Ci sono ricordi legati ai film che rimangono indelebili nella memoria. Oggi vogliamo raccontare un ricordo legato alla prima visione di Canto di Natale di Topolino. Un’esperienza che ha rappresentato un vero e proprio trauma di quelli che non si scordano.
Il Canto di Natale di Topolino
Canto di Natale di Topolino è un cortometraggio Disney del 1983 diretto da Burny Mattinson, ed è considerato uno dei migliori adattamenti dell’opera di Charles Dickens. In soli 26 minuti viene narrata una storia perfettamente bilanciata e in grado di valorizzare al massimo il materiale originale. Questa versione vanta una candidatura ai premi Oscar del 1984 come miglior cortometraggio d’animazione. Il film è diventato nel corso degli anni una visione irrinunciabile durante le feste natalizie.
Nei panni del protagonista Ebenezer Scrooge non poteva che esserci Zio Paperone. Il personaggio nato dalla creatività di Carl Barks debuttò nel 1947 con una storia ambientata proprio nel periodo natalizio, intitolata Il Natale di Paperino sul Monte Orso. In questa storia traspare tutto l’odio di Paperone per le feste natalizie ma come in tutte le storie, alla fine anche nel più duro dei cuori qualcosa cambierà… Non tutti però sanno che Barks per la creazione del celebre papero miliardario si ispirò proprio a Ebenezer Scrooge; i due personaggi presentano diversi punti in comune, uno su tutti la passione per il denaro. Questo legame è esplicitato ancor di più dal nome originale di Paperone, ovvero Scrooge McDuck.
Canto di Natale di Topolino ripropone in maniera fedele la trama originale, in cui il fantasma dell’avido ex-socio di Scrooge – Jacob Marley (Pippo), morto anni prima – gli fa visita durante la notte della vigilia di Natale. Marley cerca di metterlo in guardia sul suo comportamento, poiché se continuerà su questa strada farà la sua stessa fine. Successivamente Scrooge farà conoscenza con i tre fantasmi che rappresentano il Passato (Grillo Parlante), il Presente (Willie il gigante) e il Futuro (Pietro Gambadilegno).
C’era una volta a Natale…
Era un comune giorno di Dicembre del lontano anno 2000, il Natale era alle porte e gli alunni di una classe di seconda media attendevano trepidamente le agognate vacanze delle festività. L’insegnante di italiano annunciò che avremmo visto un film, Canto di Natale di Topolino, ad una classe divisa tra chi era contento (ragazze) e chi invece, come il sottoscritto, era deluso perché si aspettava di vedere qualche tamarro film d’azione (ragazzi). Prima della visione del film si tenne la classica introduzione sull’opera di Dickens.
Nonostante le animazioni degne di nota i primi minuti del film passano abbastanza in sordina e l’attenzione è ancora bassa. Il chiacchiericcio della classe viene interrotto dalle urla dell’insegnante. Arriviamo al punto di svolta della storia, con il fantasma del Natale presente che mostra a Scrooge la situazione familiare del suo impiegato Bob Cratchit (Topolino). A un certo punto il brusio nella stanza si fa meno intenso perché entra in scena lui.
Stiamo parlando ovviamente del piccolo Timmy, il figlio di Cratchit, che fa il suo ingresso camminando con la stampella. Si scopre subito dopo che è gravemente malato e ha bisogno di cure. Lì arriva il primo colpo al cuore, e mentre Scrooge diventa ansioso di sapere cosa succederà al piccolo, si comincia a presagire quello che arriverà dopo. Così sul tuo viso comincia a trasparire un po’ di emozione, ma cerchi di non farlo notare agli altri. Si continua come se niente fosse, ma la batosta ormai l’hai presa, la tristezza ha preso il sopravvento.
Mentre stai cercando di riprenderti dallo shock precedente sai già ché qualcosa di peggio sta per arrivare. Il fantasma del Natale futuro mostra a Scrooge il terrificante futuro che lo attende se non cambierà il suo atteggiamento prima che sia troppo tardi: vediamo la visione del funerale del piccolo Timmy, con papà Cratchit straziato che stringe quella stampella, e a quel punto la tragedia è ormai completa; cerchi, senza riuscirci, di mantenere un atteggiamento freddo e distaccato. A quel punto non c’è più niente da fare e alla fine scoppi in lacrime consumando un fazzoletto dietro l’altro, come tutti gli altri cuor di leone compagni di classe.
Epilogo
Alla fine Scrooge riesce a redimersi cambiando la sua vita e quella delle persone a lui vicine. Il piccolo Timmy sopravvive, le luci si accendono nella stanza e ti senti sollevato. La storia finisce qui, il trauma però non passerà mai definitivamente, questo è certo!