemporanee, ma alla mancanza di un filo comune che le leghi tutte e al loro corretto sviluppo narrativo volto a non farci disorientare. Cosa che, invece, sta facendo la Saga del Multiverso.

 

Il furbo effetto nostalgia

Tra i maggiori successi della Saga del Multiverso compaiono Spider-Man: No Way Home e Deadpool e Wolverine. Non a caso, sono i due film in cui su tutto vince l’effetto nostalgia. Il primo fa da ponte per il multiverso e unisce tutti e tre i Peter Parker (Tobey Maguire dei primi anni 2000, Andrew Garfield degli anni ’10 e Tom Holland) e i relativi antagonisti. Il secondo ha conquistato i cuori dei nerd e della generazione cresciuta con gli X-Men e con la Torcia Umana interpretata da Chris Evans.

Nel tentativo di unire tutte le narrazioni passate e farle rientrare nel multiverso, il Marvel Cinematic Universe ha puntato sull’effetto nostalgia per salvarsi dalla crisi, ma sul lungo termine è una tecnica destinata a stancare. Il rischio rimane quello di perdere il legame emotivo con storie e personaggi presenti e futuri, e ripescare da successi passati per ovviare al problema non basta. Se la Marvel non riuscirà a recuperare la qualità persa dopo lo snap e a focalizzarsi su quelle narrazioni umane che hanno contribuito al successo della Saga dell’Infinito, il sacrificio di Tony Stark sarà stato inutile.

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